
Guida alla visita di Paestum, dall’area archeologica al museo. Come, dove e soprattutto perché.
L’area archeologica di Paestum è uno dei pezzi forti di una visita del Cilento. Non importa in quale stagione ci capitiate, vale sicuramente di più di mezza giornata in spiaggia.
Cominciamo.
Paestum è stata per molto tempo il modello dell’architettura greca più facilmente raggiungibile dal centro Europa. Fino al settecento infatti la viabilità era ben lontana da quella odierna. Spingersi fino a siti come Agrigento era tutt’altro che facile. Oltretutto questi luoghi erano caduti nell’oblio e solo i letterati e gli storici ne erano a conoscenza.
L’area archeologica è famosa ed ha risentito della modellazione del territorio conseguente a un elevato flusso turistico. Tutt’intorno la civiltà ha circondato l’antico centro, fino quasi a soffocarlo. Bar, ristoranti e negozi si sono spinti fino all’interno delle antiche mura, riducendone il fascino. Ciononostante, la visita di Paestum resta comunque assolutamente da non perdere, ma soprattutto da non improvvisare o fare di corsa, senza nemmeno sapere cosa si va a vedere.
Cenni storici.
L’area del sito archeologico era abitata fin dal neolitico, ma l’epoca che ha prodotto le splendide realizzazioni che oggi possiamo ammirare è da farsi risalire fra il IV° e il VI° secolo a. C. Probabilmente una prima fortificazione fu realizzata nel secolo precedente, ma doveva trattarsi di pochi singoli edifici, prevalentmente di tipo militare.
Il primo nome della città della Magna Grecia fu Poseidonia, che poi i Lucani chiamarono Paistom e i romani Paestum. A partire dal V° secolo a. C. cominciò un progressivo passaggio di controllo dai greci agli italici. Fu coinvolta tutta l’area di Paestum e dintorni, compresa Neapolis (l’attuale Napoli).
Con l’espansione del potere di Roma, anche Paestum passò sotto il controllo di questa, anche se inizialmente si trattò di un accordo di collaborazione e aiuto reciproco. Infatti Paestum e la vicina Velia ricoprirono ruoli impostanti durante le Guerre Puniche, in particolare nella Prima.
Durante l’epoca romana la città si arricchì del Foro, che sosituì l’Agorà greca, dell’Anfiteatro e di altri edifici che romanizzarono l’aspetto dell’antico centro greco. Presumibilmente è di quel periodo l’aspetto urbanistico che è giunto fino a oggi, anche se questo rappresenta solo una parte di quello originale.
Il declino.
Nei secoli successivi la città fu vittima di un processo di impaludimento di tutta l’area, dovuta all’interramento della foce del fiume Salso. Gli abitanti cercarono di rialzare strade e soglie delle case, ma dovettero progressivamente ritirarsi sulle aree a quota maggiore. Inoltre le strade romane comportarono lo scavalcamento della città, che uscì dalle vie del commercio. L’insabbiamento del porto si aggiunse a questi problemi e portò al declino della città.
In epoca medievale subì diversi saccheggi. Furono depredate molte delle opere d’arte e delle pregiate parti in marmo presenti, finché fu definitivamente abbandonata e dimenticata. La riscoperta della città avvenne nel Rinascimento e proseguì nel settecento. In quell’epoca divenne meta di intellettuali e benestanti, in cerca di siti dove ammirare le opere delle antiche civiltà.
Con la realizzazione della prima importante arteria stradale della zona, si decise di passare molto vicini all’area archeologica, per poterla meglio ammirare. Gli scavi successivi mostrarono che l’arteria tagliava in due il sito e lo stesso anfiteatro, che infatti è visibile per metà, proprio a ridosso del nastro asfaltato.
La cinta muraria e le strade.
Paestum è circondata da una cinta muraria in buona parte ben conservata. Il perimetro è irregolare, ma ben orientato secondo gli assi cardinali. Le porte seguono la stessa logica e sono presenti al centro dei quattro lati. Quella a nord fu purtroppo demolita per realizzare l’arteria stradale moderna.

La parte con i principali edifici pubblici è la metà est, mentre nell’altra metà è presente il quartiere abitativo. In mezzo passa l’antica strada, detta via Sacra, tutt’oggi ben conservata. La pavimentazione è quella classica romana, con ciottoli accostati. Percorrerla costituisce uno dei momenti più suggestivi della visita di Paestum.
