
Una soluzione di viaggio in Egitto (quasi) fai da te che consente di visitare tutte le attrazioni più famose, con un eccellente rapporto qualità/prezzo.
Sull’Egitto non c’è molto da dire. Tutti conoscono i suoi tesori e la sua storia. Vi descriverò una soluzione che potete attuare facilmente da soli, ma con i vantaggi del “tutto compreso”. Ne otterrete un viaggio in Egitto che a mio avviso sarà assai difficile da superare nel rapporto qualità prezzo. Un programma che in otto giorni vi farà visitare tutto ciò che di più famoso è presente in questo paese, vero e proprio scrigno di storia e gioielli archeologici.
Una soluzione di viaggio in Egitto che io stesso ho provato, per verificare se corrisponde alle attese. Se vi interessa l’Egitto, leggete quanto segue e penso proprio che vi verrà voglia di partire. Alla fine troverete anche l’indicazione di possibili varianti per personalizzare ancora di più il vostro viaggio in Egitto. Quanto descritto è relativo a un programma di otto giorni.
Cominciamo.
Un viaggio in Egitto non può essere fatto con il classico fai da te, ovvero muovendosi in completa autonomia. Questo non è un paese dove si può andare in giro da soli. Troppi sono i problemi a cui si andrebbe incontro e soprattutto non ne vale assolutamente la pena. Per maggiori informazioni su questo aspetto vi consiglio di leggere il mio articolo Viaggiare in Egitto. Guida e consigli pratici.
Il motto di questo blog è “Programma tu il tuo viaggio“. Ma programmare non vuol dire fare sempre e comunque da soli. Significa invece prevedere quello che si andrà a trovare in termini di difficoltà, impedimenti, costi e così via. Conseguentemente ci sono paesi dove il completo fai da te non è possibile, o non è consigliabile. L’Egitto è uno di questi, a meno di essere nati e cresciuti lì. Proprio per questo ritengo che la combinazione che vi propongo sia la soluzione ottimale. Questa prevede l’acquisto in proprio dei voli per Il Cairo e l’acquisto di un pacchetto “tutto compreso” per il resto. Sarà come il classico pacchetto acquistato in agenzia, ma senza sopportarne i relativi costi.
Viaggio in Egitto – Il Cairo.
Nella città de Il Cairo sono previste tre notti, per avere due giornate piene per le attività previste in città e nelle immediate vicinanze. I trattamenti alberghieri, la guida e gli altri aspetti logistici saranno trattati alla fine. Adesso vediamo le cose da fare e da vedere.
Giza.
Imprescindibile tappa di un viaggio in Egitto è la visita delle piramidi di Giza. Trattandosi di monumenti fra i più famosi del mondo, mi concentrerò alla descrizione degli aspetti pratici e di quelli non noti a tutti. Le piramidi sono tre: Cheope, Chefren e Micerino, che si sono succeduti nella linea dinastica. Va detto subito che i nomi possono essere scritti anche in altre maniere, sia per una questione di lingua, sia perché sono traslitterazioni dei Geroglifici Egizi, con tutte le difficoltà interpretative che ne derivano. Quelle visitabili sono le due maggiori: Cheope e Chefren. Cominciamo dalla prima.
Piramide di Cheope.
La maggiore, considerata la settima meraviglia dell’antichità, nonché l’unica ancora sopravvisuta al tempo, è veramente imponente e misteriosa. Imprescindibile attrazione di un viaggio in Egitto. All’interno della piramide sono presenti una serie di cunicoli, condotti e camere che nessuno è mai riuscito a spiegare. Le ipotesi sono molte, ma nessuna ha realmente senso. La verità è che semplicemente non sappiamo a cosa servissero.

