
Descrizione della scalata del Gran Sasso, secondo la cosiddetta via Direttissima e discesa per la panoramica via delle Creste.
Cominciamo.
Il Gran Sasso è la più alta montagna italiana a sud delle Alpi. Non si arriva ai 3000 m e anche più che sono così frequenti nella catena maggiore, ma la sua scalata non ha nulla da invidiare a quella di molte montagne dolomitiche ben più alte.
La montagna è bella e divertente. Per la maggior parte del percorso, durante la scalata, si ha una panoramica pressoché completa dei vari sentieri e dei punti di riferimento. Pertanto perdersi è difficile, a meno che non ci trovi completamente avvolti dalle nubi.
Cercherò di fornirvi le informazioni utili per pianificare l’escursione, indicandovi le differenze fra le varie alternative possibili.
Quelle di cui vi parlerò sono i percorsi che partono dal lato sud, ovvero da Campo Imperatore. Ve ne sono altri dal lato opposto, sul versante rivolto verso l’Adriatico. Da sud le vie ufficiali sono tre:
- la via Normale,
- la via delle Creste,
- la Direttissima.
La prima è quella più facile, senza particolari difficoltà, alla portata di tutti. Il percorso è più lungo, ma si procede più speditamente, proprio per la mancanza di tratti che richiedono attenzione.
La seconda in realtà è solo una variante parziale della prima. In altre parole, coincide per quasi tutto il percorso con la via Normale, salvo l’ultimo tratto prima della cima, dove si sposta sulle creste che precedeno il Corno Grande, invece di aggirarle a nord. Questo tratto è più impegnativo, ma più interessante.
La terza è la più diretta e rapida, ma anche la più impegnativa, con tratti di arrampicata pura.
Tutte e tre arrivano al Corno Grande (2912 m), che coincide con la massima vetta del Gran Sasso. Vicine e ben visibili ci sono le altre due cime: la Vetta Orientale e quella Centrale, entrambe appena meno alte del Corno Grande. Tutte e tre le vie partono da Campo Imperatore.
Campo Imperatore.
Questo è il naturale e obbligato punto di partenza per chi affronta la scalata del Gran Sasso da sud. Grazie ai suoi circa 2132 m, consente di ridurre il dislivello da superare per raggiungere la cima a soli 780 m, fattibili tranquillamente in tre ore.
Per arrivare a Campo Imperatore ci sono due modi. Il primo è l’utilizzo della Funivia del Gran Sasso. Il secondo è in auto, spostandosi verso est, in modo da risalire la montagna dalla parte che presenta minori pendenze.
Per prendere la funivia occorre arrivare al paese di Fonte Cerreto. Questa soluzione consente di evitare parecchi chilometri di strada e il numero delle corse non dovrebbe prolungare l’attesa oltre i 20 minuti. Il costo è di una decina di euro per persona.
Utilizzando l’auto si deve proseguire per una decina di chilometri verso est, per poi risalire la montagna verso ovest fino all’arrivo. Oltre il carburante, c’è il costo del parcheggio, pari a 5 euro per auto.
La scelta fra le due opzioni è soggettiva.
La prigionia del Duce.
Come in qualunque altro luogo, è buona cosa conoscerne la storia. Campo Imperatore fu uno dei luoghi dove fu detenuto Benito Mussolini dopo l’armistizio con gli alleati. Per volere personale di Hitler, il Duce fu liberato, dopo un fallito tentativo all’isola della Maddalena in Sardegna. In quel caso Mussolini era stato appena trasferito appunto sul Gran Sasso.
Il luogo sembrava perfetto, per la mancanza di strade e per l’isolamento del luogo. In effetti l’unica via utilizzabile allora era la funivia.

Ma i tedeschi riuscirono a capire dove era detenuto il capo del fascismo ed organizzarono la sua liberazione. Il 12 settembre 1943, pochi giorni dopo l’armistizio, 10 alianti con un centinaio di paracadutisti tedeschi atterrarono a Campo Imperatore, con non poche difficoltà, visto che non c’era una pista. Due infatti e si danneggiarono irreparabilmente e furono dati alle fiamme. Nonostante le difficoltà per la ripartenza, il Duce fu trasferito prima a Pratica di Mare con un aereo leggero e poi a Vienna e infine a Monaco.
Le ricostruzioni successive dimostrarono che Mussolini non fu liberato con la forza, ma ceduto in base ad accordi precedentmente presi. Evidentemente non si voleva che cadesse in mani alleate.
Scalata del Gran Sasso – La Direttissima.
Il sentiero che parte da Campo Imperatore, passa vicino all’osservatorio ed è comune ai tre percorsi. Si trova subito il bivio che a destra indica il sentiero 101 verso il Corno Grande. Proseguendo dritti si arriva invece al rifugio Duca degli Abruzzi, dal quale si può comunque ritornare sul sentiero di salita.

