
Orvieto è uno dei gioielli italiani, giustamente molto apprezzata da italiani e stranieri. Non è una città dove fermarsi distrattamente, ma va conosciuta per poterla comprendere. La sua conformazione poi rende necessaria la conoscenza di alcuni aspetti logistici. Cercherò di fornirvi le informazioni necessarie per decidere cosa vedere a Orvieto e come programmare al meglio la visita.
Cominciamo.
Ero stato a Orvieto molti anni fa. In quel periodo stavo facendo il corso per Allievi Ufficiali di Complemento dell’Esercito a Roma. Nell’ultimo periodo del corso, insieme a un mio compagno decidemmo di festeggiare la fine della scuola militare facendo una gita in una delle tante città d’arte raggiungibili in giornata. Non c’era che l’imbarazzo della scelta, ma il ricordo delle foto della facciata del Duomo di Orvieto fece la differenza.
Quella gitarella però non fece che farmi comprendere che le cose da vedere a Orvieto sono molte di più di quello che si pensi. Finalmente ho potuto visitarla in maniera più esauriente, ma questo mi ha fatto scoprire ancora molte cose e non mi dispiacerebbe tornarci ancora. Anche scrivendo questo articolo mi è capitata una cosa non molto frequente. Mi sono accorto che ci sono un’enormità di cose da raccontare, da dire, da suggerire, come raramente capita. Così ho fatto uno sforzo per non esagerare.
In proposito, va detto che parlare di Orvieto senza conoscerne la storia credo che sia molto simile al non andarci. Fra l’altro tutto il mondo sotterraneo del centro storico richiede anche alcune informazioni sulla natura geologica dell’area, che è strettamente interconnessa con la sua storia. Vi consiglio quindi di leggervi preventivamente il mio articolo che fornisce l’essenziale su questi aspetti: Informazioni sulla storia di Orvieto e sulla natura geologica dell’area.
- Organizzazione della visita.
- Cosa non perdere a Orvieto.
- La Carta Unica.
- Il Duomo di Orvieto.
- Museo Archelogico Nazionale.
- Il Museo dell’Opera del Duomo.
- Museo Etrusco Faina.
- Orvieto Underground.
- Il Pozzo della Cava.
- Il Labirinto di Adriano.
- La Torre del Moro.
- Il Pozzo di San Patrizio.
- La Necropoli del Crocifisso del Tufo.
- Fortezza Albornoz.
- La chiesa di San Giovenale e il quartiere medievale.
Organizzazione della visita.
Orvieto ha una conformazione particolare e la visita va organizzata. Il semplice fatto che la città è collocata su una collinetta a testa piatta, comporta infatti alcuni problemi logistici. Essere fuori dal nucleo storico significa infatti trovarsi diverse decine di metri più in basso e gli accessi sono limitati. Vediamo come ottimizzare le scelte.
Come arrivare.
A Orvieto, oltre che in auto, si può facilmente arrivare in treno e in autobus. La stazione di Orvieto Scalo è sulla linea Firenze Roma e quindi è ben servita. Vi arrivano anche diverse linee di autobus di Lazio e Umbria.
Da Roma ci sono anche escursioni in pullman, per chi preferisce non dover pensare a nulla. Per esempio queste:
- Da Roma: tour in pullman di Orvieto e Civita Bagnoregio, che abbina la visita di questo carinissimo vecchio borgo;
- Assisi e Orvieto: tour di 1 giorno da Roma, che abbina la visita dell’atra grande città d’arte dell’Umbria.
Accessi a centro storico e viabilità.
Semplificando un po’, diciamo che a Orvieto si può accedere da due punti:
- da piazza Cahen, all’estremità est del centro,
- dal parcheggio di Campo della Fiera e dalla vicina Porta Maggiore, più o meno dalla parte opposta del centro.
A piazza Cahen si può arrivare tramite la Funicolare, alcuni autobus di linea e con auto privata. In quest’ultimo caso si può parcheggiare e poi procedere a piedi, oppure recarsi al proprio alloggio, se questo è in centro. Occorre fare attenzione ai divieti e alle regole delle zone a traffico limitato, che prevedono deroghe per accedere alle strutture alberghiere. Sarà quindi indispensabile informarsi bene presso la struttura individuata, anche per il parcheggio. In generale va detto che i parcheggi sono pochi e le strade quasi sempre molto strette. Entrambe spesso sono riservate ai residenti.