Gli ingressi all’interno della piramide sono due. Il primo (superiore e a sinistra nella foto) è quello originario, che però fu sigillato durante la costruzione e non se ne conosceva l’esistenza fino a quando si penetrò in profondità creando un cunicolo irregolare, ottenuto demolendo il materiale costituente la struttura. L’operazione fu compiuta nell’820 d.c., per volontà del Califfo Al-Ma’mun, che sperava di trovarvi un grande tesoro, di cui si vociferava. Questo secondo ingresso (leggermente più in basso e a destra nella foto) è quello utilizzato per entrare.
Gli operai del califfo ebbero la fortuna di imboccare una direzione solo di poco decentrata rispetto a quella originaria. Percepirono la presenza di questa e la raggiunsero. Arrivarono proprio nel punto dove il cunicolo originario si divide fra il tratto discendnete quello ascendente. Il primo scende in una camera piuttosto grezza, ricavata nel suolo originario, sotto la piramide. Il secondo sale fino alla Grande Galleria.
La Camera della Regina.
In quel punto il condotto ascendente è sigillato da tre grossi blocchi di granito, ma gli operai li aggirarono rompendo le più tenere rocce calcaree che cosituiscono il 97% della struttura della piramide. All’inizio della Grande Galleria parte anche il cunicolo che porta alla cosiddetta Camera della Regina. Il nome deriva solo dalle sue geometrie con soffitto a capanna, tipiche appunto dei locali delle regine dell’epoca. Questa è l’unica camera collocata esattamente sotto la verticale per il vertice della piramide. Purtroppo di solito è chiusa al pubblico.
La Camera del Re.
Alla fine della imponente Grande Galleria, proprio sopra la Camera della Regina, troviamo un nuovo cunicolo che porta alla cosiddetta Camera del Re. Anche questo nome è puramente convenzionale, per indicare che è più grande della precedente. Questa camera, anche se sembra più importante dell’altra, non è sotto la verticale del vertice e è caratterizzata da una sovra struttura a camere sovrapposte della quale nessuno ha saputo spiegare lo scopo in maniera convincente.
Questa camera è rettangolare in pianta e presenta il soffitto piano, contrariamente all’altra. Sia le pareti che il soffitto sono in blocchi di granito, perfettamente levigati e accoppiati. Nella camera, in posizione decentrata, è presente una specie di sarcofago in granito rosa, che non fa pensare a quelli contenenti le mummie dei faraoni, trovati nella Valle dei Re.
Altri elementi.
Nelle pareti del cunicolo ci sono delle scanalature, che fanno pensare che fossero presenti delle paratoie in pietra per sigillare lo stesso. Vi sono poi altri cunicoli e condotti, uno più inspiegabile dell’altro.
La visita.
Per entrare nella piramide serve ovviamente un biglietto, che si acquista in loco. Di questo, come di quasi tutto, si occupano le guide. Il percorso è in salita, ma non è significativamente impegnativo per chi è in normali condizioni di salute. I fastidi sono due. Il primo è la grande umidità che si trova all’interno e che vi farà fare una bella sudata, anche se siete ben allenati. D’altronde c’è sempre molta gente e gli spazi sono ristretti. Anche il ventilatore installato, fa ben poco, ammesso che sia in funzione. Il secondo è il percorso in salita non presenta gradini, ma solo una tavola con traverse ferma piede. Funziona, ma scivolare è facile.
All’interno della piramide si può portare solo uno smartphone e solo con questo si può fotografare e fare riprese. La mia Nikon è rimasta fuori nelle mani della guida. Gli ambienti sono poco illuminati e la calca è infernale.
Misteri della piramide di Cheope.
Le piramidi di Giza hanno da sempre stuzzicato autori ed editori. Dei suoi misteri trattano un numero enorme di libri, video, articoli e altro. Le teorie sono innumerevoli e regolarmente c’è chi annuncia di aver chiarito tutto, ma la verità e che nessuno ha mai presentato argomentazioni convincenti sulle geometrie di questo antico monumento. La questione mi ha da sempre appassionato ed ho letto e visto molto, ma non è questa la sede per entrare nel dettaglio. Mi limiterò ad elencare i principali aspetti inspiegati della Piramide di Cheope.
- I decori e le dotazioni non sono quelli tipici delle tombe. Tutte le tombe reali della Valle dei Re sono decorate con bellissimi bassorilievi dipinti, mentre qui è tutto spoglio. I sarcofaghi sono bellissimi e sontuosamente decorati e scolpiti, mentre quello presente qui è spoglio e grezzo. Per quanto possa essere stato depredato, almeno un piccolo resto dei tesori e delle dotazioni che si trovano nelle tombe doveva essere rinvenuto, ma non ve n’è traccia.
- I volumi interni non presentano la logica delle tombe. Tutto il complesso di cunicoli e camere, sopra solo sommariamente descritto, non ha alcun senso, se si tratta di una tomba. La teoria che spiega la presenza di tre camere come diversivo per i ladri non regge. La camera da proteggere avrebbe dovuto essere nascosta, mentre tutti i cunicoli, anche quando sigillati, sono facilmente individuabili.
- All’interno non è stato trovato nemmeno il più piccolo frammento di resti umani o parti di mummie. Secondo la teoria ufficiale si tratta di una tomba, ma non c’è traccia che riporti a questo impiego e nessun resto, nemmeno un frammento, vi è stato trovato.
Piramide di Chefren.
Come dimensioni questa piramide è solo di poco più piccola della precedente, ma riguardo alle volumetrie interne ci sono importanti differenze. Qui sono molto ridotte e assai più semplici. In pratica si incontra un cunicolo discendente, che poi prosegue orizzontalmente fino alla camera. Questa sembra incompiuta e, come nel caso della Camera della Regina della piramide di Cheope, si trova esattamente sotto la verticale del vertice della piramide.
Di diverso c’è che l’unica camera è scolpita nella roccia originaria e anche il cosiddetto sarcofago è annegato nel suolo. Sulla parete della camera domina la scritta lasciata dal padovano Giovanni Belzoni, che la scoprì. Per il resto vale quanto detto per la piramide di Cheope, salvo l’assai più ridotto numero e varietà di volumi interni.

Prima di lasciare la piana di Giza, non dimenticatevi di ammirare e fotografare il complesso dal punto di osservazione posto più in alto. Probabilmente sarà la guida stessa che vi ci porterà, ma in caso contrario ricordateglielo.
La grande Sfinge.
Uno dei monumenti più famosi del mondo in assoluto, la grande Sfinge di Giza, pur rimanendo indiscutibilmente misteriosa e affascinante, quasi delude, viste le enormi aspettative. D’altronde nessun viaggio in Egitto che si rispetti può prescindere dalla visita di questa icona dell’antichità. Descriverne gli aspetti misteriosi e controversi richiederebbe un trattato apposito. Pertanto non mi addentrerò in questi aspetti, anche se ne sono da sempre appassionato, ma mi limito a fare due considerazioni.

La prima riguarda l’epoca di costruzione. Ufficilamente riprodurrebbe le fattezze del faraone Chefren, ma basta un’osservazione sommaria per notare che l’erosione che la caratterizza è dovuta al defluire delle acque meteoriche. Piogge intense per lunghi periodi di tempo. Peccato che queste fossero assenti all’epoca dei faraoni. Per avere piogge copiose ripetute occorre andare indietro nel tempo, all’epoca della fine dell’ultima glaciazione, ovvero circa 12500 anni fa. Data che coincide con molti altri aspetti, ma non posso dilungarmi.
La seconda è una riflessione un po’ più “terra terra”. All’epoca della sua prima costruzione la sfinge probabilmente raffigurava semplicemente un leone che guardava il sorgere di se stesso, ovvero l’omonima costellazione, ben nota fin dall’antichità più remota. Oggi deve mestamente accontentarsi dei confusi, rumorosi e ultra inquinati quartieri periferici del Cairo.
Menfi.
Menfi era il maggiore centro amministrativo e religioso del Basso Egitto, di cui era capitale nel periodo Protodinastico (2920 – 2640 a.c.) e dell’Antico Regno (2640 – 2160 a.c.). Vi risiedevano i faraoni, vi avvenivano traffici commerciali e costituiva uno dei maggiori centri abitati dell’antichità.
Purtroppo di tutto questo oggi non è osservabile quasi nulla. I motivi di ciò sono due. Il primo è la tecnica costruttiva utilizzata per edificare quasi tutti gli edifici che la costituivano, ovvero i mattoni crudi. Poco resistenti al tempo, furono facilmente spazzati via dalle piene del Nilo. Il secondo è una conseguenza indiretta di queste piene. Quando la città ha perso vitalità, ad ogni allagamento seguiva un riporto di materiale limoso. Con il tempo gli edifici resitenti, come i templi in pietra, sono stati sepolti da metri di materiale e si ritiene che si trovino in questo stato nei dintorni della necropoli di Saqqara.

I pochi resti osservabili sono raccolti in uno spazio aperto vicino all’edificio dove è custodito il famoso Colosso Caduto. Si tratta di una statua rappresentante Ramesse II, che originariamente era alta 13 m, mentre oggi è priva dei piedi. La parte anteriore della figura è finemente rifinita, mentre quella posteriore sembra parte di una struttura oggi scomparsa. Il colosso è adagiata in orizzontale ed è ben ammirabile salendo sul ballatoio che gli gira intorno.
La visita di Menfi è quindi relativamente breve e costituisce solo una tappa durante il giro che consente di visitare i monumenti della zona e che anche anticamente ruotavano intorno alla città, come Saqqara.
Necropoli di Saqqara.
Saqqara è famosa soprattutto per la famosa piramide a gradoni di Zoser, progettata dall’altrettanto famoso architetto Imhotep, divinizzato dopo la morte e identificato dai greci come Esculapio. In effetti Saqqara è un’ampia necropoli, posta all’interno di un grande recinto murario in buona parte ancora presente. Vi si trovano molte tombe di alti funzionari, templi e altre piramidi minori, purtroppo assai mal conservate.

