
Più che una guida, una serie di spunti per invogliare la visita di quello che è letteralmente un patrimonio dell’umanità: i Sassi di Matera.
Cominciamo.
Pochi non conoscono i Sassi di Matera, ma capita che in molti non ne conoscano a sufficienza la storia e soprattutto quanto possano affascinare e coinvolgere il visitatore.
Dare indicazioni sui migliori percorsi da seguire per la visita dei Sassi, a mio avviso, non ha alcun senso. Uno degli aspetti più belli di questi si trova proprio nel perdersi fra le viuzze e lasciare che il caso vi faccia scoprire gli angoli più suggestivi. Cercherò comunque di fornirvi alcune indicazioni utili per ottimizzare la visita.
I Sassi di Matera: conosciamoli.
Cosa sono?
Innanzitutto è bene dire cosa i Sassi NON sono. Non si tratta di borghi abbandonati, come ve ne sono diversi nel Cilento. Non è archeologia, come nel caso di Paestum, perché i sassi sono stati abitati in epoca moderna e oggi hanno scoperto nuova vita. Quello di cui si sta parlando è una testimonianza di un insediamento umano che fa parte della storia di questi luoghi.
Perché si parla di “Sassi”?
Con questo nome si intendono i due quartieri del centro storico di Matera, costituiti da architetture rupestri tipiche della Murgia. I quartieri sono il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano, ma a mio avviso ha poco senso considerare i Sassi divisi in due quartieri. L’area è unica e le caratteristiche identiche.
Per architetture rupestre si intendono tutti quei locali ricavati in tutto o in parte mediante lo scavo di cavità nelle rocce, o sfruttando le cavità naturali di queste. Questa tecnica è molto diffusa nell’area di Matera e trova importanti testimonianze nel vicino Parco delle Murgia Materana, che non vi potete perdere se vi trovate da queste parti.
Storia.
L’area è stata abitata fin dal Paleolitico. Le testimonianze degli insediamenti sono distribuiti su entrambi i versanti del Torrente Gravina e anche nei dintorni. Per millenni gli abitanti del luogo hanno vissuto nelle grotte scavate nella roccia calcarea, passando dall’uomo preistorico alle tecniche delle civiltà rupestri di epoca medievale. Le cavità sono aumentate di numero, sono state rimodellate, collegate fra loro e ampliate con manufatti esterni, fino a costituire un nucleo cittadino. Il tratto interessato da queste costruzioni è infatti esteso per oltre un chilometro lungo le pareti del torrente.
La particolarità dei Sassi è però quella di aver mantenuto il tipo di vita pressoché preistorico fino alla prima metà del novecento. Uomini e animali hanno convissuto negli stessi ambienti, in condizioni igieniche terribili, praticamente ignorati dal resto del mondo. Mentre i viali delle città europee si illuminavano grazie alla corrente elettrica e le prime reti di telefoni cominciavano a diffondersi, mentre in Europa si diffondevano la radio, il cinema e le automobili, decenni dopo gli sfarzi della “Belle Epoque”, nei Sassi di Matera i bambini dormivano insieme agli animali, in ambienti dove parlare di salubrità non aveva alcun senso.
Carlo Levi e il suo “Cristo si è fermato a Eboli”.
Fu lo scrittore Carlo Levi a scoprire e denunciare la vita nelle grotte, facendo emergere quella che poi fu definita “la vergogna d’Italia“. Mandato al confino in Basilicata a causa della sua attività antifascista, ebbe occasione di visitare i Sassi di Matera e ne fu scioccato. L’esperienza lo spinse a scrivere il famoso “Cristo si è fermato a Eboli“, con il quale raccontò lo squallore della vita nelle grotte, che lo portò a paragonare i Sassi a un girone dantesco.
Come sempre i politici accorrono quando la cosa fa notizia, stimolati non dal fatto in se, ma dallo sdegno che aveva provocato. Così nel dopoguerra fu deciso un piano di risanamento dei Sassi, che portò al loro svuotamento, con trasferimento dei suoi abitanti in nuove abitazioni, costruite nella pianeggiane parte superiore della città.
Per fortuna in epoca successiva fu deciso il recupero di questo straordinario patrimonio, portandolo a quello che rappresenta oggi, ovvero un museo a cielo aperto, una eccezionale testimonianza di civiltà passate, un significativo esempio di insediamento umano. Con motivazioni di questo tipo nel 1993 i Sassi di Matera sono stati dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Come muoversi fra i Sassi di Matera.
Come detto, la cosa migliore per apprezzare maggiormente questi luoghi è perdersi fra le viuzze senza un percorso preciso. Ogni angolo sarà una piacevole sorpresa. Ogni scala apparirà diversa dalle altre. Dal momento però che di scale a Matera ce ne sono proprio tante, vi consiglio di seguire un orientamento di massima per non passare e ripassare più volte negli stessi punti. Per esempio spostatevi subito sul lato destro e poi, con percorso casuale, dirigetevi sul lato opposto.
Annotatevi le cose più interessanti in maniera da non saltarle, ma non andatele a cercare; le troverete comunque. Non muovetevi in fretta, ma fermatevi ad apprezzare i particolari. Ci sono persone che non si rendono conto che stanno camminando sopra la copertura di una chiesa, o che un edificio è solo in apparenza costruito all’esterno, ma è in realtà quasi interamente scavato nella roccia.
Non limitatevi a gironzolare, ma entrate negli ambienti aperti al pubblico, in molti dei quali c’è personale che può dirvi molte più cose di quelle che potete immaginare, come per esempio la storia dei timbri del pane, descritti più avanti.
Per la visita delle principale chiese esiste un biglietto cumulativo. Consiglio sicuramente di farlo e di non saltarne nessuna.
I Quartieri di Matera.
I l nome “Sassi” non deriva dalle abitazioni scavate nella roccia, che sono chiamate così, ma dal fatto che sono costituiti da due quartieri: il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso. Questi due nomi derivano dall’orientamento per il primo, rivolto verso Bari e dalla forma a “cavea“, ovvero a gradinate, per il secondo.

