
Tutte le informazioni utili per organizzare la propria escursione in questo strardinario percorso da Skogar a Þórsmörk.
Se vi interessa questo passaggio mitico fra il ghiacciaio Myrdalsjökull, con il vulcano Katla e quello con il vulcano Eyjafjallajökull, che nel 2010 bloccò i cieli di mezza Europa, di seguito troverete le indicazioni per organizzare la vostra traversata, frutto della mia esperienza diretta.
Cominciamo.
Il sentiero Fimmvðuhàls è uno dei sentieri più famosi dell’Islanda e uno dei più apprezzati del mondo da parte degli appassionati. Ma non facciamo classifiche; diciamo che è veramente molto, ma molto bello e molto, ma molto lungo, almeno fra quelli da farsi in giornata.
Allo stesso tempo però è anche molto, ma molto facile, almeno con il tempo buono. Se il meteo non ci assiste invece possono essere dolori. Quindi al solito: non scherzate con la montagna, soprattutto a queste latitudini. Per la verità qualche passaggio che richiede attenzione c’è, ma niente che possa preoccupare un appassionato.
Informazioni generali per affrontare il sentiero Fimmvðuhàls.
Dati del percorso.
- lunghezza totale: 25 km
- distanza in linea d’aria fra inizio e fine: 16,5 km
- quota inizio lato Skogar 39 m
- quota inizio lato Þórsmörk 260 m
- altitudine massima 1071 m
- tempo di percorrenza medio 10 ore
- segnaletica ottima
Attrezzatura (riferita al periodo estivo).
Necessaria.
- scarponi da montagna, meglio se impermeabili per i tratti su neve e calze adeguate;
- pantaloni lunghi, perché può arrivare un freddo imprevisto, anche se c’è chi lo percorre in pantaloncini corti e maglietta, ma sono sportivi giovani e ben allenati, che conoscono i luoghi;
- abiti termici a strati, per i momenti caldi e quelli freddi;
- giacca a vento impermeabile, con cappuccio;
- zaino e copri zaino;
- cappellino con visiera, per proteggersi dal sole, meglio se con protezione per le orecchie;
- GPS con inserite le cordinate dei punti caratteristici (vedi di seguito);
- batterie di ricambio del GPS;
- copia stampata delle coordinate con informazioni aggiuntive e da usarsi in caso di cancellazioni accidentali;
- cibo e acqua per la giornata;
- telefono.
Utile e/o consigliabile.
- altimetro,
- bussola,
- attrezzatura fotografica (con cavalletto, se volete belle foto), e/o video,
- occhiali da sole,
- guanti leggeri,
- racchette,
- cartina della zona.
Sconsigliata e/o inutile.
- ramponi, perché i tratti su neve non presentano ghiaccio,
Organizzazione del percorso.
In generale il sentiero Fimmvðuhàls può essere percorso sia in un senso che nell’altro, ma vi sono alcune differenze da considerare per la scelta.
Partenza da Skogar.
Pro.
- più facile da raggiungere e quindi facilita la partenza più presto al mattino, quando la luce è migliore per le foto e per apprezzare il panorama e le cascate;
- le cose più belle si vedono quando si è meno stanchi e si possono apprezzare di più;
- la salita è più progressiva, perché le pendenze sono minori durante l’ascesa;
- si segue il percorso del sole e si ha più luminosità;
Contro.
- si deve superare il dislivello massimo, perché si parte dal livello del mare;
Partenza da Þórsmörk.
Pro.
- minore dislivello da superare;
- si arriva in meno tempo sulla sella di sommità;
Contro.
- più difficile da raggiungere perché deve essere percorsa la F249, con tutti i suoi guadi e si finisce con il poter iniziare il percorso nella seconda mettà della mattinata, perdendo le ore con una bella luce;
- le molte cascate del lato Skogar si incontrano quando si è già stanchi;
- il dislivello si supera in maniera concentrata, anche se le pendenze non hanno nulla di straordinario;
- si è sempre dalla parte opposta del sole, anche se la luminosità è sempre buona, se non ci sono molte nubi.
Quindi?
In generale vi consiglio di partire da Skogar. Potrete ammirare il primo tratto, pieno di cascate stupende, con la luce migliore e senza essere condizionati dalla stanchezza. Il dislivello è superiore, ma lo affronterete con pendenze minime e non ve ne accorgerete nemmeno. Il vero problema è la lunghezza totale, perché il percorso è molto lungo, ma percorrendolo da sud a nord avrete le parti ripide in discesa e farete prima. Le basse pendenze del tratto sud vi farebbero invece risparmiare poco tempo percorrendolo in discesa, perché il problema è appunto la lunghezza.
Come arrivare.