Fra la stazione di monte della Funicolare e Piazza Duomo c’è un servizio di autobus che fanno la spola continuamente, rendendo agevoli gli spostamenti per chi è senza mezzo proprio. Vi sono autobus anche per altri punti importanti della città. Va aggiunto che il nucleo storico di Orvieto ò relativamente piccolo e muoversi da un estremo all’altro, a piedi, è semplice e rapido.
La stazione di valle della Funicolare si trova a Orvieto Scalo. Qui arriva la ferrovia, fermano i bus turistici e gli autobus di linea, compresi di solito quelli che arrivano direttamente anche a Piazza Cahen. Se si arriva in auto, la si può lasciare nel parcheggio di Piazza della Pace (gratuito) e poi prendere la Funicolare.
I parcheggi del centro.
A parte i microparcheggi sparsi un po’ ovunque e quasi sempre riservati ai residenti, in pratica i parcheggi del centro sono tre:
- Campo della Fiera,
- via Roma, con ingresso in via Bellisario,
- ex Caserma.
I primi due sono multipiano e abbastanza costosi (indicativamente 1,50 euro l’ora). Vanno quindi bene per soste brevi e non per l’intera giornata. Il terzo invece costa 1 euro al giorno e quindi è un’ottima soluzione. Tenete però presente che in alta stagione può facilmente essere al completo. Come dice il nome, è ricavato nel piazzale di una caserma in disuso e quindi non è coperto.
Campo della Fiera è in realtà fuori dal nucleo storico e quindi posto in basso, ma è dotato di una serie di scale mobili al coperto che consentono di arrivare in pieno centro in pochi minuti. Queste sono di libero accesso anche per chi arriva a piedi, ma in generale non sono operative in orari notturni. In ogni caso si può sempre scendere al parcheggio tramite la vicina Porta Maggiore. L’accesso a piedi da qui sarebbe pesante a causa della salita, ma in discesa non è un problema.
Dove alloggiare.
Se non si ha l’auto al seguito, si può alloggiare in centro, oppure fuori da questo, ma vicino al parcheggio di Campo della Fiera o alla stazione di valle della funicolare. In questo caso basterà recarsi a piedi in uno di questi due punti di accesso e procedere come detto. Può ovviamente essere scomodo nel caso che ci si muova con bagagli ingombranti o comunque se c’è cattivo tempo. Viceversa alloggiare lontano da questi punti è sconsigliabile, per evitare lunghi trasferimenti a piedi o cercare complicate soluzioni alternative.
Nel caso di auto al seguito, si può alloggiare dove si preferisce. Se si opta per il centro, occorre informarsi bene dal proprio albergatore riguardo ai movimenti nelle aree a traffico limitato e al parcheggio. Alloggiando fuori, consiglio sicuramente di andare in auto fino al parcheggio ex Caserma. A un costo irrisorio si può lasciare l’auto per tutto il giorno. Se il parcheggio è completo, non resta altro che la Funicolare, salvo per soste brevi, per i quali vanno bene gli altri parcheggi. Ovviamente, se si è vicini a un punto di accesso, si può sempre fare come in assenza di auto.
Cosa non perdere a Orvieto.
Riguardo alle cose da vedere a Orvieto, va detto che tutte queste sono raccolte entro brevi distanze reciproche e quindi non è molto importante l’ordine seguito. Ovviamente per quelle in Piazza Duomo, che sono diverse, sarà più logico farle in successione. In proposito, vanno considerati solo due aspetti. Il primo riguarda la necropoli, che è l’unica posta fuori dal centro. Pertanto appare più comodo farla per prima, togliendosi la preoccupazione di dover nuovamente uscire dal centro.
Il secondo riguarda gli orari di chiusura. Alcune attrazioni sono sempre aperte, ma altre hanno uno o più giorni di chiusura. Se il vostro periodo di soggiorno ne comprende qualcuno, sarà opportuno distribuire le visite in conseguenza. In generale le chiusure sono concentrate fra il lunedì e il martedì, mentre per gli altri giorni non dovrebbero esserci problemi. In ogni caso controllate prima di decidere. Di seguito sono indicati i siti dove informarsi.