In mezzo ai due si trova il quartiere della Civita, collocato in posizione dominante, dove è presente la cattedrale. La parte superiore della città di Matera, è invece detta “al Piano“, per la superficie maggiormente pianeggiante che la caratterizza.
Da non perdere.
Le cose da vedere sono decisamente molte e vi ripeto che la cosa veramente da non perdere è il complesso stesso dei Sassi, le sue caratteristiche e la sua storia. Vi indicherò comunque gli edifici che ritengo costituiscano delle tappe obbligate della visita. Ne approfitto per dire che una visita dei Sassi di Matera fatta di corsa semplicmente non ha alcun senso. Come detto, ci sono stato due volte e vi assicuro che vorrei tornarci. Il tempo che dovrebbe essere dedicato a questo luogo è di almeno una giornata piena.
Chiesa di Santa Lucia alle Malve.
Se non si sta attenti, questa chiesa può anche sfuggire all’attenzione del visitatore. L’ampia superficie semipiana posta sopra la chiesa, in buona parte su rocce affioranti è spesso piena di turisti dediti a fotografare il paesaggio. Non si ha assolutamente l’impressione di trovarsi sopra questo edificio. L’ingresso, rivolto verso la Gravina, non è visibile se non si scende nello stretto corridoio davanti a questo. Anche le aperture non fanno certo pensare a un edificio religioso con spazi interni nemmeno troppo piccoli.