Quando mi sono interessato della cosa, mi sono accorto subito che organizzare gli spostamenti non era proprio semplice come poteva sembrare. A complicare tutto c’è infatti la famosa F249, che fa perdere molto tempo per percorrerla, soprattutto se si prevede andata e ritorno nello stesso giorno. I circa 35 km di sterrato pieno di buche e con diversi guadi vi porteranno via da 1,5 a 2 ore, con discrete variazioni a seconda delle fermate che farete.
Vediamo quali sono le alternative.
1 – Utilizzo degli autobus di linea.
Sistema molto amato da chi preferisce muoversi senza auto, richiede elasticità per adattarsi agli orari dei bus. Non vorrei affermarlo con certezza, ma è molto probabile che dobbiate prevedere un pernottamento nel punto di arrivo. In genere gli autobus di linea difficilmente avranno orari compatibili con un’escursione giornaliera, e se anche fosse, avreste un vincolo temporale stringente, che ritengo debba essere evitato in un trek così bello.
Dovrete scegliere un bus che vi porti all’estremo dal quale volete partire, prevedere un pernottamento all’altro estremo e ripartire il giorno dopo con calma, all’ora prevista dal bus. Vi consiglio di prenotare in anticipo sia Basar (Þórsmörk) che a Skogar. Se siete molto appassionati di trekking, potrete anche proseguire per un percorso succesivo, magari l’ultra famoso Laugavegur.
Le principali linee di bus sono:
2 – Affidarsi ad un’agenzia.
In rete ne troverete molte, dalle generiche, a quelle specializzate in un certo tipo di escursioni. Avrete la tranqullità di essere affidati a esperti e non dovrete stressarvi ad organizzare gli spostamenti. Troverete tour con guida che vi accompagna, o semplici appoggi logistici, per fare il trekking in proprio.
Mi limito ad indicarvene alcune che mi risultano fra le più conosciute:
3 – Uso dell’auto propria.
Questo è sicuramente il sistema che vi garantirà la massima libertà e costi in generale contenuti. Naturalmente la cosa sarà abbastanza comoda se siete in gruppo e avete almeno due mezzi. A seconda delle condizioni potrete dividervi in due gruppi e partire ciascuno da un’estremità del percorso. Ogni gruppo tornerà indietro con l’auto dell’altro. Oppure fare il percorso insieme, ma con un membro del gruppo che ci rinuncia e va a prendervi dall’altra parte, ammesso che vi basti un’auto.
Se avete una sola auto le cose si complicano non poco. Non vi resta che fare come ho fatto io, ma vi anticipo che non è il sistema migliore e quindi da consigliare. Io l’ho scelto perché per me era primaria la libertà di spostamenti. Soggiornando nello stesso alloggio per diverse notti ho potuto decidere i giorni del trekking all’ultimo momento, in base alle previsioni del tempo. Questo mi ha garantito di percorrerlo tutto con condizioni meteo ideali, lasciando i giorni un po’ più perturbati a cose che si potevano fare ugualmente bene.
Il sentiero Fimmvðuhàls in due giorni.
Praticamente ho diviso il trek in due metà. In ciascuno dei due giorni scelti sono partito, una volta da nord e una volta da sud, e ho fatto il percorso fino a metà, tornando indietro ogni volta. Devo ammettere che è molto scomodo. In pratica si fa il percorso due volte, una a salire e una a scendere. La cosa più scomoda è che la metà sud è molto lunga e al ritorno si impiega quasi lo stesso tempo che all’andata. La giornata diventa molto pesante e si rientra tardi.
Un aspetto invece favorevole è che la metà nord consente di compensare, con il minor tempo di cammino, il tempo speso per percorrere la suddetta strada F249. Viceversa per il tratto sud. Anche considerando questo aspetto, vi consiglio di spingervi il più avanti possibile quando farete il tratto nord, al fine di ridurre il tempo nel tratto sud che, se fatto andata e ritorno, è veramente lungo e faticoso. Diciamo che l’ideale sarebbe percorrere da nord tutta la sella di sommità, magari fino al rifugio Baldvinsskali. Indipendentemente dai tempi, questo ritengo sia il modo migliore per dividere le energie necessarie totali.
Il sentiero Fimmvðuhàls: descrizione del percorso.
Primo tratto – da Skogar al ponte.
Il sentiero parte dal parcheggio vicino all’imponente cascata Skogafoss. Nel parcheggio e negli adiacenti spazi di servizio si trovano veicoli di ogni tipo. Dai mega motorhome ai minuscoli camper, dove sembra impossibile che si possa dormire all’interno. Da chi si muove in famiglia con grossi fuoristrada, a chi viaggia da solo in bicicletta, magari con minuscole tende ultraleggere.
Grazie al fatto che in estate il buio semplicemente non esiste, vedrete gruppi partire ad ogni ora, compreso il tardo pomeriggio. Ribadisco però che il momento migliore per apprezzare le cascate e i molti luoghi da cartolina è il mattino.

