
Un giro dell’Islanda in fuoristrada è la scelta migliore per andare alla scoperta di questo affascinante paese. Un viaggio avventuroso che, come tale, richiede la raccolta di alcune informazioni preliminari e una buona preparazione. Cercherò di darvi il mio contributo, proponendovi un percorso ideale che tocca tutte le principali attrazioni del paese del ghiaccio, che poi così freddo non è.
Cominciamo.
Il percorso proposto è quello classico e per certi versi obbligato, visto che l’unico modo per visitare tutto il paese è fare il giro completo. Le strade interne sono poche e tutte adatte ai fuoristrada, spesso su percorsi estremi. Chi viene proprio per questi, avrà programmi diversi, ma chi viene per le attrazioni usuali, più o meno farà lo stesso giro.
Ovviamente cosa inserire e cosa scartare dipende dalle preferenze di ognuno e dai soliti aspetti che condizionano ogni viaggio: il tempo e il budget. Il percorso proposto richiede circa due settimane di permanenza ed è antiorario, ma percorrendolo al contrario non cambia quasi nulla.
L’uso del fuoristrada è consigliato, ma non necessario, a meno che prevediate di percorrere la F249, per arrivare a Þórsmörk, all’estremità nord del sentiero Fimmvðuhàls. Diverse altre strade indicate in questo articolo consigliano l’uso del fuoristrada, ma possono essere percorse da veicoli normali, ammesso che siano in grado di superare le ripide pendenze che si incontrano.
Islanda in fuoristrada: Anello d’Oro e dintorni.
Siamo nella parte più famosa e turistica dell’Islanda. Vicina alla capitale e con una buona viabilità, che in questo paese è tutt’altro che scontata. Insomma una specie di tappa obbligata del viaggiatore, alla quale quasi nessuno rinuncia.
L’Anello d’Oro.
Come ho scritto altre volte, lasciatemi togliere il pensiero, dicendo subito che il super mitico e imperdibile Anello d’Oro, decantato e glorificato in ogni guida e depliant pubblicitario, per il sottoscritto è talmente poco interessante che è quasi da definirlo “saltabile”.
Lo so, sono anticonformista e questo si vede sempre. Ma analizziamo razionalmente cosa offre questa famosissima attrazione.
- Il famoso Þingvellir è il luogo dove fu fondato uno dei più antichi parlamenti europei, l’AlÞing. Si, è vero, peccato che oggi ci sia solo una chiesetta e qualche edificio, l’uno più insignificante dell’altro, che nessuno (è vero!) viene a vedere, anche perché non c’è proprio nulla da vedere.
- C’è la cascata Oxarfoss. Certamente ed anche carina, ma con tutte le cascate stupende che ci sono in Islanda, questa al massimo è solo una delle tante, fra quelle meno interessanti.
- Ci sono dei bei laghetti, con tanta erbetta verde e dei ponticelli carinissimi. Vero, ma i laghetti si trovano in tanti altri luoghi dell’Islanda e per vedere giardini con ponticelli non vale proprio la pena di venire fino al circolo polare artico.
- A Silfra si possono fare le immersioni nella faglia fra due continenti. Signori, ma con tutti i paradisi per i subacquei che ci sono nel mondo, che senso ha esaltare quella che è a tutti gli effetti una pozza d’acqua in mezzo alle rocce. Pulitissima è vero, ma nulla di più. Anche il fatto che vi passi il confine fra America e Europa è più un mito che altro. Quel confine non è così definito e si può solo dire che si tratta di un’ampia area, senza delimitazioni precise. Fra l’altro anche nello stretto di Messina c’è il confine fra due placche continentali e noi non stiamo lì a sbanfierare la cosa.
Quindi il mio consiglio è di andare a Þingvellir per poter dire di esserci stati. Fatevi un giretto e poi andate a vedere qualcosa di più interessante. A proposito, se vi venisse voglia di fare il giro del lago Þingvallavatn, vi dico che l’ho fatto e l’unica cosa veramente carina è la chiesetta che vedete in testa all’articolo. Per me non ne vale la pena, considerando quanti luoghi splendidi ci sono in Islanda.
Questa è la mia opinione. Fate voi.
All’arrivo dovrete lasciare l’auto in uno dei parcheggi presenti. Per pagare di solito c’è il solito “QR code“, che piace tanto agli islandesi. Io ho provato a utilizzarlo due volte e poi ho perso la pazienza. Multe non me ne sono arrivate. Come ho già scritto, resto favorevole alle monetine. Semplice, rapido, si può fare anche se il telefono non c’è, non funziona, è scarico ecc. In ogni caso, se avete problemi potete pagare al centro visitatori o sul sito checkit.is o ottenere informazioni sul sito ufficiale del Þingvellir National Park.
Geysir e Strokkur.
Purtroppo anche per questi, mi tocca dire che non sono all’altezza della fama che li accompagna. Geysir è famoso perché ha dato il nome a tutti i geyser del mondo, ma al momento è poco attivo e oltretutto in maniera molto irregolare. Strokkur invece erutta regolarmente ed ha un bello spruzzo, ma per chi è stato a Yellowstone sarà una delusione.
Pianificando il mio viaggio in Islanda pensavo di poter vedere geyser in continuazione, uno più bello dell’altro. In effetti ci sono, ma quelli più alla portata del turista, come Geysir e Strokkur, sono piccolini e inseriti in un’area geotermicamente attiva assai limitata. Qualche altra pozza di acqua in ebollizione e nulla di più. Nel paese vi sono molti altri punti “caldi”, ma quelli visitabili o comunque visitabili facilmente sono questi.
In ogni caso meritano la visita. Per andarci, dal Þingvallavatn, prendete la 365, poi la 37 e infine la 35, sempre procedendo verso nord est. L’ingresso all’area è libero e potrete parcheggiare davanti al ristorante, con negozio di souvenir, che si trova sull’altro lato della strada. Se decidete di comprare qualcosa, sappiate che i prezzi sono alti, come spesso accade in Islanda.
Gullfoss.
Sperando che abbiate letto fino qui, visti i miei commenti dissuadenti, vi dico che proseguendo sulla 35 si arriva a una delle cascate più belle del paese: Gullfoss. Imponente, maestosa e immeditamente raggiungibile senza dover camminare. Vi sono due punti di osservazione, entrambi assolutamente da utilizzare. Il primo è quello che si trova subito, appena lasciata l’auto. Per la verità si tratta di due postazioni molto vicine. Per il secondo c’è un breve e facile sentiero che porta sulle rocce vicinissime alla cascata (a sinistra nella foto).