Vicino alla piramide di Zoser si trova il “serdab“, ovvero la cella (in arabo appunto serdab) che contiene il “ka” del faraone.Si tratta di un ristretto locale, raccolto intorno alla statua del faraone, con il volto rivolto verso un foro che ne consente la visione dall’esterno. Lo scopo era consentire liberi movimenti all’anima, oltre che l’introduzione di offerte. La piccola cella è volutamente inclinata e, se vi fermate a guardare dal foro, vedrete il volto del faraone. In effetti è una copia della statua originale, oggi custodita nel museo del Cairo.
Il “Ka”.
Il “Ka” era per gli antichi egizi uno dei componenti dell’anima, che in totale erano circa nove. Questo rappresentava la forza vitale, o lo spirito vitale dell’uomo e non lo abbandona mai, nemmeno dopo la morte. Durante l’esistenza raccoglie ricordi e sentimenti e dopo di questa consente una vita impalpabile, priva di ostacoli fisici.
Girate con calma tutto il complesso e fate tesoro delle informazioni della guida. Di solito si tratta di persone competenti, che potranno illustrarvi tutto ciò che sfugge alla semplice osservazione e chiarire i vostri dubbi.
Il complesso funerario di Teti.

Spesso i viaggi in Egitto non prevedono la visita di questo complesso, ma voi non dimenticatelo. Il complesso funerario di Teti, vicino alla necropoli di Saqqara merita sicuramente il tempo necessario per apprezzarlo. La piramide è completamente rovinata, ma sotto di essa è visitabile la sala con il sarcofago e i locali adiacenti. La copertura è anch’essa parzialmente deteriorata, ma presenta ampie superfici che riproducono il cielo stellato, come anche in diverse tombe della Valle dei Re, con stelle dorate su sfondo blu scuro. Lo scuro sarcofago è piuttosto imponente, anche se non al livello dei più prestigiosi presenti nella Valle dei Re. Buona parte delle pareti sono decorate con i Testi delle Piramidi, contenti i riti per favorire il passaggio nell’aldilà.
Il complesso comprende anche altri edifici visitabili, con belle decorazioni alle pareti.
Cairo vecchia.
Il Cairo non è una città come le altre. Ogni città ha le sue caratteristiche, direte voi, ma questa decisamente è diversa. Intanto nell’area metropolitana vivono ormai circa 24 milioni di abitanti. Tanto per capirsi, siamo al livello di quelle di New York e Los Angeles, ma con alcune peculiarità.
Codice della strada? Mai sentito nominare.
In città c’è la metro, ma rispetto alle dimensioni del nucleo abitato, serve a poco. Tutti gli altri servizi sono su gomma, come autobus o pulmini. I mezzi più utilizzati sono una sorta di taxi collettivi, come in molti altri paesi, tipo il Messico.
Tutto questo comporta che nelle strade principali vi siano dei flussi veicolari da non credere. Anche a Los Angeles, direte voi. Si, solo che negli Stati Uniti le auto procedono incolonnate nelle corsie e in generale rispettano le regole della circolazione. Le strade sono costruite secondo i criteri dell’ingegneria dei trasporti. Qui le tecniche costruttive sono quantomeno creative e le corsie non esistono. Ogni mezzo fa letteralmente il caspita che vuole. Non pensate che esageri. I veicoli più piccoli si infilano fra quelli più grandi. Quelli a due ruote si intrufolano nei pochi spazi rimasti e a completare il quadro ci sono i pedoni. L’attraversamento di pedoni in un un’arteria a otto corsie (circa) è tutt’altro che inusuale. Poi ci sono animali e veicoli a trazione animale. Muoversi senza un autista del posto non è nemmeno da ipotizzare.
Urbanistica, questa sconosciuta.
Urbanistica è una parola sconosciuta. Ogni edificio sembra costruito “alla come ti pare”. Palazzoni con decine di piani edificati a distanza di pochi metri, edifici semidiroccati e abbandonati, palazzi parzialmente demoliti per allargare la strada e purtroppo un bel po’ di immondizia. Le aree verdi sembrano essere sconosciute. Escludendo gli edifici storici, non si vedono spazi per socializzare, o passeggiare. Insomma, avete capito.
Una nuova definizione del concetto di inquinamento.
L’inquinamento cittadino comporta una permanente cappa grigiognola che copre la città. Pare che i livelli siano una dozzina di volte i valori indicati come tollerabili dalle associazioni internazionali. La cosa non sorprende, visto che tutti gli spostamenti sono su gomma e che le auto sono modelli che a definire datati gli si fa un complimento. Per capirsi, si vedono continuamente modelli come le Fiat 128 o 124. Per chi non ha passato i cinquanta, ricordo che sono modelli degli anni settanta.
Mi sembra opportuno precisare che i problemi di inquinamento riguardano gli abitanti e non i turisti. Per pochi giorni di permanenza il vostro corpo non se ne accorgerà nemmeno. Oltretutto gli alberghi sono spesso in aree periferiche, molto meno inquinate.
Acqua potabile? Anche no.
L’unica fonte idrica è il Nilo, dal quale proviene anche l’acqua che esce dai rubinetti. Ovviamente è depurata e trattata, ma anche le guide consigliano di evitare di berla e di magiare verdure crude, tranne (forse) nei locali di lusso, dove vengono prese precauzioni aggiuntive.
Khan el-Khaili.
A questo punto potreste chiedere: “ma allora perché dovrei visitarla?” La risposta è: “proprio perché è pazzesca”. Dove la trovate una città così? Poi qui c’è il museo egizio, le piramidi di Giza e tutto il resto. Comunque sappiate che la maggior parte del tempo lo passerete fuori città, per le visite archeologiche. Anche gli alberghi utilizzati di solito sono in zone tranquille.
In città ci sono comunque delle parti che meritano di essere esplorate. Di solito sono le aree monumentali, oppure le parti vecchie della città, come il quatiere dove si svolge il mercato di Khan el-Khalili. Siamo nella Cairo Vecchia, all’interno di quello che resta delle mura del centro medievale e nei dintorni delle moschee storiche della città.
Io ci sono capitato in un momento particolare, che non avevo previsto.Il giorno del mio arrivo era l’ultimo del Ramadan. La nostra guida, mentre ci accompagnava in albergo, ha pazientemente atteso le 18:30 per poter finalmente mangiar e bere qualcosa. In alcuni incroci maggiori, ci sono dei ragazzi che consegnano agli automobilisti sacchetti di plastica riempiti di karkadè. Il tutto gratuitamente, allo scopo di aiutare chi deve continuare a lavorare, ma allo stesso tempo ha bisogno di bere.
Finito il Ramadan, ci sono tre giorni di festa, nei quali la zona del mercato di Khan el-Khalili, alla sera, si riempie di giovani spiritati, smaniosi di rifarsi del periodo di restrizioni. La calca è da provare, se riuscite a sopravviverle.
Probabilmente vi fermerete in locali tipici per provare le bevande più diffuse da quelle parti. Io ne ho provate diverse, come il karkadè o l’infuso di semi di cumino, ma alla fine mi sono rifugiato nel classico tè alla menta, che non è male.
Il Caffè degli Specchi.
Non manca mai una fermata al El Fishawy Caffè, come è chamato da quelle parti, o Caffè degli Specchi, come viene spesso indicato, per la caratteristica della presenza di grandi specchi d’epoca. Il problema è che è un luogo molto turistico ed è difficile trovarvi posto, oltre a dover sgomitare. Una buona soluzione può essere di fermarsi altrove, ma passare a vederlo.
La Cittadella del Saladino.
In un viaggio in Egitto non deve mancare questo pezzo di storia. Non saltate la Cittadella del Saladino. Con questo nome si indica la fortificazione eretta da Salāh al-Dīn (Saladino) per difendersi dai crociati. Successivamente è stata sede dei governanti britannici e dei regnanti egiziani, prima della repubblica. Viene spesso chamata anche Cittadella di Muhammad Ali, dal nome del condottiero ottomano Muhammad Ali Pascià, che vi regnò e che è considerato il padre fondatore dell’Egitto moderno.
La moschea di Muhammad Ali.
La fortificazione è in posizione strategica sulla sommità di una collina che ha una bella vista sulla città. Per dotarla di acqua fu costruito un pozzo, tutt’oggi visibile. La Cittadella è tutta un monumento, ma il pezzo forte è la stupenda moschea di Muhammad Ali. Ispirata alla famosa moschea di Santa Sofia, a Instambul, è detta anche “Moschea di Alabastro“, per le sue pareti in questo materiale.