I monumenti.
Diversi monumenti dell’area archeologica di Paestum sono ben conservati e si possono ammirare pressoché completi. Mancano ovviamente le coperture, troppo labili per il lungo tempo trascorso. Vediamo i principali manufatti presenti. Tenete presente che se parteciperete a una visita guidata, sarà la vostra guida a indicarvi il percorso migliore. Se invece farete da soli, vi indicherò il percorso che ritengo ottimale.
Tempio di Nettuno.
Il maestoso Tempio di Nettuno è spesso il primo coinvolgente momento della visita di Paestum. Lo si incontra appena entrati nel parco. Non passateci davanti in fretta, o ne perderete buona parte del fascino. Il monumento è uno dei meglio conservati, forse quello in migliori condizioni. Non si sa a chi fosse dedicato. I saccheggi hanno comportato l’asportazione della statua con le sembianze della divinità alla quale era dedicato.

Cercate di immaginarvi l’enorme statua, posta dietro la cella, rivolta verso l’ingresso del tempio. Guardate l’altezza della soglia, decisamente non “umana”. Si pensa che questa altezza sia stata scelta per renderla adeguata alla divinità padrona di casa e non ai comuni mortali che la visitavano.
Il Tempio di Hera (Basilica).
Secondo monumento per imponenza e grado di conservazione è il Tempio di Hera, comunemente chiamato Basilica. La sua vicinanza con il Tempio di Nettuno rende l’inizio del percorso di visita subito emozionante e coinvolgente. Che fosse dedicato a Hera è solo presunto perché, anche in questo caso, tutto quanto era contenuto all’interno è stato depredato.

Si presenta come più antico del precedente, come si evince dai capitelli più appiattiti rispetto al Tempio di Nettuno. Anche la geometria con una fila di colonne sotto il colmo della copertura, ne identifica una maggiore età (metà del VI° secolo a. C.). Nelle epoche successive infatti si è passati alla cella con tre navate, probabilmente per valorizzare maggiormente quella centrale. A proposito, per “cella” si intende la parte centrale, il cuore del tempio, mentre il colonnato perimetrale costituisce la “peristasi”.
Da un punto di vista puramente visivo, il Tempio di Nettuno riempie maggiormente la vista. A rendere la sagoma di maggior effetto è probabilmente la maggiore completezza delle parti perimetrali della copertura. Soprattutto quella frontale risulta sempre quella più efficace per fornire la classica immagine del tempio dell’antica Grecia. La Basilica è invece più spoglia e riesce meno a far immaginare l’originario aspetto.
I Quartieri abitativi.
Dopo aver girato intorno alla Basilica, si passa vicino alla cinta muraria e si arriva alla centrale via Sacra. Della porta sud non resta molto, ma il tracciato della strada è ben visibile. Dalla parte opposta della strada troviamo i quartieri abitativi.
L’insieme degli edifici residenziali è solo una parte di quelli originari. Come detto, il nucleo abitato fu contretto a ridursi e indietreggiare per adattarsi alla maggiore padulosità dell’area. Il progressivo interramento della foce del fiume, ostacolava infatti il deflusso delle acque, rendendo il suolo sempre più umido. Quello che è visibile consente comunque di comprendere le antiche geometrie, i metodi costruttivi, fino alle abitudini degli antichi abitanti.
La visita di Paestum non ha senso senza gironzolare fra i muri e le stradine interne. Immaginatevi la vita in quei luoghi. Mettetevi nei panni di chi si recava dove si faceva il pane, per poi entrare in un negozio. Documentarsi è fondamentale, ma è solo guardando di persona che si riesce a comprendere come viveva questa gente.
Il Foro.
Arrivati alla parte centrale dell’area archologica, fermatevi a visitare il Foro, o meglio l’area che lo comprende. Questa è la parte più romanizzata della città, dove troviamo gli edifici tipici della romanità. Vi troviamo: la piazza circondata da botteghe e palazzi pubblici, il Macellum, ovvero il mercato coperto, il Tempio della Pace, l Comitium, la Basilica e infine l’Anfiteatro.