Fate attenzione al fatto che, salvo ovviamente cambiamenti successivi, non vi è indicazione per la cascata, ma soprattutto non è indicata la strada che porta al parcheggio più comodo per andarci, senza dover scendere e risalire la lunga scalinata. In sintesi, di solito ci si arriva fermandosi all’ampio parcheggio davanti al solito negozio per turisti (con tanti articoli interessanti devo aggiungere).
Da qui per arrivare alla cascata si devono scendere le scale. Arrivati in fondo si scopre che c’è un parcheggio, dove si può arrivare semplicemente prendendo la stradina che si stacca dalla 35 più o meno 600 m prima.
Vi consiglio di prendere questa in auto e visitare la cascata. Dopo, riprendete l’auto e, se volete andare al negozio, ci arriverete in un attimo senza fare scale. Una volta che lo si sa, non è difficile individuare il punto dove svoltare. In ogni caso le coordinate sono: 64° 16′ 13″ N – 20° 08′ 05″ O.
Stong, Gjain e Haifoss.
Stong è una visita molto interessante e le cascate Gjain e Haifoss sono semplicemente stupende. Dedicategli un’intera giornata. Prendete la 32 verso nord est.
Þjóðveldisbærinn.
Quando arrivate al bivio per Stong, sulla 327 (64° 07′ 10″ N 19° 50′ 07″ O), non svoltate. Proseguite ancora per 200 m e girate a destra dove c’è l’indicazione Búrfellsstöð. L’indicazione è per la centrale elettrica, ma dopo 400 m girate a sinistra per il Þjóðveldisbærinn. In poco più di mezzo chilometro arriverete a un piccolo parcheggio, dove forse ci sarà qualche altro turista. Parcheggiate e salite a piedi per 200 m.
Troverete la ricostruzione di un’abitazione tipica vichinga, basata su quanto è stato rinvenuto a Stong. Si tratta di una serie di locali destinati a una famiglia numerosa. Tutto è stato ricreato con l’obbiettivo di far comprendere le reali condizioni di vita di chi abitava da queste parti qualche secolo fa.

Come prevedibile, data l’epoca a cui si fa riferimento, ovvero circa 900 anni fa, non erano disponibili le tecniche moderne e per proteggersi dal freddo l’unico modo era quello di eliminare le aperture il più possibile e creare dei generosi spessori di materiali che isolassero dall’ambiente esterno. L’edificio è in terra, con le uniche aperture costituite dall’ingresso e dal camino. Per dare coesione alle pareti, veniva utilizzato lo strato di terreno superficiale, ricco delle fibre delle piante che lo ricoprivano. Queste fibre svolgevano il ruolo delle moderne armature nel calcestruzzo e riducevano il dilavamento.
Per entrare va pagato il biglietto nella stanza che si trova appena entrati. Per una semplice visita dall’esterno non è richiesto, ma vi consiglio assolutamente di entrare. Vicino all’edificio principale c’è una chiesetta separata, che dimostra che la religiosità era diffusa già allora.
Stong.
Stong è in pratica l’edifico reale del quale quello che avete visto a Þjóðveldisbærinn è la riproduzione. Qui abitava un capoclan vichingo nel 1104, quando il vicino vulcano Hekla eruttò, coprendo l’area con uno strato di ceneri e lapilli. La casa fu distrutta, ma si creò l’effetto Pompei. Le fondazioni sono state preservate e oggi mostrano perfettamente come era disposta l’abitazione. Merita sicuramente la visita.

Per andarci tornate sulla 32 e ritrovate il bivio per Stong. Percorrete la decina di chilometri che vi separa dal parcheggio di Stong. Per la verità i punti dove si può lasciare l’auto sono due. Al primo troverete tutte le indicazioni e i cartelli esplicativi del sito archeologico. Se però proseguite di poco, arriverete al secondo, che è più vicino al sito. Non c’è molta differenza, ma si fa sicuramente prima.
Gjain.
Lungo il sentiero che sale al punto dove sono i ruderi, c’è un cartello che vi indica la deviazione per Gjain. Si può arrivare alla cascata anche proseguendo sulla strada, ma si arriva molto in alto. Il punto è comunque interessante e si ha una bella vista, ma è un’altra cosa rispetto ad andarci vicino. Si può anche scendere dal belvedere, ma la risalita risulterà assai faticosa e comunque si è dalla parte meno bella per apprezzare l’ambiente.
Quindi andateci prima da Stong, seguendo le indicazioni e il bel sentiero ottimamente curato. In poco tempo vi troverete in un bellissimo luogo pieno di fiori e di movimenti naturali dell’acqua. La cascata principale non è delle più grandi, ma è veramente molto bella. Fermatevi per apprezzare in pieno l’ambiente e non abbiate fretta.

In una cornice di colate di basalto, fiori e il verde tipico dell’Islanda, l’acqua si è sbizzarrita nel creare una ragnatela di rivoli grandi e piccoli, cascatelle e pozze di tutte le misure.
Dopo aver ripreso l’auto e arrivati sopra l’area della cascata, si ha una bella vista d’insieme di tutto questo.

Haifoss.
Riprendete la strada verso est. Purtroppo è molto sconnessa e obbliga a procedere lentamente. Dopo circa 4 km si trova il bivio per un breve tratto sterrato che riporta sulla 32. Non prendetelo. Proseguite sulla stessa strada che comincia un po’ a migliorare. Dopo una curva a 90° si dirigerà verso nord e vi porterà alla bellissima cascata di Haifoss. La troverete dopo una decina di chilometri dal bivio.
Come spesso accade in Islanda, le cascate sono più di una. Qui ce n’è una secondaria, anch’essa piuttosto imponente. La principale però, grazie ai suoi 120 m di altezza, ha creato una bella gola. Tutto intorno il terreno è prevalentemente roccioso e con poco verde, che di solito abbonda. Siamo su un altopiano che deve essere coperto di neve e ghiaccio per quasi tutto l’anno. Le superfici ancora innevate non mancano.
Guardando verso sud, la silhouette del vulcano Hekla domina l’orizzonte. Peccato per i molti tralicci delle linee elettriche, dovuti alla vicinananza di una delle numerose centrali elettriche.