I minareti e le cupole lucenti sono di ispirazione ottomana, come lo erano il committente e il progettista. La caratteristica più tipica della moschea è l’enorme lampadario a cerchi concentrici, che quasi riempie la grande sala centrale.

Sulla copertura perimetrale del cortile interno della moschea noterete la torre dell’orologio. Se ne parlate con un generico cittadino del Cairo è quasi sicuro che vi racconterà la sua storia. La torre fu ceduta dal re di Francia Luigi Filippo in cambio dell’obelisco del tempio di Luxor. Già così non sembra un grande affare, visto il misero aspetto della torre. Oltretutto l’orologio non ha mai funzionato, mentre lo splendido obelisco è il pezzo forte di Place de la Concorde a Parigi.
Il Museo Egizio.
Tappa fondamentale e imperdibile di un viaggio in Egitto, il Museo Egizio è uno dei più ricchi e completi musei sul tema dell’antico Egitto. Molti pezzi importanti sono anche al British Museum e al Museo Egizio di Torino, ma non possono reggere il confronto con questo, anche perché qui c’è il tesoro di Tutankhamon.

Durante la visita, non mettetevi a gironzolare senza logica. Lasciatevi condurre dalla vostra guida e fate domande. Difficilmente ci ricapiterete. Guardare distrattamente un pezzo esposto serve a poco se non ne conoscete la storia. Ovviamente non ci si può soffermare su tutto ciò che è in mostra. Una buona guida, come quella che mi è capitata, vi porterà su tutti i pezzi più importanti e vi lascerà poi liberi di fare un giro in autonomia, per tutto il resto.
I tesori della tomba di Tutankhamon.
Naturalmente la maggiore attrazione è il tesoro del re bambino. Di un poco importante faraone della XVIII dinastia. Insomma di uno dei faraoni che hanno lasciato meno tracce di se nella storia, ma la cui tomba ha avuto il privilegio di non essere scoperta dai ladri di tesori, che hanno saccheggiato le sepolture reali fin dai tempi dell’antichità.
Per la verità alcuni locali erano stati visitati dai ladri in epoca antica, ma i sigilli della cappella contenente i vari sarcofagi erano intatti. L’emozione di Howard Carter deve essere stata notevole. A proposito, la casa dove abitava è ancora presente vicino alla strada che porta alla Valle dei Re.
Nel museo, i tesori di Tutankhamon sono divisi in due parti. La prima, comprendente i più ingombranti, è esposta come per tutti gli altri reperti. In altre parole si può liberamente fotografare. L’altra parte, con i veri e propri gioielli, è visitabile in una saletta dove non è consentito fare foto. Ovviamente è qui che si trova la ultra famosa maschera d’oro.

Quando ci sono capitato io, purtroppo la cappella era coperta di nostri protettivi, dovuti a un trasporto recente. In pratica non si vedeva nulla. Peccato. Ammirando i tesori rinvenuti, viene spontaneo pensare a cosa doveva esserci nelle tombe di faraoni ben più importanti, come Ramses II o Seti I.
Il quartiere Copto.
Il quartiere Copto è forse il nucleo più vecchio di tutta la città. Secondo gli archeologi i primi insediamenti sulle rive del Nilo avvennero proprio qui, intorno a VI secolo a.c.. Oggi troviamo un piccolo quartiere pieno di chiese cristiane e qualche sinagoga ebraica, molto tranquillo rispetto all’inferno di traffico del resto della città. In altre parole è uno dei pochissimi punti del Cairo dove si può passeggiare.
Di solito la visita si concentra su un paio di chiese, fra le più interessanti. Fra queste c’è la Chiesa copta ortodossa della Santa Vergine Maria, chiamata anche Hanging Church, perché edificata sopra uno dei locali di pertinenza della Babilonia sul Nilo, costruita dai romani nel II secolo d.c. e della quale è ancora ben visibile una parte della torre a pianta circolare.

I mosaici davanti all’ingresso della chiesa testimoniano che da queste parti ha soggiornato la sacra famiglia, durante la fuga in Egitto. Si narra che questa si sia fermata proprio nella vicina chiesa di San Sergio e San Bacco. Gli antichi sotterranei dove sarebbe avvenuto il fatto sono ancora visitabili e, in ogni caso, trasmettono un fascino notevole.