Peculiarità della chiesa è la presenza di affreschi di epoca medievale e il fatto che un’ampia parte dell’edificio è stata a lungo utilizzata come dimora, con tanto di cucina e stalla.
Chiesa di Santa Maria de Idris.
Vicina alla precedente c’è la chiesa di Santa Maria de Idris. Posta in posizione dominante sullo sperone roccioso che domina il Sasso Caveoso, è interamente scavata nella roccia. I pochi inserti in muratura quasi non si notano e sono comunque allineati con le pareti rocciose. Non è ricca di affreschi, ma la posizione consente una vista a 360°.
La chiesa è riprodotta nella foto in testa all’articolo.
Chiesa di San Pietro Caveoso.
Questa è l’unica chiesa dei Sassi non scavata nella roccia. Oltretutto il rifacimento della sua facciata in stile barocco, avvenuta nel settecento, gli conferisce un aspetto “normale”, che in questo luogo appare strano proprio perché tale.

Sia all’interno che all’esterno ha l’imponenza di una moderna basilica, ma gli studi effettuati hanno mostrato che anche questo edificio ha un’origine di chiesa rupestre. Purtroppo i numeorsi rifacimenti subiti, come per tutte le chiese dei Sassi di Matera, in questo caso hanno comportato una nuova costruzione realizzata sopra l’originario impianto rupestre, che oggi si trova sotto il pavimento della chiesa.
Altre particolarità dell’edificio sono la grande piazza davanti alla facciata, decisamente inusuale per questi luoghi, e la posizione a ridosso del torrente Gravina, che lo pone anche in posizione panoramica.
Santa Maria de Armenis.
Questo luogo di culto ha le pareti interne quasi interamente rivestite in muratura, così come la facciata. Solo in un paio di punti sono state lasciate a vista le superfici rocciose della prima realizzazione. Gli archi delle volte denunciano i diversi stili dovuti a rifacimenti e ampliamenti in epoche diverse. In effetti l’edificio è fra quelli che meglio testimonia il succedersi degli interventi interni ed esterni, durante la sua storia.

Purtroppo gli affreschi presenti sono molto deteriorati, ma c’è un’altro aspetto che impone di fermarsi a visitare l’edificio: l’esposizione di alcuni timbri del pane, dei quali si possono avere molte informazioni da parte dall’addetto che troverete all’ingresso.
I timbri del pane.
Si tratta di una curiosità della quale non ero a conoscenza. Deriva dall’abitudine che aveva la gente del luogo di portare il pane al forno comune, almeno fino al secolo scorso. In effetti la presenza di soli due forni comportava che ciascuna famiglia preparasse in proprio l’impasto del pane, ma che poi veniva cotto insieme a quello di tutti gli altri abitanti. Sorgeva il problema di riconsegnare ciascun pane al suo legittimo proprietario.

La soluzione scelta fu quella di “timbrare” prima della cottura ogni forma con dei caratteri che identificassero il proprietario. Questi erano delle semplici iniziali ma, per facilitare il riconoscimento, il “timbro” era in legno con la forma che riproduceva una figura collegata al soggetto interessato. Poteva essere raffigurata praticamente ogni cosa, da animali a persone, da oggetti a elementi decorativi. Una persona poteva essere associata alla sua figura in tanti modi.
L’uso dei timbri del pane si allargò poi a significati simbolici, come la fertilità (per es. figure femminili), virilità (per es. il gallo), o di buon auspicio per un previsto matrimonio. In questo caso era considerato un pegno d’amore, conservato dalla donna o restituito se lo spasimante veniva respinto.
Anticamente i timbri erano in legno e pare che venissero scolpiti dai pastori perché avevano molto tempo libero nel loro lavoro. Successivamente si diffusero quelli in metallo. In ogni caso costituiscono un elemento importante della cultura e della storia di Matera.
Chiesa di San Pietro Barisano.
Questa è ritenuta uno degli edifici più interessanti dei Sassi di Matera. La sua prima realizzazione è di epoca medievale, mentre la facciata, con una particolare croce trilobata, è della fine del settecento. Infatti nel corso della sua storia la chiesa ha subito numerosi interventi di vere e proprie ristrutturazioni. Anche il campanile, realizzato in posizione separata e successivamente rinforzato, conferma i lavori in diverse epoche.