Se prevedete la visita della città nel periodo con ora solare, considerate anche che la seconda parte del pomeriggio sarà poco adatta o addirittura inutile per la visita di alcuni monumenti, come la Necropoli. Anche la salita sulla Torre del Moro non vi consentirà una vista panoramica come durante il giorno.
La Carta Unica.
Ormai in tutte le città di importanza turistica esistono le tessere che comprendono gli accessi a una serie di luoghi di interesse. Spesso sono abbinate anche ai trasporti urbani. Quasi sempre sorge il dubbio se convenga oppure no, visto che frequentemente ci sono attrazioni importanti non comprese, mentre ve ne sono altre di scarso interesse.
A Orvieto non è così. Tutte le cose da vedere a Orvieto sono comprese nella Carta Unica. Di quasi inutili non ce ne sono. La tessera serve solo per gli ingressi e quindi non c’è da avere esitazioni, a meno che non si debba fare solo una brevissima visita di un paio di monumenti. Il prezzo si compensa facilmente anche saltando qualcosa, che comunque ritengo sia da evitare, perché vi sono comprese tutte cose molto interessanti. Sul sito della Carta si trovano anche informazioni sui musei e i monumenti compresi e relativi orari.
Il possesso della Carta dà anche diritto a sconti su numerosi esercizi, fra i quali alcuni ottimi ristoranti.
Come fare Carta Unica.
Normalmente la si può fare alle biglietterie di qualsiasi museo o monumento incluso, oppure presso rivendite autorizzate e infine accedendo all’apposita pagina del sito di Carta Unica. Si può ottenerla anche presso il punto di accoglienza turistica in Piazza Duomo, dove troverete anche tutte le informazioni generali aggiornate, oppure presso le biglietterie di Piazza Cahen. Se siete arrivati con Trenitalia, presentate il biglietto e avrete uno sconto sull’acquisto della Carta.
Il Duomo di Orvieto.
Il monumento più importante fra le cose da vedere a Orvieto non può che essere il Duomo. Questo monumento, famoso in tutto il mondo, si chiama in realtà Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta. L’importanza dell’edificio è ribadita dagli status di Monumento Nazionale Italiano, per legge dello Stato e di Basilica Minore, che al di là del nome, è di tutto rispetto in campo ecclesiastico. Tanto per capirsi, le Basiliche Maggiori sono solo le quattro grandi basiliche romane, che tutti noi ben conosciamo.
La costruzione del simbolo della città è passato attraverso ben quattro secoli. L’inizio è infatti del 1290 e la fine fu raggiunta alla fine del 1500. Un periodo così lungo ha comportato l’intervento di diversi capomastri e artisti, che hanno via via arricchito le importanti dotazioni artistiche di questo capolavoro di architettura. Lo stile iniziale fu il romanico, ma rapidamente ci si adeguò ai tempi, passando al gotico.
L’ingresso alla Basilica è condizionata dalla celebrazioni dei riti religiosi. Sul sito dell’Opera del Duomo di Orvieto, troverete gli orari utili a evitare sorprese.
La facciata.

La facciata è talmente ricca di elementi decorativi, uno più bello dell’altro, che fa rimanere a bocca aperta, senza sapere dove concentrare lo sguardo. Imponente, con altezza e larghezza ben oltre quelle dell’edificio retrostante e con tale livello di componenti artistiche da far sfigurare il resto degli esterni, semplicemente decorati con l’alternanza delle strisce orizzontali chiare e scure.
Non mi azzardo nemmeno a elencare e tantomeno descrivere i bassorielievi, i mosaici, i bronzi e gli altri decori presenti, opera dei numerosi artisti che vi hanno lavorato. Di questa e degli interni troverete una sintetica, ma molto efficace guida alla visita, nel pieghevole che vi consegneranno all’ingresso. Mi limito a segnalarvi che alcune delle sculture in bronzo sono delle copie. Gli originali sono stati spostati nel vicino museo, che non potete saltare durante la vostra visita di Orvieto.
Prima di andarvene non dimenticate di girarvi a guardare la Torre di Maurizio. La seconda torre che rintocca le ore, insieme a quella del Moro. Il nome non è preso da qualcuno, ma solo una alterazione che il popolo ha dato al termine latino “muricium“, ovvero cantiere.