Ritornate al bivio precedente e questa volta deviate a sinistra verso la vicina 32. Proseguendo ancora sulla 32 verso nord est si arriva al bivio con la 208. Questa è una delle strade “F” che attraversa il cuore selvaggio dell’Islanda. Percorrendola si possono ammirare:
- il cratere Hnausapollur,
- l’area selvaggia di Landmannalaugar, con sorgenti calde, fronti di colate laviche e montagne colorate,
- l’imponente gola Eldgjà, con la spettacolare cascata Ófærufoss.
Il problema è che quando si ha a che fare con le strade “F” il tempo vola via rapidamente. Percorrere la F208 fino al suo ricongiungimento con la 1 è sicuramente un’esperienza notevole, ma occorre dedicargli un’apposita giornata, che io non avevo.
Islanda in fuoristrada: il sentiero Fimmvðuhàls.
Questo è uno dei sentieri di montagna più belli del mondo. Vi consiglio assolutamente di prevederlo nel vostro programma, anche se non siete appassionati del genere. Vedrete un elevato numero di cascate, una più bella dell’altra, paesaggi da cartolina, tratti pieni di fiori come in un giardino curatissimo e, se il tempo sarà buono, un cielo azzurro come raramente capita. Camminerete in mezzo a cime innevate e passerete nel luogo dove è avvenuta la famosa eruzione che nel 2010 bloccò i voli di mezza Europa.
Trovate una descrizione completa del tragitto nell’articolo:
Il sentiero Fimmvðuhàls. Un’emozione imperdibile.
Islanda in fuoristrada: la costa sud e sud-ovest.
In questa parte dell’isola vi sono alcune cose molto interessanti da vedere, ma vi consiglio di fermarvi durante il trasferimento verso la parte est dell’Islanda, perché sono attrazioni che richiedono solo una fermata.
Dyrhólaey.
Questo posto è veramente bello e non va saltato assolutamente, nemmeno se, come è successo a me, ci capitate in una brutta giornata. In effetti quando mi sono fermato lì c’era un vento gelido, piovigginava e il paesaggio era continuamente occultato da banchi di nebbia.
Dyrhólaey è uno sperone roccioso che si protende verso il mare, mantenendo un’altezza da alcune decine di metri, fino a un centinaio. Anche con il cielo coperto si comprende quanto i panorami possano essere stupendi. Si possono ammirare le nere spiagge adiacenti fino a grande distanza. Sulle scogliere a picco sul mare nidificano gli uccelli marini. Davanti al promontorio alcuni faraglioni abbelliscono la scena. C’è anche un arco naturale, che si vede bene anche da Reynishverfi, 400 m più avanti.

Dalla 1, una ventina di chilometri dopo Skogar, imboccate la 218 con l’indicazione Dyrhólaey. Arriverete a un parcheggio con una struttura di accoglienza. Lasciate l’auto e prendetevi un po’ di tempo per ammirare bene il paesaggio. Non fatevi fermare dall’eventuale brutto tempo. Copritevi adeguatamente e andate comunque.
Provate le varie postazioni e poi tornate indietro di alcune centinai di metri e girate a sinistra sulla stradina che sale sulla parte più alta del promontorio. Arriverete a un punto dove ci sono viste ancora più belle. Girate intorno al faro e fermatevi ad ammirare le colonie di uccelli, l’arco naturale e i faraglioni. La spiaggia nera verso ovest sembra non finire mai.
Reynishverfi.
Ritornati sulla 1, riprendete la direzione est e, dopo circa 8 km, girate a destra sulla 215 con indicazione Reynishverfi. Percorrete i 6 km che vi separano dalla costa, passando davanti alla bella chiesetta di Reyniskirkja. Troverete un parcheggio vicino a un locale per i molti visitatori che si fermano qui. Lasciate l’auto e andate sulla spiaggia nera.
Descriverlo non è facile, perché si fa fatica a far comprendere che il posto, nella sua semplicità, è molto bello. Scogliere di basalto con canne d’organo con diverse inclinazioni, pulcinelle di mare che vi guardano dall’alto, grotte naturali, faraglioni e la bella vista dell’arco di Dyrhólaey.

Un luogo che piace molto ed è spesso pieno di gente, specialmente con il tempo buono. Molti ci passano la giornata. Il mio consiglio è di fermarvi quanto basta per apprezzarne la bellezza e poi proseguire.
Jökulsárlón.
Riprendete la 1 e attraversate il piccolo centro di Vik, dove potrete trovare il supermercato Kronan, se avete bisogno di acquistare qualcosa. Dopo potrete guidare per un paio d’ore senza trovare cose interessanti da giustificare la fermata. L’unica che vi consiglio è a Jökulsárlón.
La sua particolarità è che è un punto dove l’area permanentente ghiacciata più grande dell’Islanda si avvicina molto al mare. Lo scioglimento dei ghiacci ha prodotto delle lagune. In particolare il ghiacciaio Breiðamerkurjökull, ritirandosi continuamente, ha creato una grande laguna, dove in estate grandi iceberg si staccano dalla massa principale e si muovono lentamente verso il mare.
Fermandosi lungo le sponde della laguna si vedono iceberg che si urtano, si deviano reciprocamente, si spezzano producendo forti rumori e scivolano lentamente verso il mare, creando un paesaggio in continua mutazione. Questo spettacolo, grazie anche al fatto che siamo sulla strada principale, attira molte persone, che si fermano ad ammirare questo circo bianco.