Le opere d’arte presenti all’interno sono state in buona parte portate altrove, quando si è ritenuto di spostare le cerimonie in un ambiente più salubre, o trafugate durante il periodo di abbandono. Restano comunque diversi arredi e affreschi, alcuni dei quali recuperati recentemente. In ogni caso questa è la chiesa che meglio mostra il passaggio dalla prima realizzazione, come chiesa rupestre, agli ultimi interventi in chiave moderna.
Casa Noha.
Si tratta di una casa donata al FAI dai proprietari che l’abitavano. Il Fondo per l’Ambiente l’ha trasformata in un interessantissimo centro per la conoscenza della civiltà dei Sassi. Viene proiettato un filmato che consente di immergersi nella storia della città e comprenderne a fondo le caratteristiche.
Casa Cava.
Casa Cava è oggi è un centro culturale dove si possono assistere a diversi eventi, ma la visita è da non perdere comunque perché gli ampi spazi interni e le preziose informazioni della guida che vi accompagnerà sono forse il modo migliore per comprendere la logica degli scavi, perché è proprio qui che veniva estratto il tufo poi usato nelle costruzioni dei Sassi di Matera.
Dopo il periodo di estrazione dei blocchi di tufo, il sito fu abbandonato prima e usato come discarica successivamente. Oggi è una sorta di teatro sotterraneo, realizzato con attenzione dei dettagli, come il colore dei sedili, senza trascurare l’acustica.
La Cattedrale.

La cattedrale domina la Civita per la sua posizione, ma anche per l’imponenza della facciata e del campanile. L’edificio contrasta con le antiche chiese rupestri che lo circondano per la sua sontuosità e modernità. Gli interni sono ricchi e abbondantemente decorati a testimonianza che questo è il luogo di culto attualmente utilizzato dagli abitanti.
L’esterno è comunque ben inserito nel contesto, grazie all’uso del medesimo materiale, mentre gli interni presentano numerose opere d’arte e pregiati decori. Capitelli scolpiti, preziose tele medievali e rinascimentali, legni intagliati e affreschi bizantini, sono tutte dotazioni della chiesa.
Durante gli ultimi lavori di restauro, sotto il pavimento della cappella di sinistra, sono state scoperte due cappelle affrescate, forse appartenenti al monastero benedettino sopra il quale fu edificata la chiesa.
Il Palombaro Lungo.
Questo costituiva la cisterna per l’approvvigionamento idrico della parte della città situata al di sopra dei Sassi. Questi infatti seguivano la tecnica dei “vicinati“, ovvero alcune abitazioni raccolte intorno a una piazzetta con al centro il pozzo. Costituivano il fulcro della vita sociale basata sulla solidarietà e sulla collaborazione.