Viaggio in Egitto – Crociera sul Nilo.
Le restanti quattro notti si trascorrono in una piacevolissima crociera sul Nilo. Naturalmente la nave è solo dove si pernotta e dove si consumano i pasti, eccetto quando sono previste uscite lontane, per le quali vi forniranno un pasto al sacco.
La crocera non parte dal Cairo, ma da Luxor, salvo inversioni come sotto descritto. Sarete portati in aeroporto con biglietto fornito dall’organizzazione e in poco tempo sarete a bordo della nave. Questa si sposterà lungo il Nilo fino a Assuan, fermandosi dove sono previste le visite in programma.
A Luxor si trovano due monumenti imperdibili: il Tempio di Luxor e quello di Karnak, uno più splendido dell’altro. Il primo in particolare ha un fascino particolare quando comincia a fare buio. Probabilmente l’organizzazione farà in modo che la visita capiti proprio a fine pomeriggio.
Il Tempio di Luxor.
Il Tempio di Luxor è in realtà una parte di quello di Karnak, una specie di unità satellite di quest’ultimo. Infatti i due complessi sono uniti da un viale lungo oltre due chilometri che originariamente era interamente affiancato da sfingi su ambo i lati, da cui il nome “Viale delle Sfingi“. Di queste oggi ne restano una parte, ma il fascino è rimasto intatto.
Il complesso fu voluto da Amenofi III e Ramses II e fu successivamente arrichito da Tutankhamon, Horemheb e Sethi I. Una delle parti più interessanti è l’imponente facciata con le decorazioni che Ramses II volle per ricordare la vittoria contro gli Ittiti. Altrettanto imponenti sono i colossi con le sue fattezze. Davanti a tutto questo erano presenti due splendidi obelischi, dei quali oggi se ne può ammirare uno solo. L’altro, come detto, fa bella sfoggia di se in Place de la Concorde, a Parigi, scambiato in uno dei peggiori affari che l’Egitto potesse concludere.

Se la facciata non vi ha fatto rimanere a bocca aperta, probabilmente lo faranno gli imponenti colonnati interni, pieni di incisioni, e le numerose statue di notevoli dimensioni. In particolare il colonnato di Amenofi III, introdotto dalle due gigantesche statue di Ramses II e con decorazioni volute da Tutankhamon.
Senza descriverlo tutto, si può comunque dire che il Tempio di Luxor è uno dei luoghi più coinvolgenti dell’antico Egitto. Non delude certamente il visitatore, anche se non si può fare a meno di immaginare come doveva essere all’epoca della sua edificazione, con il faraone che ne percorreva i corridoi.
Il tempio di Karnak.
Come detto, il Tempio di Luxor va considerato un satellite di quello di Karnak. L’imponenza dei due complessi è adeguata all’importanza della città, il cui antico nome era Tebe. Questa era la capitale d’Egitto durante il Medio e Nuovo Regno e contava la bellezza mezzo milione di abitanti, non certo frequente a quei tempi.
Il maestoso tempio di Karnak è il più vasto tempio a colonne del mondo, grazie al fatto che numerosi faraoni gareggiarono per arricchirlo e ampliarlo. Si dice spesso, ma vi assicuro che si rimane letteralmente a bocca aperta a fissare gli imponenti colonnati, strapieni di decorazioni a dir poco stupende. Mi devo ripetere dicendo che, se sono stupende adesso, come potevano essere all’epoca dei faraoni.

Molti colori sono ancora intatti, le figure sono bellissime e rifinite con cura. Il tutto su 134 colonne, alte 24 m, sormontate da capitelli del diametro di 15 m, distribuite su 16 file, che occupano 5000 m2. Bellissimi poi gli obelischi di Thutmosi I, dei quali uno è ancora in piedi. Se non vi basta, ogni superficie del tempio è coperta di bassorilievi e iscrizioni che narrano dei riti e delle leggende su cui si basa la cultura dell’antico Egitto.
Il giro in calesse.
Nella serata trascorsa a Luxor è inoltre previsto un giro in calesse. Luxor in effetti è assai più vivibile del Cairo. Vi sono strade dove si può passeggiare, negozi e in generale quello che siamo abituati a trovare nelle nostre città. Il giro in calesse vi aiuterà a vedere tutto questo.
La Valle dei Re.
Altra tappa impedibile di un viaggio in Egitto è la visita della Valle dei Re. Qui si trovano le tombe della XVIII, XIX e XX dinastia. In uno spazio tutto sommato ristretto si trovano decine di tombe reali, purtroppo tutte violate già nell’antichità. Con tali violazioni sono andati perduti per sempre i tesori che vi erano stati deposti e che possiamo solo immaginare. Ad aiutarci in questo c’è quanto ritrovato nella tomba di Tutankhamon, violata solo in parte e che ci ha consentito di conoscere le dotazioni delle tombe reali.
Per la visita c’è un ingresso unico, dove vengono controllati i biglietti, ma poi c’è un ulteriore controllo all’entrata di ogni tomba. Questo perché purtroppo ne viene consentita la visita di solo tre. Ovviamente salvo modifiche sopravvenute dei regolamenti. Le tre visitabili sembra che cambino continuamente, forse per consentire restauri o altri interventi, ma le motivazioni non appaiono del tutto chiare.
In ogni caso non fate come mia moglie che ha perso il biglietto subito dopo essere entrata nel complesso. All’entrata di ogni tomba la guida si è dovuta prodigare per spiegare l’accaduto e di solito la cosa si risolve alla maniera egizia, ovvero con le mance.

Qualunque tomba vi capiti di visitare dovrebbe essere fra le più belle e interessanti. Le tre che ho visto io avevano le pareti completamente decorate di bassorilievi, dipinti e iscrizioni. Lo spettacolo è notevole, salvo purtroppo le parti deteriorate. Impressionanti soprattutto gli imponenti sarcofagi in pietra incisa e decorata. Incredibile che siano riusciti a lavorare pietre così dure e trasportarle in luoghi così scomodi.
La tomba di Tutankhamon.
Per la visita della tomba di Tutankhamon si deve pagare un supplemento, se la cosa interessa. In effetti è quella che attira maggiormente, perché famosa per quanto già descritto, ma occorre ricordare che è una tomba minore perché poco importante è il suo occupante. Probabilmente non era quella destinata al faraone, morto prematuramente, ma solo di un alto dignitario. Infatti è piccola e assai poco decorata. Le guide sconsigliano di pagare il salato supplemento solo per poter dire di esserci entrati.
La classificazione delle tombe della Valle dei Re.
Le tombe della Valle dei Re hanno tutte una sigla KV seguita da un numero. KV sta per “King Valley“, mentre il numero fu originariamente attribuito alle prime 22 tombe, seguendo la successione delle collocazioni. Poiché le successive erano in postazioni in mezzo alle altre, fu deciso di proseguire assegnando i successivi numeri secondo la cronologia delle scoperte.