Vi sono agenzie che organizzano escursioni in gommone all’interno della laguna, intrufolandosi nella parte più ricca di iceberg. Oppure, se avete tempo, potete concedervi l’affascinante esperienza dell’esplorazione della grotta di ghiaccio del ghiacciaio Vatnajökull. In un modo o nell’altro, non perdetevi questo spettacolo della natura e fermatevi a cercare le inquadrature migliori per le vostre foto.
Se avete tempo e cercate i paesaggi tipici dell’Islanda, con il faro affacciato sulle scogliere a picco sul mare, in un contesto selvaggio e spiagge di sabbia nera, provate il Tour della costa di Ingólfshöfði.
Pernottamento (area EST).
A questo punto non vi resta che arrivare dove avrete previsto di fermarvi per la notte successiva. Calcolando i tempi di percorrenza e le fermate, questo dovrebbe avvenire dalle parti di Djúpivogur. Spingersi oltre mi sembra troppo pesante per i chilometri da percorrere in una giornata. Prima potrete invece fermarvi a Hofn, che è una cittadina abbastanza grande da offrire tutti i principali servizi, fra i quali il supermercato Nettò.
Se vi fermate a Djúpivogur, vi consiglio di fermarvi al Framtid. Una vecchia struttura alberghiera con camere tradizionali e casette di legno, per chi preferisce l’autonomia. Tutto è un po’ vecchiotto e non c’è molta cura dell’estetica, ma le dotazioni funzionano, sono al posto giusto e il personale sa il fatto suo. Le casette sono in una tranquilla posizione vicino al porto. Vi potrete rilassare a guardare i gabbiani che gironzolano intorno alle barche e sulle banchine. Tutto il paese ha un’aria rilassata.
Islanda in fuoristrada: la parte est dell’isola fino a Húsavik.
L’estremità est dell’Islanda presenta una costa piena di fiordi. Da questo lato arrivano i traghetti che provengono dal continente. La 1 si sposta nella parte interna fino a Egilsstaðir e poi taglia direttamente verso Húsavík, sulla costa nord.
Hengifoss.
Lungo il percorso verso Húsavík, la 1 passa nell’area di interesse turistico intorno al lago Myvatn. L’unica attrazione abbastanza facile da raggiungere prima del lago è la bella cascata Hengifoss. Raggiungerla richiede solo una piccola deviazione e ne vale sicuramente la pena.
Da Djúpivogur, dopo una ventina di chilometri, proprio nella parte più interna della costa, nella gola del fiordo, deviate a sinistra sulla 939. La strada è più tortuosa e sterrata, ma vi farà risparmiare un bel po’ di chilometri. Finito il tratto su questa, ritornerete sulla 1.

Riprendetela in direzione Egilsstaðir fino al bivio con la 931. Girate a sinistra su questa e percorretela fino al ponte sul fiume che alimenta il lago. Subito dopo il ponte girate a sinistra. Poco più di mezzo chilometro e troverete il parcheggio della cascata.
Per arrivare a questa dovrete percorrere i circa 2 km in salita e superare il dislivello di circa 200m, ma ne vale sicuramente la pena. Durante il percorso vi sono diversi punti per fermarsi a fare foto. C’è anche una bella cascata intermedia, meno imponente, ma non meno bella, con l’acqua che sgorga dalle colate di basalto. Da non perdere.
La principale è sicuramente più “importante” ed è una delle più alte dell’Islanda. Purtroppo arrivarci sotto è molto difficile. Il percorso di avvicinamento è sempre più accidentato. Alla fine ci si trova a fare salti pericolosi in mezzo alle rocce e si deve rinunciare ad arrivare proprio nel punto di caduta dell’acqua.

Fra andata e ritorno vi andrà via una fetta della giornata. Dopo la visita, tornate indietro sulla stessa strada dell’andata. C’è anche una strada sulla sponda opposta del lago, ma ho avuto l’impressione che sia più scorrevole la prima. Ritornati sulla 1, riprendete il tragitto verso Húsavík.
L’area intorno al lago Myvatn.
Myvatn è un lago di origine vulcanica, ma è più che altro un’ampia zona con diverse cose da vedere e che, proprio per questo, attira molti turisti. Stazione di servizio, supermercato, molta gente in giro, insomma il classico luogo famoso.
Io non ho trovato il lago in se di particolare interesse, ma nei dintorni ci sono diverse cose che meritano la visita. La prima di queste è il vulcano Krafla.
Krafla.
Il vulcano si trova a 7 km dalla 1, deviando sulla 863 circa 6 km prima di arrivare alla strada che gira intorno al Myvatn. Si passa vicino alla centrale elettrica, anzi si passa proprio sotto le tubazioni che alimentano la centrale, e si arriva al cratere Viti (Inferno).

Questo cratere è ancora intatto perché è il frutto dell’ultima eruzione, avvenuta nel 1724. La strada porta proprio vicino al cono e in pochi minuti si sale a piedi sul bordo. Oggi la caldera è occupata da un lago. Volendo si può andare fino al lato opposto, che si trova più in alto, ma la vista è comunque completa anche senza camminare molto.
Leirhnjukur.
Tornando indietro per 1 km si trova una deviazione a destra che porta a un parcheggio. Lasciate l’auto e dirigetevi a piedi fino all’area vulcanica di Leirhnjukur. Per arrivarci occorre camminare per circa 1 km, ma ne vale la pena. Il tratto è orizzontale e non si fatica.
Leirhnjukur è una specie di campo di lava, ovvero un’area cosparsa di lava recente ancora fumante. Ovunque si vedono fuoriuscite di vapori caldi con relativo odore di zolfo. Non manca una superficie con acque in ebollizione. Ci sono numerosi percorsi e credo non valga la pena di girarli tutti, perché quello che si trova è spesso molto simile.

Dai punti più alti si ha una visione dell’area circostante, completamente cosparsa di colate di lava nera. Si ha sempre la netta sensazione di trovarsi sopra qualcosa di molto caldo, in piena attività e che si trova solo in un intervallo fra due eruzioni successive.
Hverfjall.
Tornati verso il lago Myvatn, troverete subito una stazione di servizio, con vicino un supermercato. Visto che la strada da percorrere non è molto più lunga, girate a sinistra sulla 848 e fiancheggiate per metà il lago. Potrete ammirare il bel vulcano Hverfjall e, se avrete voglia e tempo, potrete salire sul bordo del suo cratere perfetto. Tenete presente che dovrete superare i 120 m di dislivello e vi serviranno un paio di ore se vorrete anche fare il giro del cratere, che ha circa 1 km di diametro.
Dimmuborgir.
Dimmuborgir è un’area dove le colate di lava hanno creato tutta una serie di formazioni contorte che attirano molti visitatori. Personalmente non le ho trovate interessanti, ma se passate di lì, potete farci un giretto. Ci sono diversi percorsi di diversa lunghezza. Non mi pare proprio che valga la pena di percorrere i più lunghi.
A questo punto non vi resta che proseguire fino a Húsavík.
Islanda in fuoristrada: Húsavík e dintorni.
Húsavík è una cittadina carina, assai meno anonima delle altre piccole città islandesi. Il piccolo porto con le vecchie barche a vela, la bella chiesetta di fronte e le montagne innevate che si vedono sull’altro lato del fiordo, gli conferiscono un aspetto grazioso, con un qualcosa di simile a un centro cittadino.