Altro aspetto che spesso sfugge all’osservatore, inevitabilmente attratto completamente dallo splendore della facciata del Duomo, sono i disegni a mosaico realizzati sulla pavimentazione davanti alla facciata. Si tratta solo di composizioni geometriche, ma esaltano ulteriormente la vista della cattedrale. Se vi fermate più giorni, fotografate la facciata alla prima occasione e non rinviate. Può accadere, come è successo a me, che il giorno dopo siano previsti lavori di manutenzione. Anche per una semplice pulizia periodica troverete una grossa gru piazzata proprio di fronte all’ingresso per tutto il giorno.
Gli interni.

Entrando nella basilica, inizialmente si ha quasi l’impressione di un ambiente più sobrio, rispetto alla magnificienza della facciata. Le strutture ripetono le strisce alternate chiare e scure e il soffitto mostra semplici capriate in legno. Non sono presenti le grandi volte affrescate, tipiche della cattedrali più importanti. Impossibile però non notare le statue poste ciascuna davanti a ogni colonna, fra le quali spicca la “Pietà” di Ippolito Scalza, autore di diverse altre opere presenti. Queste statue furono spostate nel museo alla fine dell’800. Poi addirittura depositate nei magazzini e solo nel 2019 rimesse al loro posto.
Le geometrie degli interni sono quelli classici delle basiliche, con tre navate, delle quali la centrale rialzata e e le due cappelle ai lati dell’altare. Particolare invece il presbitero, a pianta pressoché quadrata, senza il classico abside a pianta semicircolare.
Le cappelle ai lati dell’altare sono asimmetriche, sia come conformazione, che per destinazione attuale. Quella di sinistra (a destra dell’altare), detta Cappella del Corporale, è più piccola ed è sovrastata dall’organo monumentale con la mostra cinquecentesca di Ippolito Scalza. Qui è custodita la famosissima reliquia di Bolsena. Si tratta di un lino del corporale macchiato del sangue che sarebbe uscito dall’ostia nella messa del 1263, tenuta appunto a Bolsena.
Attualmente l’accesso è riservato al culto, almeno in certi orari, ed è possibile passando da un’apposita porta laterale. Vi invito a rispettare questa regola per evitare le discussioni con i menbri del clero presenti, come mi è capitato di vedere. Quella di destra (a sinistra dell’altare) invece è la famosa Cappella di San Brizio.
La Cappella di San Brizio.

La Cappella di San Brizio non è una semplice componente del Duomo di Orvieto, ma un monumento a se stante, al punto da essere esplicitata nel biglietto di ingresso e in qualunque depliant turistico. Entrandovi si resta a bocca aperta ad ammirare le pareti e la volta completamente affrescate. Certo, non è la Cappella Sistina, ma il fascino è notevole. Qui si può ammirare il “Cristo Giudice“, del Beato Angelico e diverse opere di Luca Signorelli, solo per citarne un paio.
Museo Archelogico Nazionale.
Vicini al Duomo, a destra per chi ne guarda la facciata, si trovano i Palazzi Papali che, come detto, sono ancora più vecchi della cattedrale. In uno di questi è allestito il Museo Archeologico. Spesso i turisti snobbano i musei, tranne i più famosi. Ma se da una parte di musei in giro se ne trovano davvero tanti e non si possono vedere tutti, dall’altra il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto è sufficientemente compatto e interessante da meritare abbondantemente la visita.
Insiema al privato Museo Faina, conserva un bel campionario dei ritrovamenti archeologici dell’area di Orvieto. In particolare sono presenti reperti prelevati dalla Necropoli del Crocifisso del Tufo, di Cannicella e dei Templi di Belvedere.
Se già non li conoscete, scoprirete la nera ceramica etrusca chiamata “bucchero“, con il quale realizzavano oggetti anche molto sottili e leggeri e le ciotole con gli “occhioni“, in maniera che, quando una persona beveva e la ciotola gli copriva il volto, chi aveva di fronte vedesse gli occhi dipinti.
Il Museo dell’Opera del Duomo.
Altro museo allestito nei Palazzi Papali è il Museo dell’Opera del Duomo. Precisamente è collocato al piano soprastante il precedente, adiacente alla parte posteriore del Duomo. Si deve pertanto salire la scala fra Duomo e Museo Archeologico e si viene subito accolti dall’originale della Maestà e Angeli, che sovrastava la porta principale del Duomo, dove oggi è presente una copia.
