
Il mal di montagna non è riferito a qualche generico disturbo, ma a una vera e propria patologia, che colpisce chi si trova a quote elevate.
Chi si espone ad altitudini elevate, si trova spesso ad avere a che fare con tutta una serie di sintomi cha vanno dallo sgradevole, al pericoloso e possono anche portare alla morte. Di seguito cercherò di darvi le informazioni più importanti per cominciare a conoscere questa sofferenza del nostro organismo. Non posso che precisare che, trattandosi di un problema medico, è a questa figura che dovrete rivolgervi per evitare problemi. Io mi limito ad alcune informazioni per favorire la conoscenza del tema.
Cominciamo.
Innanzitutto cerchiamo di inquadrare il problema, individuando la causa che porta a tutto il resto. Questa si trova nella progressiva rarefazione dell’aria dovuta alla riduzione di pressione di questa, in conseguenza dell’altitudine.
Così come scendendo sempre più in profondità nel mare, si trovano pressioni via via maggiori, analogamente salendo di quota diminuiscer la pressione dell’aria. Dal momento che questa è una miscela di gas e non un liquido (incompressibile), la diversa pressione provoca una diversa densità. Quindi ogni volta che una persona si riempie i polmoni respirando, a parità di volume di questi, corrisponderà una minore quantità di ossigeno inspirato. Da qui l’affanno dell’organismo per ossigenare i tessuti.

La tabella mostra approssimtivamente come varia la pressione atmosferica con la quota. A titolo di esempio a circa 5500 m si ha un dimezzamento della stessa e conseguentemente della quantità di ossigeno presente a parità di volume.
I sintomi del mal di montagna.
Veniamo ai sintomi, dicendo che preventivamente vanno distinti quelli generici e che non devono destare preoccupazione, se non come avvisaglie di qualcosa che potrà sopravvenire, da quelli veri e propri della malattia acuta. In altre parole se si manifestano solo i primi, siamo in presenza di disturbi tipici della montagna, ma non della vera e propia patologia chiamata “Mal di Montagna“.
Sintomi generici.
Questi sintomi colpiscono un po’ tutti, seppur in maniera diversa. Sono da non ignorare, ma nemmeno da enfatizzare e non c’è da preoccuparsi più di tanto. Purtroppo alcuni sono comuni ad altre situazioni e possono creare confusione.
Questi sono i seguenti.
- Mal di testa. Disturbo generico e quindi di per se poco utile per inquadrare il problema, anche se, nella mia esperienza in alta quota, si presentò come un mal di testa diverso dal solito. Avvertivo come una sorta di senso di pressione nella testa o, come diceva anche un mio compagno di viaggio, come se avessi la scatola cranica piena di cotone compresso.
- Nausea. Molte persone sviluppano questo disturbo appena passano i 2500 m troppo rapidamente, o comunque quote intorno ai 4500 m. Sono valori comunque indicativi e del tutto soggettivi. Altre non ne soffrono fino a quote assai più elevate. Io avevo scarso appetito, ma sono arrivato a circa 6000m senza provare questo sintomo. Mia moglie ne ha sofferto per ore solo per essere arrivata a 3000 m in funivia, ovvero troppo rapidamente.
- Disturbi del sonno. Nella mia esperienza ne soffrono tutti, chi più chi meno, appena si superano i suddetti 4500 m di quota. Spesso il problema è accompagnato da una certa ansia, dovuta proprio al timore di soffrire i sintomi del mal di montagna. Nei soggetti predisposti questa può amplificare tutti gli altri sintomi. Ricordo un compagno di viaggio in Perù. Nonostante dovessimo arrivare in alta montagna (circa 5000 m di un passo andino) in autobus e quindi senza sforzo fisico, era talmente preoccupato che continuava a prendere cardiotonici e a masticare foglie di coca, come è usanza da quelle parti.
- Ritenzione idrica. Questo disturbo è frequente in caso di ipossia da alta quota. Se colpisce solo gli arti o eventualmente il volto, non deve destare preoccupazione. Basta bere bevande calde e, su indicazione medica, assumere diuretici o altri farmaci.
Sintomi gravi.
Sono causati dal medesimo fenomeno, ovvero l’ipossia. Questa provoca uno squilibrio chimico, che porta alla ritenzione dei liquidi nei tessuti. Sebbene i vari disturbi che ne derivano vengano talvolta classificati come tre patologie distinte, per semplicità di comprensione si può parlare di una sola patologia, con diversi possibili sintomi di seguito descritti, suddivisi in tre casi.
- Contemporanea presenza di mal di testa, nausea, vomito e un principio di stato confusionale. Come detto, un po’ di mal di testa e di nausea, possono essere solo dei generici sintomi di sofferenza dell’organismo, che riceve meno ossigeno del normale. Tutti insieme invece, con livelli importanti, sono indice di una sofferenza acuta, appunto il mal di montagna acuto.
- Sintomi dell’edema cerebrale. Di solito sono successivi ai precedenti. La causa è l’accumulo di liquidi all’interno della scatola cranica. Questi sono: stato confusionale evidente, disorientamento, irritabilità e atassia, ovvero difficoltà nel coordinare i movimenti.