L’attività prevalente è il whale watching, che ha sostituito la classica pesca. Chi si ferma qui di solito non ha in programma la visita del Museo delle Balene, ma probabilmente ha prenotato un’escursione in barca.
Io ho voluto provarne una, anche se ero alla terza esperienza con le balene. La prima volta fu solo un assaggio. Le vedevamo transitare in lontananza davanti all’estremità meridionale del Madagascar. La seconda invece fu indimenticabile. In primavera nelle lagune della Bassa California si riuniscono per partorire. Sono così tante e così tranquille che te le trovi tutto intorno e le puoi letteralmente toccare.
Avevano però un difetto che non hanno quelle di Húsavík: quando si immergevano non sollevavano la coda. Qui invece se ne vedono poche, ma l’immersione con la coda bella in mostra, fuori dall’acqua, è garantita. Pertanto consiglio l’escursone anche a chi ne ha fatte altre.

Operatori whale watching.
Ci sono diversi operatori che organizzano le crociere. I principali con esperienza garantita sono:
- North Sailing, con belle barche classiche in legno, che aumentano il fascino dell’escursione e che organizza una notevole varietà di tour, abbinando l’osservazione delle pulcinelle di mare, la navigazione a vela, oppure spingendosi fuori dal fiordo, lungo le coste nord dell’Islanda e, volendo, fino alle coste della Groenlandia.
- Gentle Giants, anch’esso con una buona varietà di escursioni, compresa quella che prevede di pescare per procacciarsi il proprio pasto.
- Salka, più piccola, ma non meno affidabile.
L’uscita classica per le sole balene dura circa due ore. Quelle con l’osservazione dei pulcinella di mare un’ora in più. Queste escursioni avvengono all’interno del fiordo di Húsavík, spesso si spingono fino alla costa opposta di questo.
Un’ottima soluzione è anche prenotare un’escursione della Civitatis. Avrete tutte le informazioni in italiano, un interlocutore affidabile e troverete anche molte alternative per attività nei dintorni, come le terme del lago Myvatn o la visita del vulcano Askja. Prenotando un tour avrete anche il beneficio di una guida sempre con voi. C’è anche l’opzione in barca a vela, che aumentarà il fascino dell’escursione e vi farà sentire meglio inseriti nell’amiente circostante.
Consiglio sicuramente di prenotare in anticipo, per garantirsi il posto all’ora voluta, visto che in alta stagione ci sono più uscite al giorno. Occorre presentarsi con buon anticipo agli uffici degli operatori, quando si arriva al porto, sia per ritirare le carte d’imbarco, sia per ricevere le necessarie istruzioni, ma anche e saprattutto per i preparativi.
In qualunque stagione infatti, occorre indossare un’apposita tuta che protegge dal freddo e dall’acqua. Vi anticipo che è piuttosto pesante e indossarla non è così immediato, anche perché si è già abbondantemente vestiti. Non pensate che basti da sola per tenervi caldi. Intanto le uscite in barca sono sempre più fredde del previsto e poi ricordatevi che siamo pressoché al circolo polare artico. Un doppio pile e una giacca a vento sotto la loro tuta sono da considerarsi tutt’altro che esagerati.

In barca siate svelti nell’occupare i posti migliori per le foto e non esitate a spostarvi in fretta. Lasciate perdere gli scrupoli, queste sono situazioni dove vale la regola: “cogli l’attimo“.
Dettifoss.
Dettifoss è una delle cascate con maggiore portata di acqua dell’Islanda. Come accade spesso in questi casi, la grande potenza dell’acqua crea grandi nubi d’acqua, che producono un fastidioso effetto nebbia.

La cascata attira frotte di visitatori, disposti a percorrere le diverse decine di chilometri necessari per arrivare fin qui. Si può arrivare da entrambi i lati ed è difficile stabilire quale sia il più interessante. Purtroppo passare da un lato all’altro richiede un bel po’ di strada sterrata da percorrere e ritengo che siano molto pochi quelli che si ostinano ad arrivarci da entrambi i lati.
Fra l’altro le due strade che costeggiano il torrente che forma la cascata, si possono imboccare sia da sud che da nord. Riguardo alla scelta del lato, ritengo sia soggettivo. Guardate un po’ di foto e decidete qual’è il quello che vi sembra più interessante.
Riguardo alla scelta per arrivarci, ovvero da sud o da nord, dipende invece dal vostro programma e dai tempi che avete. In entrambi i casi non si tratta di una semplice deviazione. Fra andata e ritorno va via un bel po’ di tempo. Io, per esempio, ho deciso di andarci da nord per il semplice motivo che quando sono transitato sulla 1 (imbocco sud), venivo da Djúpivogur e la giornata era stata spesa prevalentmente per percorrere i molti chilometri che la separano da Húsavík. Con le fermate che avevo previsto, non avevo tempo per andarci. Così ho programmato la visita per il pomeriggio del giorno il cui mattino avevo fatto l’escursione in barca.
Le due strade che portano alla cascata sono la 862 e la 864.
Ásbyrgi.
Vicino alle due strade che portano a Dettifoss, dal lato nord, c’è la curiosa formazione dell’Ásbyrgi. Il luogo è originale e merita sicuramente la visita. Difficile riuscire a farlo immaginare senza vederne delle foto. Vedendolo dall’alto sembra una gigantesca impronta. Come se un evento (pressione da sopra o cedimento da sotto) avesse fatto abbassare la superficie. Non a caso la leggenda attribuisce l’origine all’impronta del cavallo di Odino. Viste le dimensioni (diversi chilometri quadrati) doveva trattarsi di un cavallo piuttosto grande. Le pareti verticali che lo delimitano arrivano ad un’altezza di 100 m.
In realtà la causa di questa curiosa formazione è un rapido scioglimento di enormi quantità di ghiaccio del ghiacciaio Vatnajökull, dovuto a un’eruzione sotto la calotta dello stesso. Le inondazioni che ne derivarono generarono una gigantesca cascata che ha formato l’Ásbyrgi. Successivamente il fiume ha spostato il suo corso più a est e qui è rimasto quello che oggi possiamo ammirare.
Per andarci dalla 85 girate sulla 861, dove c’è la stazione di rifornimento e percorrete i pochi chilomtri per arrivare al parcheggio. Ci sono diversi sentieri ben segnalati e con molte indicazioni, ma per rendersi conto delle geometrie è sufficiente andare all’estremità della depressione, dove si è proprio sotto le pareti nel punto più alto e c’è un bel laghetto. Purtroppo è anche il punto più frequentato.