Nelle sale troviamo un altro originale della facciata del Duomo: la statua di San Michele Arcangelo sopra il drago. Questo bronzo è posto sopra uno dei due ingressi laterali della facciata (vedi foto nel paragrafo del Duomo). Osservando gli originali da vicino si comprende quanto siano grandi e come questo non si percepisca a causa delle dimensioni della facciata.

Dall’ingresso del Museo si può osservare come fra i Palazzi Papali e il Duomo sia stato realizzata, in epoca successiva, una volumetria con lo scopo di consentire ai papi di accedere direttamente alla Cattedrale, senza dover uscire.
I sotterranei del Duomo.

Non dimenticatevi di andare a vedere i sotterranei del Duomo. Scoprirete macchine e materiali utilizzati durante il lunghissimo periodo di costruzione della Cattedrale. La parte visitabile è quasi tutta al di sotto delle volumetrie aggiunte successivamente fra Duomo e Palazzi Papali.
Il Museo Emilio Greco.
Fa parte del precedente ma è collocato in un edicifio diverso (Palazzo Soliano), anche se adiacente, il Museo Emilio Greco. La sua visita richiede poco tempo e contiene opere e bozzetti del noto scultore siciliano autore delle porte in bronzo che, dal 1970, sono presenti sulla porta del Duomo. Si può anche ammirare il famoso calco in gesso del Monumento a papa Giovanni XXIII.
Museo Etrusco Faina.
Il Museo Etrusco Claudio Faina potremo grossolanemante dire che contiene i reperti rinvenuti nel territorio circostante, che non sono presenti nel Museo Archeologico. Si ritrovano pertanto le collezioni dei manufatti in bucchero etrusco e della ceramica figurata di questo antico popolo, mai sufficientemente compreso.
I reperti furono raccolti dai Conti Faina e poi donati al Comune di Orvieto nel 1954. La sede è proprio di fronte alla facciata del Duomo, del quale si godono belle viste dalle finestre delle sale.
Orvieto Underground.
La visita del mondo sotterraneo è uno degli aspetti più appaganti della visita della città, assolutamente da inserire fra le cose da vedere a Orvieto. Con questa esperienza, insieme alle analoghe Pozzo della Cava e Labirinto di Adriano, si comprende al meglio la storia di questo antico centro abitato e le sue peculiarità.
Diciamo subito che quello che si viene portati a vedere è solo una piccola parte della miriade di cavità che si conoscono, alle quali andrebbero sommate quelle ancora ignote. Il numero di grotte di vario tipo conosciute è oggi circa 1200, ma il dato è in continua evoluzione.
Ma perché esiste una imponente città sotterranea?
Tutto parte dalla storia geologica della rupe su cui poggia il centro storico di Orvieto, al cui articolo vi rimando per dettagli. Per rispondere sommariamente diciamo che questa collinetta a testa piatta è composta di tufo e pozzolana. Materiali molto porosi e quindi permeabili. L’acqua delle piogge affonda quindi rapidamente nel sottosuolo e si ferma all’incontro del sottostante strato di argilla.
I pozzi etruschi.
Gli abitanti hanno sempre trovato ottima protezione dalle pareti verticali della rupe, ma per approvigionarsi di acqua dovevano scendere a valle. Oltre alla fatica necessaria, in caso di assedio non potevano rifornirsi. Quindi già gli antichi etruschi pensarono di scavare dei pozzi fino a trovare l’acqua. I materiali erano facilmente perforabili e in più la loro porosità li rendeva adatti alle costruzioni. Così non ci sono nemmeno i materiali di risulta.
L’antica Velzna era così piena di pozzi, tutti delle medesime dimensioni, perché ottimali per operarci all’interno, riducendo al minimo il lavoro necessario. Quindi la città appariva invulerabile agli assedi. Questo restò valido solo fino all’arrivo dei potenti eserciti romani, che distrussero la città e riempirono i pozzi per renderli inutilizzabili.
Le grotte medievali.