Il Foro, ovvero la piazza centrale, è tipica della romanità e rappresentava il punto di ritrovo, nel cuore della città. Costituiva anche il centro religioso, commerciale, amministrativo e soprattutto culturale della comunità. Fra gli edifici presenti si trova iIl Macellum, che era il luogo dove si poteva trovare di tutto, quasi come nei moderni centri commerciali.
Tempio della Pace.
Questo è dedicato alla divinità “Mens Bona“, ovvero la personificazione della “buona memoria”. Questo era il luogo di culto delle classi umili, soprattutto gli ex schiavi che appunto ricordavano il passato da servi e pregavano per un futuro migliore.

Comitium.
Originariamente era il luogo di riunione dei cittadini e di elezione dei magistrati. Successivamente perse le sue funzioni originali e fu in parte tagliato per favorire altri edifici, fra i quali l’adiacente Tempio della Pace. Lo si trova vicino all’Anfiteatro.
Anfiteatro.
Edificio del I° secolo a. C., risulta per metà ancora coperto dalla ex strada statale 18, che taglia in due l’area archeologica. Non ha certo le dimensioni di quello della capitale dell’impero, ma vi si svolgevano le medesime attività.
Basilica.
La Basilica romana, da non confondersi con il tempio di Hera, era la sede dei processi, delle aste e altre attività connesse con gli aspetti legali.
La realizzazione della strada risale ai secoli scorsi, quando l’area archeologica emersa era più ristretta. Tuttavia è mia opinione che si sia trattato di un grave errore realizzare una strada nel bel mezzo di un sito di questa importanza. Ma la cosa inaccettabile è che non si sia rimediato in epoca più recente. Il discorso è sempre lo stesso, ovvero ingenti capitali sprecati e carenza di fondi per recuperare gioielli come questo. Sarebbe come se il Colosseo fosse lasciato per metà sotto un’autostrada.
L’Heroon.
Proseguendo verso nord troverete l’Heroon, che dovrebbe essere la tomba di un personaggio importante per la città, probabilmente il suo fondatore. Per la verità si tratta di un luogo di sepoltura simbolico, perché non vi sono stati trovati resti umani. Sono stati invece rinvenuti numerosi reperti, probabilmente a simboleggiare un corredo del defunto. Oggi possiamo vedere solo un recinto rettangolare con il piccolo edificio al centro, con copertura a doppio spiovente. Originariamente la camera centrale era ricoperta da un tumulo di terra.
L’Ekklesiasterion.

Altro edificio risalente al periodo greco è l’Ekklesisiasterion, era il luogo dove gli abitanti si riunivano in assemblea e si votavano le leggi e si eleggecvano i magistrati. Sembra piccolo, ma poteva contenere oltre un migliaio di persone. La forma è circolare e le gradinate sono scavate direttamente nella roccia. Forse era recintato. Oggi purtroppo è a ridosso della strada asfaltata che ne riduce il fascino. Con l’avvento dell’epoca romana l’Ekklesisiasterion e l’Heroon furono ignorati, per trasferire le attività tipiche del centro cittadino al Foro e agli edifici adiacenti.
Tempio di Atena.
Arrivati all’estremità nord dell’area archeologica, la visita di Paestum si conclude con l’ultimo gioiello dell’antico insediamento greco, ovvero il Tempio di Atena. L’edificio è stato costruito dopo la Basilica e prima del Tempio di Nettuno. Il materiale utilizzato è la pietra arenaria locale e non il marmo come quest’ultimo. Lo stile non è dorico puro, ma vi sono anche colonne in stile ionico. Nel museo sono esposte alcuni esempi delle teste leonine, dalle cui bocche fuoriuscivano le acque meteoriche raccolte dalla copertura.

Il tempio si trova nel punto con quota maggiore di tutta l’area e la cosa difficilmente è da ritenersi casuale. Ancora oggi si presenta in posizione privilegiata (vedi foto di testa dell’articolo), senza altri edifici intorno, se non l’altare. Questo poggia sulla roccia originaria del sito, mentre dall’altro lato il terreno è stato rialzato. In particolare è presente un basamento di pietra, che costituisce la base del tempio.
Il Museo Archeologico.
Dopo il Tempio di Atena troverete l’uscita dall’area archeologica. Lì vicino, dall’altra parte della strada, c’è il Museo Archeologico Nazionale. L’ingresso avviene con il medesimo biglietto ed è una tappa da non saltare assolutamente. Vi troverete numerosi reperti rinvenuti a Paestum e dintorni.