Tour in zona.
Se vi interessa un’escursione guidata da Akureyri, che comprende le località di interesse intorno a Húsavík, controllate questo tour: Escursione a Dettifoss, Húsavík, lago Myvatn e Ásbyrgi. Fate attenzione al fatto che l’escursione parte da Akureyri, ma mi risulta che possiate chiedere di essere prelevati in un altro punto del percorso previsto. In questo caso fatelo al momento della prenotazione.
Per gli appassionati della famosissima serie, c’è anche un Tour delle location di Game of Thrones, sempre con partenza da Akureyri.
Io ho visitato questi luoghi in estate, ma se volete vedere l’aurora boreale dovrete affrontate l’inverno islandese, che pare sia meno freddo di quanto si pensi. In questo caso credo sia meglio affidarsi a degli esperti, anche per la scelta del punto migliore. Potete controllare questo Tour dell’aurora boreale in 4×4.
Hraunhafnartangi.
Se vi resta del tempo e la cosa vi attira, potete spingervi fino all’estremità settentrionale dell’Islanda, ovvero Hraunhafnartangi. Il luogo è puramente simbolico, un po’ come Capo Nord in Norvegia. Non c’è nulla da vedere, se non il faro, non certo interessante.
La deviazione è piuttosto lunga e non ritengo ne valga la pena. Io ho preferito evitare. Non ho grandi interessi per i luoghi simbolo, che in pratica non offrono nulla.
Pernottamento nella zona di Húsavík.
Vi consiglio di fermarvi allo Skógar Sunset Guesthouse, appena fuori Húsavík. In posizione tranquilla e con bei panorami. Locali ampi e ben tenuti.
Islanda in fuoristrada: da Húsavík alla parte occidentale dell’Islanda.
Lasciando Húsavík vi consiglio di prevedere un lungo trasferimento fino alle coste occidentali dell’isola. Le poche cose interessanti che meritano una fermata, sono facimente raggiungibili con piccole deviazioni e le potrete fare in giornata. Per me è stato il trasferimento più lungo che avevo in programma.
Goðafoss.
Da non perdere, non tanto per la bellezza, né per l’altezza, ma semplicemente perché è vicina alle strade principali e non c’è da camminare, è la cascata Goðafoss. Dalla strada 1, richiede una minuscola deviazione sulla 844. Vista la semplicità della cosa, vi consiglio di portarvi su entrambi i lati per ammirarla bene.

þingeyrar.
Ripresa la marcia verso ovest, merita una deviazione il sito storico di þingeyrar. Questo è un’altro luogo che è stato sede di assemblee legislative. Mi sono deciso a visitarlo sia per la modesta deviazione richiesta, sia perché, contrariamente a Þingvellir, avevo letto che era presente una chiesetta molto caratteristica, soprattutto per la sua struttura in basalto grigio. In effetti in Islanda gli edifici in materiali pesanti non si può dire che abbondino. Inoltre l’epoca di costruzione è pur sempre il XIX secolo e quindi anche l’edificio aveva un certo interesse storico.
Certo non è il monastero del 1133, dove i frati copiavano i testi medievali e scrivevano le saghe, ma la chiesa è comunque molto bella. Purtroppo quando ci sono andato era chiusa e non c’era nessuno. Peccato perché non ho potuto ammirare il soffitto blu pieno di stelle, il pulpito di legno del 1696 e la pala dell’altare in alabastro.

Per andarci, dalla 1, deviate sulla 721, una ventina di chilometri dopo Blonduos. Troverete la chiesetta, in bella posizione panoramica, dopo circa 6 km.
Hvitserkur.
Questa è un’attrazione turistica assai famosa, le cui foto troverete riprodotte su guide, cartine, calendari e così via. Si tratta di una formazione rocciosa naturale dalla forma quantomeno originale. Anche questa merita sicuramente i 30 km di deviazione, da ripetersi al ritorno.

L’aspetto è quello di un mostro marino che gironzola sulla riva del mare. Guardandone le foto, le sue dimensioni appaiono spesso enormi, per il modo in cui viene riprodotto. All’arrivo vi sembrerà piccolo, anche perché ci si arriva dall’alto della scogliera. In ogni caso è una delle formazioni naturali più curiose che ci siano. Se vi interessano le curiosità che si incontrano viaggiando, potete leggere l’articolo: Scoperte viaggiando. Curiosità, particolarità, rarità nel mondo.
Per andarci, dalla 1, girate sulla 711. Se volete, visto che la differenza di chilometri da percorrere non è molto maggiore, invece di tornare indietro, potete completare il perimetro della penisola, lungo la costa. Non c’è qualcosa di particolarmente interessante, ma è un modo per conoscere il territorio. Troverete cavalli al pascolo, oche selvatiche e se sarete fortunati anche cuccioli di foca, che in giugno e luglio si riproducono proprio a Osar, viciono a Hvitserkur.
Islanda in fuoristrada: i fiordi occidentali.
Per fiordi occidentali si intende la penisola all’estremità nord ovest dell’Islanda. Probabilmente la parte più selvaggia del paese. Terra rude che ha in parte reso tali anche i suoi pochi abitanti. Anche la strada che porta alla costa sud, la 60, appena comincia ad addentrarsi nella penisola ne assume le caratteristiche. Continui andamenti a zig zag per seguire il profilo dei fiordi, tratti sterrati sempre più frequenti e quando prende il coraggio di salire su un rilievo, per ridurre la lunghezza del percorso, lo fa con pendenze assurde, a volte preoccupanti.
Poi arriva un grosso fuoristrada di qualche residente e lo vedi scarrozzare a velocità sostenuta, come se fosse su una tangenziale urbana. In ogni caso i tempi di percorrenza si allungano non poco.
Le temperature sono sotto la media dell’Islanda, le giornate con costanti venti freddi, che ti tolgono la voglia di uscire dall’auto, anche solo per fare benzina, sono assai frequenti. Venire in questa parte selvaggia del paese vuol dire cercare proprio questo, oppure avere un obbiettivo particolare. Il mio erano le Pulcinelle di Mare di Latrabjarg.
Latrabjarg.
Stiamo parlando dell’estremità occidentale dell’Islanda, l’ultimo meridiano che tocca il suolo del paese, uno di quei luoghi, avvicinadosi ai quali ti sembra di andare verso la fine della civiltà. Quando sei lì invece, trovi un bel po’ di persone che, sfidando freddo, vento e magari tempo inclemente, si godono gli incontri ravvicinati con le Pulcinelle di Mare.
Ravvicinati lo sono davvero. Quando ti avvicini ti sembra impossibile. Pensi di aver letto i soliti racconti gonfiati e infiocchettati per attirarti. Sali sul pendio erboso e ti avvicini al bordo della scogliera. Come faccio a vedere le Pulcinelle da vicino stando sul bordo delle pareti a picco sul mare? Ma poi arrivi e te le trovi lì a tre metri, due metri, un metro! Ti guardano e sembrano dirti: be’, che c’è di strano?