Le tombe sono in tutto 65, alcune delle quali del tutto sconosciute. Per altre si hanno indizi, ma nessuna certezza. Se vi interssa quella di Tutankhamon è la KV62, ovvero una delle ultime scoperte. Il motivo del ritrovamento intatto e della scoperta tardiva sta nel fatto che l’ingresso di questa è praticamente al di sotto di quello di Ramses VI. Il corridoio iniziale passa letteralmente sopra quello del celebre faraone bambino.

Carter aveva infatti già scavato in quel punto e aveva notato che alcuni reperti facevano riferimento a Tutankhamon, anche se la tomba non era la sua. Potevano essere stati abbandonati dai ladri, ma poi gli venne in mente di verificare se la tomba fosse proprio lì sotto e fece bingo.
Il tempio di Hatshepsut.
Vi sono stati pochi casi di donne che hanno detenuto il titolo di faraone. Alcune sono certe, altre dubbie. Hatshepsut è certamente una di loro. A lei sono attribuiti i due obelischi gemelli presenti a Karnak, di cui uno ancora in piedi, e il famoso obelisco incompiuto, abbandonato nella cava di Assuan, perché crepato.
Ma l’opera più maestosa attribuita a questa donna faraone è l’enorme Tempio Funerario di Hatshepsut, non distante dalla Valle dei Re. Il complesso è veramente imponente e doveva apparirlo ancora di più quando era ancora in piedi la parte che oggi è solo un cumulo di macerie.

Ad aumentarne l’imponenza vi sono anche i rilievi montuosi che circondano il monumento su tre lati, come naturale alloggiamento nel quale il tempio è ben inserito. Il complesso è disposto su tre livelli, ai quali si accede con lunghe rampe che ne comportano una notevole estensione in lunghezza.
All’interno del tempio e lungo i porticati ricchi di colonne, vi sono numerose decorazioni che narrano i trionfi della regina e scene dei rituali del Basso Egitto. Purtroppo molte statue sono state trafugate e numerosi sono stati gli adattamenti in epoca antica e le errate ricostruzioni in epoca moderna. Il tempio nel complesso ha uno stile architettonico che si differenzia dal periodo ad esso precedente. Alle strutture megalitiche si sostituiscono geometrie più pratiche, tanto da farlo apparire un edificio più moderno.

L’attentato del 1997.
Davanti al manufatto vi è una grande superficie, dove in origine erano presenti numerose piante esotiche. Fu qui che il 17 novembre 1997 un commando terroristico uccise 62 persone, soprattutto turisti. L’ampia superficie aperta impedì alle persone di nascondersi ai numerosi uomini armati discesi dalla collina a fianco del complesso. Forse anche per questo oggi in ogni punto dove si ammassano turisti vi sono numerosi controlli e costante presenza di uomini armati.
I Colossi di Memnone.
Nei dintorni della Valle dei Re troviamo anche i Colossi di Memnone. Due fra i pochi resti di una serie di templi che pare fossero i più grandi ed estesi di tutto l’Egitto. Furono eretti con le sembianze del faraone Amenhotep III, nelle vaste necropoli di Tebe. I templi presenti erano numerosi e gareggiavano in imponenza. Diversi faraoni con i nomi di Amenofi, Ramses, Thutmosi e Sethi eressero qui i loro luoghi di culto.
Tutti questi maestosi edifici avevano però lo stesso grave difetto di quelli di Manfi, già descritto: erano costruiti in mattoni crudi. Le piene del Nilo, nel corso dei millenni li hanno sgretolati, fino a ridurli in ammassi di macerie che sono state utilizzate come materiale da costruzione. Così oggi, di tutto quello splendore di cui si è avuto notizia, restano pochi manufatti, fra i quali le enormi statue che erano poste davanti al portale di ingresso del tempio di Amenofi III. Realizzate in roccia silicea, sono ancora al loro posto, anche se fortemente danneggiate.

Nei dintorni ci sono sicuramente ampie necropoli non ancora scoperte, perché rimaste interrate. Le guide dicono che il governo sta progressivamente cercando di allontanare i residenti per iniziare i lavori di scavo, ma questi sono refrattari allo sgombrero. Si ha notizia infatti che ovunque, anche sotto le abitazioni, ci siano reperti. Chi ci abita lo sa e cerca di approfittarne per realizzare qualche guadagno.
Tempio di Edfu.
Edfu è una cittadina a un centinaio di chilometri da Luxor, a sud di questa. Lo spostamento fra queste due città di solito avviene con la nave, ma può capitare, per esigenze organizzative, che avvenga in auto. In questo caso ci si sposta, si fa la visita e poi si ritrova la nave che ha fatto lo stesso spostamento.

Il Tempio di Edfu, noto anche come Tempio di Horus, ha origini nell’Antico Regno, ma ha subito una ricostruzione in epoca Tolemaica. In altre parole gran parte di quello che possiamo ammirare risale all’epoca della civiltà greca, che stava scivolando verso quella romana. In quel periodo vi era l’abitudine di imitare le decorazioni del più antico Egitto. I manufatti che ne derivavano erano certamente ben inseriti nel contesto dei luoghi ma, a mio avviso, creando un po’ di confusione. Questo perché troviamo edifici che sembrano quelli dell’epoca classica dei faraoni, quando ormai quell’epoca era passata da secoli. Sarebbe come se oggi si costruisse con lo stile del settecento. Nulla lo vieta, ma mi sembra che si crei un disordine temporale che disorienta.

In ogni caso il maestoso Tempio di Horus merita abbondantemente una attenta visita, che è facilitata dal fatto che si trova in pieno centro cittadino, sulla riva occidentale del Nilo. Qui l’abitudine è di andarci in calesse, come testimoniato dalla piazza dove sostano, arrivano e partono in continuo decine di calessi.
L’edificio è stato per lunghissimo tempo coperto dalla sabbia, che ha favorito la conservazione. Fu portato alla luce nella seconda metà dell’ottocento, scoprendo le bellissime decorazioni realizzate sulle pareti e le enormi statue in granito di falchi con la corona del Basso e Alto Egitto.
Kom Ombo.
Ancora sessanta chilometri più a sud troviamo Kom Ombo, un’altra tappa da non saltare in un tour dell’Egitto. L’edificio è del tardo periodo Tolemaico e, sempre secondo la mia personale interpretazione, ormai con l’antico (vero) Egitto c’entra poco, anche se lo stile sembra sempre quello.