All’interno del museo non è consentito fotografare, per cui non posso mostrarvi nulla. Vi anticipo però che troverete i bellissimi affreschi ritrovati in alcune tombe, fra le quali la famosa Tomba del Tuffatore. La particolarità di questa sta sia nell’essere un raro esempio di pittura greca, sia nel tema, anch’esso raro, di un giovane che si tuffa, da cui il nome.
Altro aspetto notevole è l’integrità del manufatto, ritrovato intatto, al punto che non vi era penetrata terra all’interno. Le pareti della tomba sono interamente stuccate e affrescate, in ottimo stato di conservazione, tutte in travertino locale.
In generale durante la visita si ripercorre la storia dell’importante insediamento greco di Poseidonia e della sua traformazione in città lucana prima, e romana successivamente. Il ricchissimo patrimonio nazionale non gli consente di competere con i più importanti musei italiani. Tuttavia quello di Paestum richiama circa mezzo milione di visitatori ogni anno.
Vicino al museo, non dimenticate di fermarvi a visitare l’antica Basilica Paleocristiana della Santa Annunziata. Come molti edifici, pubblici e privati, si trova all’interno del sito archeologico di Paestum. Risale agli inizi del V° secolo d. C. ed è caratterizzata dalle diverse architetture che si sono succedute, da quella pagana, a quella bizantina.
L’edificio ha subito diversi crolli e ricostruzioni, abbandoni e recuperi. Devastato dalle invasioni barbariche e dall’occupazione saracena, è stata recuperato con la realizzazione dell’attuale facciata settecentesca.
Pianificare la visita.
La visita di Paestum non è da improvvisare all’ultimo momento. La bellezza e l’importanza del sito, patrimonio dell’umanità, va pianificata preventivamente. Come poche altre volte mi sento di raccomandarvi il ricorso a una visita guidata. Ve ne sono diverse a seconda delle vostre esigenze. Un’ottima soluzione è una Visita Guidata Privata, che prevede una guida solo per voi. In due ore potrete apprezzare in pieno questo gioiello dell’archeologia.
Se siete alloggiati in una località balneare del Cilento, vi sono visite guidate in piccoli gruppi che prevedono il vostro prelievo nelle principali di queste località.
Parcheggi e biglietterie.
Se la vostra visita di Paestum prevede l’arrivo all’area archeologica in auto, potete lasciare il mezzo in un paio di parcheggi vicino all’estremità nord del sito archeologico. Vi troverete anche diversi locali di ristoro, oltre ai soliti negozi di souvenir. Più a nord è presente il centro abitato, con tutti i servizi.
L’ingresso e le biglietterie si trovano negli edifici che si trovano nella parte sud dell’area archeologica, affacciati sulla strada che taglia a metà il sito. Il museo è invece vicino all’estremita nord e si trova dall’altra parte della strada. Non potete andarci senza il biglietto, acquistato all’ingresso dell’area archeologica.
Consigli finali.
Al solito, vi consiglio di evitare i periodi di massimo afflusso turistico. Con meno gente tutto risulterà più comodo, compreso il parcheggio ed eviterete le alte temperature estive.
Nel prezzo del biglietto è inclusa la visita del sito di Velia, circa 50 km a sud di Paestum.
Se non volete utilizzare una visita guidata, non arrivate senza esservi preventivamente documentati su cosa andate a vedere. Vi perdereste l’essenza della visita. Un’ottima fonte è ovviamente questo articolo oppure, per informazioni generali, potete visitare il sito ufficiale del parco. Mi permetto di ribadire che la visita guidata in questo caso resta di gran lunga la scelta più intelligente.
Riguardo al territorio circostante, mi scappa di ribadire quello che ho già scritto parlando dei Borghi abbandonati del Cilento. Penso che l’area fra Campania, Basilicata e Calabria sia una dei territori italiani meglio rimasti ancorati ai valori tradizionali. Un pezzo di quell’Italia vera che non è solo monumenti, ma anche gente e cibo come sono sempre stati.
Un’altro luogo, fra i tanti che ci sono in Italia, per il quale si potrebbero dire le stesse cose è Orvieto, dove di storia, tradizioni e cosa da vedere ce ne sono più di quanto si pensi.
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