Ti metti a scattare foto come un pazzo, finché ti rendi conto che non c’è fretta. Loro sono lì e se ne va via una, ne arrivano due. Il motivo per il quale si possono vedere da vicino è che si fermano su tutta la scogliera e inevitabilmente alcune lo fanno sulla sua sommità e tu sei lì che le aspetti. Va anche considerato che nessuno le molesta e si sono abituate agli uomini che scattano foto.


Gurdando le pareti verticali vicine si vedono uccelli marini ovunque. In prevalenza urie, ma anche gazze marine, gabbiani e qualche cormorano. Sono talmenti tanti che le pareti sono tutte spennellate di guano, del quale si sente bene l’odore.

Sono andato nella penisola di Vestfirðir e mi sono fermato una notte solo per questo e mi sento di dire che ne è valsa sicuramente la pena. Non saltate questa esperienza unica.
Per andarci, dalla 60 prendete la 62, che segue la costa. A un certo punto passerà sul lato nord del promintorio. All’arrivo sulla costa da questa parte deviate sulla 612 e seguitela fino alla sua estremità (65° 30′ 09″ N 24° 31′ 46″ O). Troverete un parcheggio dal quale in pochi minuti arriverete alle scogliere con gli uccelli marini.
Dynjandi.
Dynjandi è una cascata molto bella, sia per il tratto con la caduta principale, ma anche per i tratti successivi. Il salto principale è abbellito dai giochi che le rocce fanno compiere all’acqua. La parete rocciosa non è infatti proprio verticale e l’acqua, scivolandoci sopra, si allarga a ventaglio e assume un’immagine più variegata del semplice getto verticale. Il giorno in cui ero lì era tutto un susseguirsi di banchi di nebbia. In certi momenti, pur avendola di fronte, non si vedeva nulla.

Dopo il salto principale, ne seguono molti altri, in mezzo a rocce, fiori e superfici verdi. L’effetto complessivo è molto gradevole. Il percorso segnato consente di fermarsi in ogni punto della cascata. Se le condizioni meteo lo consentono si ha una bella vista d’insieme anche dal parcheggio, dal quale si può vedere bene tutto il tratto dalla sommità all’ultimo rivolo.
Per andarci seguite la 60 a partire dal bivio con la 62, fino a che questa non arriva sulla costa dall’altra parte del promontorio. Per non sbagliare, le coordinate del punto dove occorre svoltare sulla stradina che porta alla cascata sono: 65° 44′ 34″ N 23° 12′ 28″ O.
Tornando indietro sulla stessa strada, potete fermarvi nel punto dove questa passa sopra il torrente che più a valle formerà la cascata. Vi anticipo che non si vede molto, ma comunque le coordinate sono: 65° 44′ 03″ N 23° 09′ 53″ O.
Per chi ama il contatto con la natura selvaggia dei fiordi occidentali, ci sono alcune attività che è possibile fare nei dintorni del Patreksfjordur. Per chi vuole il massimo contatto con i fiordi occidentali, provate il Tour dei Westfjords in bici e kayak, che appunto prevede escursioni sia in kayak che in bici.
Pernottamento nella penisola di Vestfirðir.
Anche se il posto è selvaggio qualche struttura ricettiva c’è. Vi consiglio l’Hótel Flókalundur. Ben organizzato, pulito, personale attento e disponibile, parcheggio senza problemi e stazione di servizio davanti. Per i pasti principali si deve usare il ristorante. Io non l’ho provato, ma pare che si mangi molto bene. Volendo c’è anche la possibilità di campeggiare.
Islanda in fuoristrada: la penisola di Snæfellsnes.
Meno interessante della penisola dei fiordi occidentali, sicuramente meno selvaggia e maggiormente abitata. Merita comunque una fermata, un pernottamento nel trasferimento verso Reykjavik. Terra fra le prime ad essere colonizzate, compare in diverse saghe, anche tra le più famose, come l’Eyrbyggja Saga. Non potevano mancare un Þingvellir, ovvero un’antica sede di assemblee e diverse leggende.
Il mio consiglio è di fermarsi una notte, preferibilmente nel centro più carino della penisola, che è Stykkishólmur, dove c’è anche il supermercato Bonus. Nel trasferimento dalla penisola dei fiordi occidentali, probabilmente spenderete solo mezza giornata. Usate quindi il pomeriggio per andare a visitare l’estremità occidentale della penisola, l’unica parte veramente interessante.
Öndverðarnes.

Da Stykkishólmur prendete prima la 58, poi la 54 e seguitela fino a Ólafsvík. Qui prendete la 574, seguitela fino a Hellissandur e poi ancora per 8 km. Troverete l’incrocio con una strada sulla destra con l’indicazione Öndverðarnes, proprio dove la 574 comincia ad allontanarsi dalla costa.
Seguendo la strada fino all’estremità del promontorio, troverete un faro arancione con vicine delle scogliere piene di uccelli marini. Di solito la zona è molto ventosa, come spesso accade nei promontori in aree remote, ma probabilmente non sarete soli. La strada per arrivarci è tutta una curva in mezzo a formazioni di lava scura. Il luogo affascina proprio per la sua desolazione.
Dritvik.