Il fenomeno si ripetè dopo il crollo dell’impero romano e il nucleo abitato si riformò, riscontrando però il medesimo problema. Nuovamente gli abitanti risorsero agli scavi, seppur con modalità più adatte all’epoca. Furono realizzate molte cisterne, con canalizzazioni di raccolta delle acque meteoriche. Molti di questi scavi occasionalmente si incrociarono con i vecchi pozzi etruschi e così oggi troviamo grotte con pozzi sia sulla volta, che verso il basso, entrambi ormai accecati dalle macerie che vi sono state gettate in passato.
I volumi sotterranei si dimostrarono utili anche per altre attività. Una delle più diffuse era quella dell’allevamento dei piccioni. Chi abitava vicino al bordo della rupe bastava che creasse la grotta con un’apertura verso l’esterno. Riempisse le pareti di piccole cavità adatte allo scopo e i piccioni spontanemante vi nidificavano. Il proprietario non doveva fare altro che scendere nella grotta e prelevare i piccioni, spesso utilizzando scale realizzate direttamente nell’abitazione. Praticamente un allevamento a costo zero.
Vi erano ovviamente anche altre destinazioni, fra le quali un frantoio dell’olio, che è stato scoperto recentemente in prossimità del Duomo, in seguito a una frana del bordo della rupe. Questa è una delle poche visitabili ed è interessante perché è ancora presente l’attrezzatura utilizzata.

Le grotte oggi.
Alcune grotte sono pubbliche e visitabili con la visita di Orvieto Underground. Altre sono sotto edifici privati e spesso utilizzati da tempo dai proprietari. Classico esempio è quello del Labirinto di Adriano, la cui storia è riportata più avanti. Questi volumi sono proprietà a tutti gli effetti e sono regolarmente accatastati e tassati, come per gli altri immobili.
La visita di Orvieto sotterranea.
Questa avviene solo in gruppi accompagnati da una guida. Ne vengono organizzati diversi al giorno, di solito due al mattino e tre al pomeriggio. Pertanto è necessario prenotarsi presso l’apposito ufficio presente in Piazza Duomo, vicino a quello dell’accoglienza turistica. Le uscite partono lì davanti. In generale è sufficiente prenotare all’inizio della giornata per il pomeriggio ma, in alta stagione, vi consiglio di farlo almeno il giorno prima, per evitare sorprese. Perdere questa visita sarebbe imperdonabile. Potete farlo anche sulla pagina dei contatti del sito di Orvieto Underground, dove troverete anche molte informazioni su Orvieto sotterranea.
Il Pozzo della Cava.

Il Pozzo della Cava è un classico esempio delle cavità scoperte da privati, che poi le hanno utilizzate autonomamente. La scoperta avvenne per caso da parte del proprietario di una tipica trattoria del quartiere medievale. Intervenendo su una parete che dava segni di cedimento, si accorse che al di là c’era uno spazio vuoto, che apparve subito di dimensioni importanti.
Saggiamente segnalò la cosa e lasciò che fossero gli speleologi a esplorare la cavità. Il risultato fu sorprendente. Trovarono un grande pozzo, profondo quasi trenta metri, pur avendo il fondo pieno di detriti. Sulla parete era ben visibile la traccia di un pozzetto etrusco con le classiche “pedarole“, ovvero le tacche che venivano realizzate nei pozzi etruschi per salire e scendere.
Il Pozzo della Cava fu realizzato nel 1527, per volontà di Papa Clemente VII, fuggito dal “sacco di Roma”. Lo scavo seguì appunto un pozzetto etrusco già presente. L’utilizzo del pozzo proseguì per oltre un secolo.
Negli anni successivi alla scoperta furono scoperte altre grotte, in particolare quelle che erano state utilizzate come cantina. Erano presenti anche dei “butti“, ovvero cavità utilizzate come discariche. Queste sono oggi fonti di preziose informazioni per conoscere usi e utensili tipici del periodo. Ritengo questa visita ancora più interessante della principale, ovvero Orvieto Underground.
Il Labirinto di Adriano.
Questa parte del mondo sotterraneo di Orvieto, non è compreso nella Carta Unica, ma completa il quadro delle visite “sotterranee” della città. Esiste comunque una convenzione che prevede uno sconto per i possessori della Carta. In pratica, al momento dell’acquisto della Carta, si può optare per la versione che comprende anche questo ingresso. La tariffa ordinaria per l’ingresso al Labirinto è di 5 euro. Acquistando questa opzione si paga un supplemento di 2,5 euro.