Per tutto il tratto fino al ponte vi troverete vicini al torrente che arriva alla cascata di Skogafoss. Sarà un susseguirsi di cascate di tutte le misure, alcune bellissime, in contesti spettacolari. Se vi distrarrete a fare foto, farete fatica ad andare avanti. A chi non è abituato, sembrerà impossibile vedere così tante cascate una dietro l’atra, ma è la principale caratteristica della natura selvaggia dell’Islanda.
Andando avanti comiceranno a comparire i primi ammassi di neve, che permangono anche in piena estate. Per la verità sono solo brevi tratti sui versanti meno esposti al sole. I passaggi su neve, infatti, li troverete molto più avanti.

Il ponte.
Quando si arriva al ponte, si saranno percorsi circa 7,5 km e ne mancheranno 17,5 all’altro estremo. A proposito, cosa si intende per “ponte” e perché è da considerarsi un punto di riferimento intermedio. Si tratta di un ponte pedonale che scavalca il torrente che si è costeggiato fino a quel momento, approfittando di un restringimento di questo.
Cosituisce anche un cambio di paesaggio e di tipo di terreno. Fino a quel punto si trova infatti in prevalenza terreno ricoperto di verde, morfologia molto varia, con continui dislivelli. Da quel punto il sentiero si allontana dal torrente, che peraltro diviene assai più modesto, e si sposta su superfici quasi pianeggianti, cosparse di ciottoli. Dalle tracce sembrerebbe essere percorso anche da veicoli a motore. In effetti da Skogar parte anche un secondo percorso che probabilmente è percorribile con mezzi adatti.

Non si comprende come venga superato il torrente, ma di fatto questo avviene perché le tracce sono piuttosto chiare. Forse un ponte mobile, come se ne vedono diversi nella zona.
Coordinate GPS del ponte: 63° 34′ 37″ N – 19° 26′ 48″ O.
Secondo tratto – dal ponte al rifugio Baldvinsskali (900 m).
Questo è il tratto noioso del sentiero, soprattutto se lo ripercorrerete al ritorno. Si cammina sulle tracce dei veicoli a motore, con pendenze assai ridotte e paesaggio spesso monotono. Sarà sicuramente la parte della quale vi troverete un minor numero di foto. Le superfici innevate aumentano progressivamente fino al rifugio, che dista 4,7 km dal ponte.
Il rifugio si avvista già in lontananza come un piccolo triangolo. Poi scompare alla vista, mentre si percorre un tratto in ampia curva, per poi riapparire all’improvviso. Non è certamente grande, sembra più un bivacco di emergenza, ma volendo ci si può pernottare. Se decidete di fermarvi a dormire vi consiglio di prenotare.

Coordinate GPS del rifugio: 63° 36′ 39″ N – 19° 26′ 27″ O.
Per informazioni potete visitare il sito del Baldvinsskali.
Terzo tratto – la sella di sommità.
Dopo il rifugio il paesaggio e il terreno attraversato cambiano completamente. Comincia un saliscendi con prevalenza di salita nella prima parte e di discesa nella seconda metà. Di solito si tratta di concavità innevate che portano a dossi privi di neve. Le pendenze possono essere localmente ripide, ma la pendenza media è molto bassa. Non so perché, ma questo luogo mi ha ricordato il cratere di sommità del Kilimanjaro, dove però ormai la neve e il ghiaccio sono ridotti a pochi tratti e solo sui fianche della sommità del cono.