Il primo tratto è a mezzacosta e risale la cresta, sulla quale si trova il rifugio, fino alla sella dell’Aquila. Qui si ricongiunge con il sentiero che proviene dal rifugio. Su questo, dopo circa 200 m, troviamo il bivio che ci obbliga alla scelta del percorso (42° 27′ 20″ N 13° 33′ 35″ E – 2317 m). A sinistra la via Normale e quella delle Creste (n° 103). A destra la Direttissima (n° 104), oltre che la salita al vicino monte Aquila.

Bivio per il monte Aquila.
Si prosegue salendo fino al vicino bivio che a destra porta al monte Aquila (42° 27′ 31″ N 13° 33′ 47″ E – 2415 m). La cresta di sommità del Gran Sasso è già ben visibile e appare ripida e impegnativa più di quanto lo sia in realtà. Lasciamo a destra il monte Aquila e puntiamo dritti verso la parete.
La salita si fa sempre più ripida e si fa un po’ di fatica a raggiungere il cosiddetto Sassone. Un grosso masso, vicino al quale si deve passare e che fa da riferimento (42° 27′ 55″ N 13° 33′ 52″ E – 2562 m).

Bivio per il bivacco Bafile.
Ancora un po’ di salita e si arriva al bivio che porta al bivacco Bafile, con un tratto in ferrata (n° 104). Si prosegue in salita sul sentiero 154 per il Corno Grande. La ferrata Bafile è molto apprezzata e mi risulta che il bivacco sia ben attrezzato e vi si può tranquillamente dormire. Non ci sono stato, ma mi dicono che goda di una splendida vista.

Da questo punto la salita diviene spesso arrampicata. Non occorre attrezzatura da ferrata, ma è assolutamente opportuno indossare il caschetto protettivo perché in diversi punti ci si trova su pareti ripide, al di sotto di altri escursionisti che si trovano più in alto. La caduta di sassi non è rara.
Fra le difficoltà vi sono un paio di brevi “camini” e un paio di punti dove si fa fatica a trovare appigli. L’attenzione è d’obbligo, ma seguendo le solite regole dell’arrampicata, grossi problemi non ce ne sono.
La scalata del Gran Sasso per la via Direttissima ha il vantaggio di ridurre il percorso di parecchio. Il dislivello totale poi non è molto e quindi si arriva in cima prima di quanto ci si aspetti.

Scalata del Gran Sasso – La via delle Creste.
Per la discesa io preferisco evitare i tratti in arrampicata, perché comportano sempre maggiori difficoltà rispetto alla salita. La via delle Creste però non ha pareti verticali ed è assai più divertente del semplice sentiero della via Normale.
Per scendere evitando la Direttissima occorre prendere il sentiero che appare a destra guardando il punto dal quale siamo saliti. Dopo pochi minuti si trova il bivio. A destra la Normale (n° 154) e a sinistra le Creste (n° 154A). Il Gran Sasso è spesso avvolto dalle nubi anche se la giornata non minaccia pioggia. Tuttavia sono nubi in continuo movimento e in diversi momenti si può apprezzare il panorama in diverse direzioni. Diciamo che si vede tutto, ma non tutto insieme.

La via delle Creste è piacevole perché si ha sempre una completa vista su ambo il lati della montagna. Vi sono alcuni passaggi che richiedono attenzione, ma per il resto basta avere le gambe in forma.

Ritorno sulla via Normale.
Finito il tratto in cresta, si ritorna sul sentiero della Normale e, se amate le ferrate, qui c’è la ferrata Brixio (n° 150), che si dirige verso il Corno Piccolo, dal quale volendo si può comunque ritornare verso il Corno Grande, riprendendo il sentiero 103.

Siamo sulla Sella del Brecciaio a 2506 m. Fate attenzione che le carte indicano la Brixio con il n° 150, mentre i cartelli riportano il n° 103. In ogni caso non è facile sbagliare.
Passata la sella si ha una vista completa del tratto che ci separa dal bivio dove siamo passati all’andata, sulla sella del monte Aquila.
Prima di arrivarci troviamo la deviazione sulla destra che porta al rifugio Garibaldi, lungo il sentiero 101. Il resto è lo stesso percorso dell’andata.
Informazioni generali.
Per informazioni generali, potete visitare il sito ufficiale del Parco del Gran Sasso e i monti della Laga.
Se invece vi interessano altre belle escursioni in Italia, al di fuori delle Alpi, potete leggere l’articolo: Le due migliori escursioni nel Parco del Pollino.
Per il resto, come per tutte le escursioni in montagna, è opportuno dotarsi di una buona cartina con indicazine dei vari sentieri. Consiglio la carta dei sentieri 1:25.000 edita dal Club Alpino Italiano.
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