- Sintomi dell’edema polmonare. La situazione è la stessa dell’edema cerebrale, ma in questo caso vengono colpiti i polmoni. I sintomi sono: dispnea (diffcoltà a respirare), a un livello sproporzionato alla quota, tosse, dovuta ai liquidi presenti nei polmoni, da non confondere con quella provocata dalla gola secca per il freddo. Alla tosse spesso si accompagna il classico rantolo.
Vediamo meglio cosa fare in questi casi.
Caso 1.
Una persona che si trovi nella prima di queste tre situazioni, che magari mostri anche prostrazione e forte stanchezza, deve sospendere la salita e monitorare il proprio corpo, meglio se con l’aiuto di un compagno che stia bene. Se la situazione non migliora, sarà opportuno scendere di quota. Una terapia farmacologica può essere utile, ma va concordata con il medico.
Caso 2.
Ho avuto un’esperienza diretta di un compagno con questi sintomi. La voglia di salire porta spesso a ostinarsi anche quando il proprio corpo dice basta e lancia campanelli di allarme. Se una persona passa dai sintomi del primo caso a quelli del secondo, non deve limitarsi a fermarsi, ma deve immediatamente scendere di quota per alcune centinaia di metri e verificare i cambiamenti dei sintomi.
L’edema cerebrale è troppo pericoloso, soprattutto se non si ha competenza medica. Oltretutto se si esita, può accadere che la situazione peggiori e il soggetto non sia più in grado di muoversi, nemmeno se aiutato. In alta montagna dover trasportare di peso qualcuno può essere molto difficile e a volte impossibile. Questo fatto è ancora più importante sapendo che i sintomi sono in ritardo di diverse ore, rispetto alla causa (la salita). Ritardare gli interventi necessari può innescarne altri, che si manifesteranno successivamente.
Nella mia esperienza in occasione della scalata del Kilimangiaro, il compagno colpito dall’edema ormai non stava più in piedi e non riusciva a coordinare una frase. L’immediata discesa a quota inferiore di circa 1000 m, portò a una rapida scomparsa dei sintomi. Nei casi più gravi può essere utile la camera iperbarica.
Caso 3.
Vale quanto detto per il punto 2. La situazione è la stessa e lo è anche la pericolosità. I liquidi nei polmoni sono altrettanto pericolosi, soprattutto in una situazione dove l’organismo è già in difficoltà per ipossia dovuta alla quota.
Come sopra, va raccomandato di scendere subito, senza esitazioni, che potrebbero portare a esiti gravi e anche letali. Nei casi più gravi servirà la somministrazione di ossigeno.
Prevenzione.
Per tutti questi casi la cosa migliore da fare è sempre seguire un adeguato acclimatamento, seguito da una salita graduale. La tecnica cosiddetta “a denti di sega“, segue proprio questa logica. Si sale per stimolare l’organismo alle quote maggiori, ma poi si scende per una parte del dislivello raggiunto, per favorire la ripresa dell’organismo e anche il riposo notturno.
Anche l’inserimento di giornate senza salite sono utili per favorire l’adattamento dell’organismo alle alte quote. I popoli abituati a vivere ad altitudini elevate hanno sviluppato contromisure, compreso l’aumento dei globuli rossi, che li rendono immuni a questi problemi.
Se dovete partecipare a una scalata importante, sarà opportuno abituare il vostro corpo all’altitudine, eseguendo alcune salite preparatorie. Ottimo è anche il dormire nei rifugi in alta quota, ma non arrivandoci in funivia.
Ovviamente non mi addentro nei casi di persone con patologie. Solo il vostro medico potrà dirvi se potete affrontare l’impresa oppure no. Posso solo dire che essere in buona forma fisica è sempre di aiuto sia per questi problemi, che per altri. Un fisico che soffre meno la fatica in qualche modo sarà comunque avvantaggiato, rispetto a uno che va subito in difficoltà.
Non sottovalutare i sintomi.
In montagna, soprattutto se ci si trova in gruppo, come quasi sempre accade durante le scalate, si è portati a sottovalutare o addirittura ignorare i primi sintomi del mal di montagna. Un po’ per la determinazione nel voler andare avanti, un po’ per non creare problemi ai compagni e talvolta anche per non sentirsi i più deboli, si tende a non voler riconoscere i sintomi.
Come scriveva un medico viaggiatore, in alta montagna nausea e vomito sono sempre dovuti all’altitudine “anche se avete mangiato cozze fritte avariate“.
Mal di montagna e forma fisica.
Se è certamente vero che la forma fisica aiuti, non è altrettanto vero che chi è più in forma soffra meno il mal di montagna. Il fenomeno non è stato del tutto compreso e tantomeno dimostrato, ma pare proprio che la maggior parte delle persone sia soggetta ai malesseri tipici del mal di montagna, mentre una parte minoritaria lo sia molto meno.
Il fatto è che questo appare indipendente dalla forma fisica. Insomma chi ne soffre particolarmente non potrà eliminare i sintomi allenandosi molto. Analogamente chi non ne soffre, sarà comunque meno soggetto a questi problemi anche se poco allenato.
Va comunque ricordato che lo stress a cui è soggetto l’organismo a causa dell’ipossia c’è comunque per tutti. Diciamo che cambia, anche di molto, la predisposizione ai malesseri tipici.
Racconto di una spedizione in alta quota.
Se vi interessa il racconto della mia esperienza in alta quota, potete leggere l’articolo Scalare il Kilimangiaro. Descrizione del percorso (Marangu road).
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