Il Palombaro Lungo è posizionato sotto piazza Vittorio Veneto, sul “Piano” di Matera, ovvero il quartiere barocco adiacente ai Sassi, del quale questa piazza costituisce il cuore e il punto di ritrovo degli abitanti.
L’acqua veniva raccolta sia dalle precipitazioni meteoriche, che prelevata da una sorgente presente in quel punto. Il legame con i Sassi c’è comunque per la ramificazione della rete di raccolta delle acque che è intrecciata con quella di quest’ultimi.
La visita consente di esplorare la rete di grotte e gallerie, la cui progressiva unione ha portato la capacità di raccolta a 5000 metri cubi di acqua.
I Sassi e il cinema.
Un posto come questo non poteva che attirare il mondo del cinema. Trovare un allestimento a cielo aperto di questo calibro non è certo facile. Nei Sassi di Matera sono state girate scene dei seguenti film.
- La Passione di Cristo, di Mel Gibson, che ritenne il luogo perfetto per ricreare l’antica Gerusalemme.
- Il Vangelo secondo Matteo, di Pier Paolo Pasolini.
- Non poteva mancare Cristo si è fermato a Eboli, di Francesco Rosi.
- Ben Hur, di Timur Bekmambetov.
- Come in diverse altre località italiane, sono state girate qui alcune scene di Wonder Woman, di Patty Jenkins.
Come arrivare e quando.
Di solito a Matera si arriva in auto. Non c’è un aeroporto e pochi utilizzano gli autobus. Volendo c’è il servizio delle Ferrovie Appulo Lucane, con stazione centrale in piazza Matteotti, che prevede collegamenti con Potenza e Bari. In quest’ultima città c’è l’aeroporto più vicino, distante circa un’ora di auto.
Se arrivate con questo mezzo, vi consiglio di utilizzare il parcheggio posto all’incrocio fra via Lucana e via Vena, con ingresso su quest’ultima. Ce ne sono altri, ma questo mi sembra la soluzione migliore. Vicino ai Sassi, raggiungibile tramite la centrale via Lucana, con costo contenuto (0,5 euro/ora) e dotato di molti posti. Proprio davanti c’è il chiosco informazioni per i visitatori.
Parcheggiate lì e da via Vena andate a piedi in via Lucana, girate a destra su questa e imboccate la prima a sinistra (via Duni). Arriverete nella piazzetta davanti al Museo Nazionale di Arte Medievale. Di fianco a questo c’è una comoda discesa nell’area dei Sassi. La strettoia iniziale che poi si apre improvvisamente sullo spettacolo dei Sassi, vi amplificherà l’emozione della vista dei luoghi.
Il ponte tibetano.
Per la verità c’è un’altro modo di arrivare che di fascino ne ha da vendere, ovvero attraverso il ponte tibetano che attraversa il torrente Gravina. Per arrivare da lì dovete però portarvi sull’altro versante di questo, nel Parco della Murgia. Qui dovrete percorrere circa un chilometro a piedi per portarvi al belvedere posto di fronte al Sasso Caveoso. C’è una strada che arriva lì, ma l’accesso è consentito solo ai mezzi autorizzati che portano i turisti. Se partecipate a visite guidate ne potrete usufruire.

Dal belvedere dovrete scendere fino al ponte tibetano che è posizionato molto in basso per ridurne la lunghezza. Superato il ponte potrete risalire il fianco del torrente, con arrivo nella piazzetta che costituisce la punta estrema del quartiere Civita verso il torrente Gravina. Ovviamente dovrete mettere in conto lo sforzo fisico necessario e vi sconsiglio assolutamente di farlo sotto il sole estivo.
Quando andare.
Se effettuerete la visita in estate ci sarà il problema del caldo. La prima delle due volte che ci sono stato era luglio e il caldo mi stava massacrando. Dovevo fermarmi regolarmente all’ombra per riprendermi. Quindi mi sento di dire che il periodo estivo è sicuramente da evitare.
Se proprio ci capitate in questo periodo scegliete le parti iniziali o finali della giornata. Lo so che si cerca sempre di sfruttare il tempo, ma quando la sofferenza prende il sopravvento si finisce con rinunciare o non apprezzare quello che si va a vedere. Questa è una visita alla quale dedicare tempo e da pianificare con calma.
Ci sono tornato alla fine di ottobre e vi assicuro di aver comunque sofferto il caldo. Fate il possibile per evitare la pioggia, ma scegliete mesi come ottobre, novembre e la parte iniziale della primavera.
Visite guidate.
Come in pochi altri casi mi permetto di consigliarvi una visita guidata. I Sassi di Matera non si possono apprezzare senza adeguate informazioni che troverete già pronte utilizzando una guida. Non rischierete di saltare qualcosa di importante e ottimizzerete il tempo speso.
La prima soluzione è partecipare a una visita della città, con guida abilitata.
La seconda è una tour privato, con guida solo per voi.
Per una vista più che spettacolare sui Sassi e sul Parco della Murgia, potete fare un volo un mongolfiera. Chi ha precedenti esperienze sa quali emozioni si possono provare potendo ammirare dall’alto capolavori della natura o dell’uomo. Il tutto senza il disturbo del rumore di motori, eliche e simili. Solo emozioni pure. Provate questo Giro in mongolfiera su Matera.
Sempre un’ottima scelta è dotarsi di una tessera turistica con diverse attrazioni già incluse.
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