Personalmente ho apprezzato l’atmosfera derivante dalla visita dopo il tramonto, abbinata a un’ottima illuminazione artificiale e alla posizione in riva al Nilo. Veramente una splendida cornice. All’interno del tempio compaiono decorazioni attribuite all’imperatore romano Tiberio.
Particolarità del tempio è quella di essere divisa in due parti simmetriche. Quella di destra dedicata al dio coccodrillo Sobek, mentre quella di sinistra a Haroeris. La divisione era fatta in maniera da consentire culti separati e indipendenti nelle due metà.
Il museo delle Mummie di Coccodrillo.
Vicino al tempio c’è il museo delle Mummie di Coccodrillo. Decine di mummie di questi animali, ben conservate, sono esposte in diversi contesti, insieme ad alcune sculture riferite a questo animale.
Abu Simbel.
Pensare a un viaggio in Egitto senza la visita di Abu Sibel non ha alcun senso. Questo è senza discussione uno dei più coinvolgenti ed emozionanti monumenti eretti all’epoca dei faraoni. Non a caso fu voluto dal più potente di tutti: Ramses II. Ad accrescerne il mito c’è anche il fatto che tutti conoscono la mastodontica mole di lavoro che fu compiuta per sottrarlo alle acque del lago Nasser, dopo che fu deciso di erigere la diga di Assuan.
Alta 33 m e larga 38 m, Quella di Abu Simbel è una delle facciate più impressionanti che ci siano. I quattro colossi seduti riproducano le fattezze del medesimo Ramses II. Ufficialmente i suoi connotati dovrebbero corrispondere ai diversi periodi del suo lungo regno. Personalmente non ho notato significative differenze, ma in ogni caso è sempre lui e il tutto rende bene l’idea del suo potere. Gli altri membri della famiglia reale sono riprodotti in scala molto minore.
Sembra che una delle statue sia stata riparata già all’epoca dei faraoni successori di Ramses II, mentre un’altra è purtroppo crollata in epoca moderna a causa di un terremoto. Gli interni sono meravigliosamente decorati da bassorilievi dipinti che in prevalenza inneggiano alle vittorie in guerra del sovrano, in particolare contro gli Ittiti.

Lo spostamento.
Ai quattro anni di lavori parteciparono diversi paesi, ciascuno con le proprie competenze. L’italia mise a disposizione i suoi migliori esperti di lavorazione del marmo. Il monumento fu così sezionato in parti movimentabili, che furono poi numerate e rimontate 65 m più in alto. Per garantire la necessaria stabilità e simulare la collina sulla quale originariamente si adagiava l’imponente facciata, fu costruita una struttura in calcestruzzo armato, modellata per riprodurre l’aspetto originale.

Si fece attenzione anche ai dettagli che caratterizzavano il monumento. In particolare l’esatto orientamento, secondo il quale alle date del 22 febbraio e del 22 ottobre il sole all’alba doveva illuminare la statua del faraone, nella sala più all’interno. Qui Ramses II siede insieme a Ptah, Amon e Ra. Le due date corrispondono alla data di nascita e a quella di incoronazione del potente Ramses II, anche se alcuni studiosi non sono d’accordo e le attribuiscono invece alle date delle piene del Nilo.
Il Tempio di Nefertari.
Ramses II non poteva dimenticare la sua moglie prediletta. La sua grande sposa reale. La favorita fra le numerose mogli e amanti che gli si attribuiscono. Donna di grande bellezza e di eccezionale istruzione, al punto che sapeva correttamente leggere e scrivere. Potente come poche altre, è una delle regine più conosciute della storia d’Egitto.
Oltre ad essere titolare di una delle tombe più belle della Valle delle Regine, per volontà di Ramses II le fu dedicato un tempio ad Abu Simbel. Meravigliosamente decorato di bassorilievi al suo interno, presenta una facciata solo un po’ meno imponente di quella dedicata al sovrano.

Il Tempio di Philae (o File).
Il tempio di Philae è sicuramente molto bello e la splendida cornice del lago ne accresce lo splendore. Non si tratta di un’opera di quello che io chiamo “il vero Antico Egitto”, ma del periodo tolemaico, ma il fascino è indiscutibile. Purtroppo ha subito adattamenti e modifiche in epoca romana e, seppur realizzati sempre mantenendo lo stile tipico dell’epoca dei faraoni, mi porta ancora a dire che si tratta più di imitazioni che di originali.

Per andare sull’isoletta che ospita il tempio occorre effettuare uno spostamento in barca, che dura solo una manciata di minuti. La vostra guida si occuperà di tutto. Nel mio caso ci spostammo sulla barca di un arzillo vecchietto di più di settant’anni, che manovrava con la perizia di uno skipper in carriera.
Lo spostamento.
Abu Simbel non è il solo monumento che è stato spostato per poter realizzare la diga di Assuan. Ve ne sono anche altri. Il più importante di questi è proprio il Tempio di Philae, che aveva già cominciato a subire allagamenti dopo la realizzazione delle prime dighe minori. Infatti le dighe sul Nilo sono diverse, alcune realizzate oltre un secolo fa, ed altre in tempi più recenti.
In particolare una diga del 1912 aveva fatto si che il tempio rimanesse periodicamente semisommerso per alcuni mesi l’anno. In giro si trovano ancora foto d’epoca con il monumento allagato fino a metà dell’altezza delle colonne, che infatti sono parzialmente annerite. Già così, l’alternarsi di allagamenti e periodi asciutti, comportava un danneggiamente dei decori presenti. Con la realizzazione della diga di Assuan, sarebbe definitivamente scomparso sotto le acque del lago Nasser.
Anche in questo caso la soluzione fu lo spostamente dell’intero complesso, previo sezionamento e numerazione dei pezzi. Bastarono 550 m di spostamento per trovare una posizione che rimane permeanentemente all’asciutto. I lavori furono ancora una volta a cura di imprese italiane, con finanziamento dello stesso stato italiano.
Il giro in feluca.
Nel programma di questo viaggio in Egitto è previsto un giro in feluca, che vi consentirà sia di conoscere questa caratteristica imbarcazione, sia trascorrere un’oretta di assoluto relax, che non guasta mai in questi viaggi nei quali ci sono diverse giornate decisamente piene.

Il giro è previsto ad Assuan. La propulsione sarà esclusivamente a vela e la guida vi descriverà i dintorni, compreso il complesso di tombe che si trova sulla sponda opposta a quella di partenza.
L’obelisco incompiuto.
Questa escursione non è compresa nel tour che vi sto descrivendo, ma potrete facilmente organizzarla durante la permanenza ad Assuan. Chiedete alla vostra guida e vedrete che con qualche decina di euro potrete farla, anche perché il sito è vicinissimo alla città e sarà necessario poco tempo per andarci e per la visita.