Durante il percorso, si vede sulla sinistra il secondo rifugio, omonimo del percorso, sembra assai più grande del primo, ma è decentrato e spesso viene preferito il Baldvinsskali. In ogni caso non ci sono andato e non posso darvi informazioni.
Dopo diversi saliscendi, spesso simili e confondibili l’uno con l’altro, si arriva alla quota massima di circa 1071 m. In verità non c’è una sommità vera e propria ed è soggettivo individuare un punto o un’altro. All’incirca vi troverete a: 63° 37′ 51″ N – 19° 26′ 22″ O.
Il Magni.
Subito dopo si arriva al Magni, il luogo dell’eruzione del 2010. Ci ricordiamo tutti quei mesi, quando chi doveva volare era obbligato a terra a causa di un vulcano dal nome impronunciabile e che molti nemmeno sapevano dove si trovasse.

Oggi un cartello ricorda quei giorni. Nell’area dell’eruzione si incontrano mucchi di rocce nerissime, ancora non levigate dagli agenti atmosferici. Una collinetta è facilmente scalabile e consente una bella visione dell’area interessata. Approssimativamente il punto dell’eruzione si trova alle seguenti coordinate: 63° 38′ 12″ N – 19° 26′ 37″ O.


Quarto tratto – la discesa verso Þórsmörk.
Terminata la sella di sommità, il percorso comincia a scendere verso Þórsmörk. Come detto, da questo lato tutto è più rapido. Le pendenze si fanno rapidamente più marcate, i percorsi su neve sono ripidi e volendo ci si può divertire scivolando a valle, come fanno in molti. Non c’è il rischio di non potersi fermare, anche se qualche precauzione è sempre meglio prenderla.
Il plateau Morinsheiði.
Appena scesi gli ultimi tratti innevati, si trova una particolarità del sentiero Fimmvðuhàls, ovvero un grande plateau, perfettamente piatto che va attraversato completamente. Dall’alto sembra piccolo, ma non lo è.

Nel passaggio fra il plateau e i versanti innevati, c’è un passaggio breve che richiede attenzione. Si passa su delle rocce nere molto friabili e le pendenze sono pericolose. Alcune corde fisse consentono di passare in sicurezza.
La superficie del plateau è disseminata di ciottoli levigati dagli agenti atmosferici. Il transito è un occasione per riposarsi e ammirare le montagne circostanti. Sembra impossibile ma da questo lato i cellulari funzionano perfettamente. La mania degli islandesi per la telefonia mobile è pienamente confermata.

La discesa finale.
Arrivati all’estremità del plateau, si trova un ripido versante che ci consente una rapida perdita di quota. Già dall’alto si vede tutto il percorso fino al letto del fiume che scorre a valle e lungo cui si snoda la F249. Il percorso in salita non è comunque particolarmente faticoso.

Nella parte finale, si trova un bel passaggio in cresta, che richiede un minimo di attenzione, ma è più divertente che pericoloso. Riportato spesso nei racconti di questo percorso, sia come foto che come video, è uno dei punti spettacolari del versante nord del percorso.
In estate anche nella fredda Islanda il suolo è ricoperto di fiori. Anzi su questo versante, la parte iniziale del sentiero è un vero a proprio giardino. Il tutto è favorito dal fatto che l’acqua sicuramente non manca.

Se si percorre in discesa, l’ultimo tratto trascorre rapidamente. In ogni punto si ha una chiara visione della propria posizione e del tratto che ancora deve essere percorso. In mezzo a un vero e proprio giardino pieno di fiori, si arriva al piccolo spazio idoneo per parcheggiare, dal quale parte il sentiero e che costituisce il punto terminale della F249.