Ritornate sulla 574, ma stavolta svoltate a destra, invece di tornare da dove eravate arrivati. Dopo circa sette chilometri, vedrete sulla vostra destra un cono vulcanico dalla classica forma. Girate a destra e fermatevi per vederlo da vicino. La deviazione sarà brevissima e potrete salire sul cratere per vederlo meglio. Una gradinata rende il tutto molto semplice e rapido. Ve ne sono altri nella zona, ma questo è il più facile da visitare.

Proseguite ancora per una dozzina di chilometri e girate a destra in una stradina con l’indicazione Djúpalónssandur. Troverete una spiaggia dove c’era un grosso insediamento di pescatori. Oggi abbandonata, presenta solo i resti del relitto di una grossa barca consumata dal tempo e quattro grosse pietre, con cartello esplicativo. Pare che servissero per misurare la forza dei futuri marinai. Sono infatti di quattro misure diverse, con relativo peso, per classificare da “inetto” a “forza viva“.
Fermatevi ad ammirare il mare e le formazioni rocciose e poi riprendete la 574 e seguitela finché non si ricongiungerà con la 54. Proseguite su questa verso est fino al bivio con la 56, che vi riporterà a Stykkishólmur.

L’Islanda è la terra dell’acqua, della pioggia, del tempo continuamente variabile e di arcobaleni se ne vedono molti, ma di vederne uno con la strada che si dirige proprio lì, non mi era mai capitato. Fra l’altro proprio all’ingresso del parco dello Snæfellsjökull, il grande vulcano che ha generato la penisola, oggi ghiacciaio che domina l’estremità della penisola di Snæfellsnes.
Pernottamento nella penisola di Snæfellsnes.
Come detto, vi consiglio di fermarvi nella carina Stykkishólmur. Qui, se siete solo in due, vi consiglio il pernottamento presso Mar Guesthouse. Hanno un monolocale che ha solo il difetto di essere molto piccolo. Anche se doveva trattarsi di un locale di servizio dell’abitazione principale, sono riusciti a ricavare un piccolo nido carinissimo. L’ottima e intelligente scelta delle soluzioni di arredo e dotazioni ha consentito di avere tutto quello che serve, compresa lavatrice, ampio box doccia e piano di cottura tradizionale con tanto di forno.
L’ho apprezzato perché dopo tante strutture ricettive provate, è un raro caso dove ho trovato tutto quello che serve, comodo e dove serve, senza i soliti sprechi di spazio o di dotazioni inutili, magari messe lì a fare presenza perché inefficienti o che nessuno utilizza.
Islanda in fuoristrada: Reykjavik.

Ho cominciato l’articolo con commenti dissuadenti e mi dispiace fare altrettanto nel concluderlo, ma su Reyljavik non si può che dire che “ha poco da dire“. Anonima, come quasi tutte le città islandesi, senza un punto di riferimento e dalle architetture discutibili. La famosa chiesa Hallgrimskirkja ha una forma sicuramente originale, ma l’ho trovata piuttosto bruttina. Forse la geometria vuole ricordare le colate di basalto, che si trovano ovunque nel paese. Forse è la forma più adatta a un paese dell’estremo nord. Resta il fatto che la sua struttura di cemento bianco non le fa meritare il confronto con una generica cattedrale europea.
Nel complesso non credo che valga la pena fermarsi, considerando anche che è una città piuttosto cara. Sentirsi chiedere 150 euro per una camera con il bagno in comune non è straordinario. Se si alloggia in centro e si deve andare o venire dall’aeroporto, occorre percorrere a piedi qualche centinaio di metri, perché gli autobus non entrano più nel centro. Con i borsoni al seguito non è il massimo, specialmente con il brutto tempo. Un taxi o servizio navetta privato difficilmente lo si trova sotto i 100 euro. Se ne avete bisogno, controllate questo Transfer a Reykjavik.
Pernottamento a Reykjavik.
Mi sono trovato bene e mi sento di consigliare il Rey Apartments. Appartamenti in pieno centro, vicino a tutto ciò di cui potete avere bisogno. Puliti, ordinati, con tutte le dotazioni che servono a un prezzo da camera d’albergo. Se serve, ci sono un paio di posti auto privati. Di giorno c’è sempre qualcuno alla reception, che potrà aiutarvi con informazioni, indicazioni e magari prenotarvi il transfer per l’aeroporto.
… e la famosa Blue Lagoon?
La troverete indicata al primo posto di quasi tutte le guide turistiche, fra le cose da non perdere. Sospettate che non sia d’accordo?
Mi limiterò ai fatti. La laguna è sempre strapiena, occorre fare una strafila, pagare un prezzo stracaro, per immergersi in un bacino artificiale strabrutto, costruito per raccogliere le acque di raffreddamento della vicina centrale elettrica. Se vi interessa potete aggirare il problema delle file prenotando on line un’Escursione alla Laguna Blu.
Islanda in fuoristrada: conclusione.
In definitiva ho trovato l’Islanda bella e selvaggia, con paesaggi unici e trekking fantastici. Come spesso mi succede, non mi sono piaciute le attrazioni più famose: il Circolo d’oro e la Laguna Blu. Nel complesso merita abbondantemente il viaggio e i prezzi alti che la caratterizzano. Vi confesso che mi ha fatto venire voglia di tornarci con il mio fuoristrada per esplorare l’ancora più selvaggia parte interna dell’isola. Lo so, lo si dice spesso e poi non lo si fa, ma … chissa?
Sicuramente vi consiglio di andarci, se amate il genere.
descrizione pulita e dettagliata , quasi si vive leggendola. bravo
sto pensando il prossimo anno di andarci, mi vorrai dare indicazioni al proposito. ci sentiremo per sapere altro e come ,ciao grazie
Ciao Aldo.
Mi fa piacere che il racconto ti sia piaciuto.
Ti confesso che prima di partire per l’Islanda ero molto incerto, perché non ero attratto dai paesi del nord.
Già dopo pochi giorni però ne ero innamorato.
Feci il proposito, che mantengo tutt’ora, di tornarci per esplorare la selvaggia parte centrale dell’isola.
Se ti serviranno indicazioni non esitare a scrivermi ancora.
Pierluigi