Nel sito vedrete anche dove sono stati estratti gli altri famosi obelischi d’Egitto. I segni delle lavorazioni si vedono ancora benissimo. Non so l’impressione che avrete voi, ma io resto senza spiegazioni riguardo alle modalità di estrazione. Come ha fatto un popolo in possesso delle tecniche che risultano dalla storia ufficiale ad aver tagliato, sollevato e trasportato elementi come quello che vedrete? Quando sarete lì guardatevi intorno. Non ci sono superfici comode dove muoversi. Estrarlo da dove si trova sarebbe un gigantesco problema anche oggi. Fatevi la vostra idea.
Consigli pratici per un viaggio in Egitto.
Per prima cosa vi consiglio di leggere qualcosa sull’Antico Egitto, per meglio apprezzare le molte informazioni che vi saranno fornite dalle guide, che nel mio caso erano veramente esperte. L’argomento è molto ampio e ci si disperde facilmente. Per chi non ha tempo, ho scoperto una cartina molto semplice e utile. Si chiama “L’Antico Egitto“, edito dalla Carlo Delfino Editore. Ha il pregio di avere sia una cartina ben fatta, per rendersi conto della posizione fisica dei vari monumenti, sia di sintetiche, ma complete descrizioni di tutti i siti archeologici d’Egitto, e anche una cronologia semplificata dei vari periodi faraonici.
Non ritengo invece sia il caso di spendere nelle classiche guide turistiche. Questo tour dell’Egitto è talmente ben organizzato che non dovrete pensare a nulla. Leggete invece il mio articolo: Viaggiare in Egitto. Guida e consigli pratici. dove troverete utili indicazioni sulla moneta, sulle abitudini e molto altro, comprese indicazioni per trovare il volo giusto.
Controllate l’apposita pagina sul sito Viaggiare Sicuri e non dimenticate l’assicurazione di viaggio.
Il tour che vi propongo.
Come potrete leggere utilizzando i link sotto riportati, nel tour è compreso tutto, eccetto le sole bevande durante i pasti, inevitabilmente soggettive. Questo è uno degli aspetti che rendono questo pacchetto difficilmente superabile come rapporto qualità prezzo.
In particolare sono compresi il visto, i due voli interni, tutti i pasti, tutti i trasferimenti, una guida parlante italiano sempre con voi anche se siete solo in due, tutti i biglietti per gli ingressi, eccetto quello all’interno delle piramidi di Giza, che è facoltativo e nella tomba di Tutankhamon, perché costoso e poco interessante. In pratica con una bottiglia d’acqua a pasto, del costo che va da uno a due euro a seconda del locale, potete fare tutto ciò che vi ho sopra elencato.
Per chi non è abituato a viaggiare, aggiungo che qualcuno si occuperà anche delle procedure aeroportuali, dei check in e vi accompagnerà anche oltre i controlli di sicurezza, fino all’imbarco vero e proprio. In proposito, non sorprendetevi se all’arrivo vi verrà chiesto di pagare voi il costo del visto. Si tratta solo di un aspetto pratico, perché appena fuori dell’aerostazione incontrerete il vostro referente, che vi rimborserà il tutto. Vi consiglio di chiedere preventivamente il costo esatto, perché capita spesso che l’addetto si “distragga” e vi dia un resto inferiore, soprattutto se, come di solito avviene, pagherete in euro. Il resto sarà comunque in lire egiziane.
Sistemazioni adeguate?
Due parole su coloro che hanno paura che il prezzo contenuto comporti sistemazioni scadenti. A titolo di esempio io, al Cairo, ho alloggiato al “The Oasis Hotel“. L’albergo ha ristorante self service con ogni ben di Dio, compreso cuoco che vi può preparare qualcosa di personalizzato, bar con intrattenimento musicale serale, ampie sale climatizzate, grande piscina ben tenuta a fianco del bar, nutrito personale a tutte le ore del giorno e della notte, con dotazioni di sicurezza da far invidia a una caserma, ampia sala all’aperto con mega schermo TV.
In proposito pare che in Egitto il calcio sia molto seguito e, come spesso accade, conoscono bene le squadre italiane. Le camere sono distribuite in orizzontale su un’ampia superifice piena di giardini curatissimi e non manca un bel laghetto. C’è anche una voliera con uccelli esotici. Nella hall troverete una sportello ATM (bancomat). Per chi è stufo dei sapori egiziani c’è anche un ristorante italiano. Se non vi basta allora siete abituati molto bene e vi consiglio il pacchetto Premium.
Riguardo alla nave, la mia aveva ampie camere con bagno privato e parete finestrata, che consentiva di muoversi vedendo scorre il corso del Nilo. Pasti self service con tutto ciò di cui si può avere bisogno, salvo ovviamente una certa dominanza di sapori locali. Ampia sala soggiorno comune. Ampissimo ponte superiore con abbondanti posti a sedere, sia sotto protezioni dal sole, che senza. Piscina con dotazioni e sdrai. Reception con personale incravattato sempre presente. In ogni caso potete vedere la lista delle navi al momento della prenotazione e, volendo, controllarne le caratteristiche, facendo una ricerca.
Link dei tour proposti.
Di seguito i link per accedere alle prenotazioni. In proposito mi permetto di aggiungere che, come chi legge i miei articoli sa, non mi preoccupo molto di inserire link commerciali. Molti dei miei articoli non ne hanno proprio. Questa è uno di quei casi che credo meriti di essere segnalato.
Se la cosa fosse di vostro gradimento vi prego di utilizzare i link che trovate qui per accedere alla piattaforma di prenotazione. Per voi non cambierà assolutamente nulla, ma a me arriverà un piccolo contributo che mi aiuterà nella gestione del blog.
Naturalmente potrete combinare a vostro piacimento i tour proposti e confezionare il vostro viaggio in Egitto secondo le vostre esigenze. Per esempio potrete inserire le località di mare, fare solo la crociera se, per esempio siete già stati a visitare Il Cairo o magari farne due ecc.
Tour di otto giorni: Tour completo dell’Egitto, 8 giorni con tutto incluso.
Tou di undici giorni: Egitto al Completo + lago Nasser.
Tour di undici giorni, con alcuni giorni di relax sul Mar Rosso: Tour completo dell’Egitto + Mar Rosso, 11 giorni con tutto incluso.
Sul sito della Civitatis, che conosco ormai da molti anni e non potrei trovarmi meglio, troverete anche molti altri pacchetti per organizzare il vostro tour in Egitto.
Se trovate qualcosa di più conveniente, fatemelo sapere. Sono proprio curioso di vedere chi ci riesce.
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