A questo punto non restano che i 35 km della F249, con tutti i suoi guadi, per poter tornare sulla strada principale n° 1. Il fatto che la strada finisca proprio all’inizio del sentiero, dovrebbe togliere ogni dubbio. In ogni caso le coordinate sono: 63° 40′ 43″ N – 19° 28′ 19″ O.
Ciao !
Grazie mille per le dettagliate spiegazioni.
Avrei una domanda. Secondo te è possibile fare il tuo stesso percorso, o una parte di esso (magari fino al ponte o poco oltre) a fine Aprile ed in giornata, cioè andata e ritorno?
Oppure consigli di pernottare in un rifugio (che però saranno ancora chiusi a fine Aprile).
Grazie, ciao!
Francesco
Ciao Francesco e grazie per avermi scritto.
Non mi dici se hai scelto aprile perché cerchi proprio l’esperienza della montagna in condizioni invernali, o se invece non hai la possibilità di andare in estate.
Questo perché a quelle latitudini aprile è inverno a tutti gli effetti e il sentiero è adatto a persone con grande esperienza e adeguata attrezzatura (ramponi, piccozza ecc.). Guarda lo specchietto informativo sul sito dell’Associazione Turistica Islandese, dove troverai anche altre informazioni utili. Insomma è adatto a chi cerca proprio quello ed è invece sconsigliato agli altri.
Detto questo, da Skogar al ponte (andare oltre non ha senso se non per arrivare al rifugio, perché non c’è nulla prima di questo) e ritorno è sicuramente fattibile in giornata con buone condizioni meteo e senza neve, che però in aprile ci sarà. Io purtroppo non ci sono stato con la neve. Essendo un percorso con basse pendenze presumo che sia fattibile, ma non posso darti informazioni attendibili. Tieni anche presente che uno dei vantaggi delle escursioni in Islanda in estate è quello della garanzia di luce per tutte le 24 ore. In aprile le giornate finiscono più o meno come dalle nostre parti e il minimo imprevisto può farti trovare al buio, magari mentre una nevicata ti copre tutte le tracce. Mi è successo sulle nostre montagne e ti assicuro che non è piacevole.
In sintesi, se non sei più che esperto ti consiglio di non farlo.
Se vuoi arrivare fino al rifugio, controlla sul sito del Baldvinsskáli, ma non sorprenderti se trovi tutto prenotato per l’intera stagione. Comunque spingersi fino lì per tornare indietro mi sembra poco interessante. Come tappa per arrivare a Þórsmörk andrebbe bene, ma il versante nord è ancora più pericoloso in inverno e poi la famosa F249 potrebbe essere inaccessibile. Puoi controllare le condizioni delle strade e registrarti per farti trovare in caso di emergenza sul sito safetravel.is.
Spero di esserti stato utile.
Buon viaggio.
Ciao Pierluigi.
Purtroppo (o perfortuna) il mio viaggio in Islanda potrà avvenire solo tra fine Aprile e le prime settimane di Maggio, per questo ti chiedevo per quella data.
Abbiamo esperienza di montagna, escursionismo, senza e con neve, e progressione su roccia base, oltre che avere dei ramponcini con noi (ramponi veri e propri e piccozza, nonchè un pezzo di corda, non credo di riuscire a portarli dato il peso per il bagaglio in stiva).
Il nostro problema è che abbiamo una macchina (no 4×4) perciò da poter lasciare solo a Skogar. Da lì vorremmo partire per arrivare almeno fino al ponte (da vedere le condizioni neve e meteo come dicevi tu).
L’altra idea è di proseguire, dormire in uno dei due rifugi (ma non sono ancora riuscito a contattarli).
Inoltre, il problema è che non ho la più pallida idea di come poter tornare da Þórsmörk a Skogar, dato che i bus non fanno quella tratta (a meno di prenderne due, uno fino al bivio con la N.1 e un altro fino a Skogar, ma non so se a fine aprile c sono dei bus che facciano questa linea, in particolare la prima, e con che tempistiche).
Per questo forse l’idea più fattibile, anche se con un po’ di amaro in bocca, è fare andata e ritorno fino al ponte.
Cosa ne pensi?
Ciao e grazie!
Francesco
Ciao Francesco
Mi pare che tu abbia correttamente analizzato la situazione e sia pervenuto alla conclusione più saggia.
Se può esserti utile, ho notizie fresche da una persona che è appena tornata dall’Islanda. Dovevano fare un’escursione su ghiacciaio a fine marzo, ma hanno trovato venti gelidi a 110 km/h.
Il loro capogruppo ha annullatto tutto. Hanno dovuto accontentarsi della vista dell’aurora boreale (che non è poco).
Non voglio spaventarti perché può essere stato un fatto occasionale e inoltre maggio non è marzo, ma questo è quello che può capitare.
Come avrai verificato, maggio presenta ancora le condizioni invernali, anche se le giornate saranno già piuttosto lunghe.
I miei consigli sulla convenienza di andare oltre il ponte te li ho già scritti, per cui mi raccomando solo di non spingerti oltre senza essere più che sicuro di trovare rifugi aperti e prenotati.
Se può consolarti, ti ribadisco che il tratto fino al ponte è sicuramente il più bello e affascinante e mi aspetto che lo sia anche in condizioni invernali.
Buon viaggio. Mi farebbe piacere sapere come è andata.
Pierluigi