Esplorando le gallerie, le scale, i pozzi e le cisterne presenti si ha veramente la sensazione di trovarsi in un labirinto. Non va considerato un doppione delle altre visite sotterranee, ma casomai un loro completamento. Tanto per cambiare, anche questi volumi sono stati scoperti per caso negli anni ’80. Durante i lavori di rinnovamento della pavimentazione della Pasticceria Adriano (dal nome del titolare), ci fu un improvviso cedimento del basamento ed emerse il mondo che si celava al di sotto.
Un aspetto molto interessante del labirinto è che in esso sono presenti interventi di diverse epoche, dal periodo etrusco, a quello medievale e altri in epoche successive. Ci si trova così a ripercorrere la storia della città, anche dal punto di vista geologico, visto che è presente un fossile vecchio di 250.000 anni, dove in epoca preistorica scorreva un fiume.
I proprietari hanno arricchito le grotte con realizzazioni recenti, come calchi sulle pareti che imitano le sculture etrusche. Questi interventi, se da una parte hanno alterato i luoghi, dall’altro rendono la visita più emozionante.
Il labirinto si può visitare ogni giorno, escluso quello di chiusura. Formalmente occorre prenotare l’ingresso perché il locale lavora prevalentmente come ristorante. Per esperienza diretta però, se si passa in un orario tranquillo, per esempio quando non c’è servizio ai tavoli, non ci sono problemi per la visita non prenotata. In ogni caso può essere interessante mangiare nel ristorante oggi presente al posto della pasticceria e che si chiama appunto Il Labirinto di Adriano. I clienti del ristorante hanno diritto alla visita gratuita del labirirnto. Potete trovare diverse informazioni utili per la visita nel sito del Labirinto di Adriano.
La Torre del Moro.
Di solito l’interesse turistico di questa torre è limitato alla possibilità di poter ammirare il panorama a 360°, non solo sulla città, ma su tutto il territorio circostante. La visita in effetti si limita a questo. Va però saputo che la Torre del Moro ha un preciso ruolo all’interno della città. Si trova infatti in posizione baricentrica all’incrocio delle quattro vie che dividono il centro nei quattro quartieri storici.

Le sue quattro facce, ciascuna con un quadrante dell’orologio, sono orientate secondo i punti cardinali. A proposito dell’orologio, pare che i rintocchi vengano previsti sfalzati rispetto all’altra torre civica che li produce, ovvero la Torre di Maurizio. In questa maniera si evita che si sovrappongano, creando però incertezza sull’ora esatta. La campane principale non è molto grande, come in altre torri più importanti, ma vi assicuro che essere sorpresi da un rintocco improvviso con la campana alle spalle, come mi è successo, fa fare un bel saltello. Stavo fotografando e la fotocamera mi è quasi schizzata dalle mani.
Il Pozzo di San Patrizio.
Monumento famosissimo, secondo solo al Duomo, il Pozzo di San Patrizio è l’altro pezzo forte della città. Inevitabilmente sempre inserito fra ler cose da vedere a Orvieto, anche da chi non si è informato sui tanti motivi di interesse che vi sono. Sicuramente un capolavoro di ingegneria, considerata l’epoca della sua realizzazione, fu voluto da Clemente VII, insiema al Pozzo della Cava, per garantire acqua alla città in caso di assedio.

Il capolavoro non sta tanto nell’opera idraulica in se, trattandosi semplicemente di un pozzo, ma per la presenza di due rampe elicoidali completamente indipendenti. Molte persone non riescono a capire come sia possibile che chi scende e chi sale non si incrocino. Basta immaginare di partire da un estremo e procedere a spirale fino all’altro, non con una, ma con due rampe contemporaneamente, posta una sopra l’altra. L’unica difficoltà è che così facendo si ha la necessità di un pozzo adeguatamente largo, per evitare rampe troppo ripide. Il manufatto è molto simile a quello che si trova a Sintra e precisamente il Pozzo dell’Iniziazione, dentro la tenuta di Quinta da Regaleira.
In ogni caso il livello liquido nel fondo del pozzo è garantito da una sorgente che lo alimenta e un canale di uscita che non lo fa aumentare. Anche dal punto di vista idraulico è stato quindi ben studiato.
Per festeggiare la realizzazione del pozzo, Papa Clemente VII fece realizzare una moneta con l’immagine di Mosè che fa sgorgare l’acqua dalle rocce, tramite il solito bastone. L’incarico del conio fu Benvenuto Cellini.
Il nome San Patrizio.
Il nome con il quale è oggi famoso il pozzo, fu scelto dai frati che si riferirono alla leggenda secondo la quale il santo irlandese si trovava alla fine di una grotta che consentiva l’accesso al Paradiso. La grotta simboleggiava il Purgatorio e infatti, percorrendola, si dovevano superare terribili prove.
Come accedere.
Il pozzo si trova vicino alla stazione di monte della Funicolare. Per la visita non è richiesta prenotazione e in alta stagione le code sono frequenti. I possessori di Carta Unica devono comunque preventivamente ottenere il pass che consente l’apertura del tornello posto all’ingresso. Per ottenerlo occorre presentarsi alla biglietteria dove è previsto uno spostello separato per evitare la file di chi deve fare il biglietto. Informazioni e orari sono disponibili sull’apposita pagina del sito del Ministero della Cultura.
La Necropoli del Crocifisso del Tufo.

La necropoli risale al periodo fra l’VIII e il III secolo a.c. e quindi in pieno periodo etrusco. Ha una conformazione a strade perpendicolari, a prova di un trattamento paritario delle tombe presenti. Ciascuna di queste apparteneva a una famiglia, che era indicata nell’iscrizione sopra la porta di accesso.
Le tombe erano ricche di oggetti di vario tipo, alcuni dei quali di notevole bellezza. Tutti questi reperti, o meglio i sopravvissuti ai saccheggi, sono oggi visionabili nel Museo Archeologico e nel Museo Faina. Abbinando le visite di questi a quella della Necropoli si ha un bel quadro della cultura di questo misterioso popolo.
Ricordo ancora di fare attenzione a inserire la visita della Necropoli in maniera da evitare di entrare e uscire ripetutamente dal centro. Evitate anche la seconda parte del pomeriggio quando le giornate sono corte, per evitare di ritrovarvi con poca luce. Anche in questo caso, trovate informazioni e orari sulla pagina del Ministero della Cultura, oltre che sul sito di Carta Unica.
Fortezza Albornoz.
Il nome deriva dal cardinale Egidio Albornoz, che ne dispose la costruzione nella seconda metà del XIV secolo. Fu distrutta poche decenni dopo e ricostruita nel secolo successivo, mantenedo la sua funzione di difesa militare fino al 1800.

Successivamente fu sede di esibizioni, anche grazie a un anfiteatro che fu costruito all’interno. Oggi all’interno di quello che resta dell’antica fortezza sono presenti dei giardini, dai quali si può ammirare un ampio panorama sulla valle circostante. L’accesso è libero e senza orari.
La chiesa di San Giovenale e il quartiere medievale.
La parte occidentale del centro storico rappresenta il quartiere medievale di Orvieto. Questa è la parte più vecchia e la più ricca di stradine strette e tortuose. Qui si trovano il Pozzo della Cava e alcuni dei punti più suggestivi della città.

Un elemento caratteristico di questo quartiere è la chiesa di San Giovenale. Quando il Duomo e gli altri palazzi storici non esistevano ancora, questa chiesetta era già lì, sull’estremità occidentale della città, in bella mostra su quel promontorio della cinta muraria.
Andateci quando è aperta per ammirare l’interno, dove purtroppo degli affreschi che odornavano le pareti, restano solo frammenti. Considerando la loro età, è già tanto che siano ancora lì. Vicino alla chiesa c’è anche un percorso pedonale che corre lungo la cinta muraria e passa sopra Porta Maggiore, per poi proseguire fino alla chiesa di San Giovanni e da lì verso il centro città.
Da via della Cava, che attraversa il quartiere e dove si trova il Pozzo, si può scendere fino a Porta Maggiore, unico accesso da questo lato della città, a parte le scale mobili del parcheggio della Fiera. Utilizzarla per entrare a piedi in salità è piuttosto faticoso, ma è un’ottima possibilità per uscire se si alloggia lì vicino o anche per andare al suddetto parcheggio.
Buon viaggio e …
se avete mezza giornata libera (o anche meno), non dimenticatevi di visitare la vicina Civita di Bagnoregio, ovvero il borgo che “doveva morire”.
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