
Guida alla scelta di fotocamere, telecamere, binocoli e relativi accessori, finalizzate all’uso in viaggio.
Un vero viaggiatore sa osservare e partecipare e quindi riesce a mantenere un ricordo delle proprie esperienze. Ma il tempo tende inesorabilmente a sfumare il contenuto della memoria. Insomma un viaggio senza documentazione fotografica o riprese video è un viaggio a metà.
Vi sono poi alcune situazioni nelle quali anche l’osservazione richiede strumenti per non perdersi tutto o molto di quello che abbiamo la possibilità di vedere. Strumenti come i binocoli servono proprio a questo.
Di seguito cercherò di fornire tutte le informazioni necessarie per decidere se e cosa comprare per foto, video e strumenti di osservazione, da portarsi dietro quando si è in viaggio. Non un trattato, ma quello che serve per non trovarsi senza l’indispensabile, o sprecare denaro in cose inutili o inutilmente costose.
Cominciamo.
Visto che gli scopo sono assai diversi trattiamo separatamente le diverse attrezzature, vedendone le principali caratteristiche che è bene conoscere per poter scegliere il modello più adatto.
Attrezzatura fotografica.
Occorre innanzitutto individuare le diverse tipologie. Questo può essere fatto in diversi modi, ma per gli scopi del presente articolo possiamo dividerli in:
- smartphone,
- fotocamere compatte,
- Milc (ovvero fotocamere con lenti intercambiabili, ma senza specchio),
- reflex.
Vediamone le principali caratteristiche.
Smartphone.
Pro.
Sono la soluzione più semplice ed economoda. Abbiamo la possibilità di fare foto senza dover portare al seguito un apparecchio apposito. La semplicità c’è anche per la rapidità nel trasmettere le foto a parenti e amici o sui social.
Contro.
Per avere una buona qualità occorre comunque sostenere una spesa aggiuntiva, per comprare un apparecchio di fascia alta. In nessun caso potremo ottenere foto di qualità paragonabile ad una fotocamera. Il limite non è solo nella qualità della foto, ma anche nelle difficoltà nel comporre l’inquadratura. Tutti sappiamo cosa significhi inquadrare con un apparecchio come questo quando c’è molta luce. Non si vede nulla, punto e basta.
Fotocamere compatte.
Per la verità i modelli sono molti e molto diversi. Sarebbe meglio dividerle ancora fra compatte base e compatte avanzate, ma per i nostri fini sarebbe eccessivo. Diciamo che dai modelli base a quelli più evoluti le differenze di qualità e dotazioni sono molte.
Pro.
Già si possono fare foto “vere”, non consentite dagli smatphone. I costi possono essere molto contenuti, paragonabili alla differenza da pagare per uno smartphone con migliore dotazione fotografica. Comunque pratiche, leggere, compatte e semplici da usare, soprattutto per chi non è molto a suo agio con una fotocamera in mano.
Contro.
La qualità delle foto e le possibilità nel comporre l’inquadratura sono comunque assai inferiori a quelle delle reflex.
Milc.
Pro.
Costano e pesano meno delle reflex. La qualità delle foto è molto vicina a queste. L’intercambiabilità delle ottiche consente di affrontare tutte le situazioni.
Contro.
Nei modelli più semplici non c’è mirino e allora abbiamo tutti i limiti delle compatte, anche se con ottiche migliori. L’ingombro è molto vicino alle reflex. Consumano molta energia, con conseguenze sulla durata della carica. Hanno minore disponibilità di ottiche. L’autofocus non è al livello delle reflex.
Reflex.
Sono sempre state e restano le regine delle fotocamere. Grazie al mirino prismatico, si sa sempre esattamente cosa resterà impresso nella foto, con qualsiasi livello di luminosità, eccetto il buio totale. Alcune hanno un fascio luminoso che consente l’inquadratura anche al buio.
Pro.
Tutto è nettamente migliore delle altre soluzioni, eccetto i maggiori peso e ingombro. L’intercambiabilità delle ottiche consente di affrontare tutte le situazioni.
Contro.
Pesano di più e hanno un maggior ingombro. Il prezzo è più alto.
Come scegliere.
Molte persone spostano subito la scelta fra due delle categorie sopra elencate. Chi fra smartphone e compatte. Chi fra compatte e reflex e così via. Personalmente alcuni di questi confronti non li capisco.
Per esempio non vedo logica nel mettersi a confrontare l’uso dello smartphone e l’acquisto di una compatta. Questo perché è un confronto che andava bene diversi anni fa, quando i cellulari avevano una fotocamera che al massimo andava bene per giocare. Oggi gli smartphone hanno la possibilità di fare foto ad alta risoluzione e altro.
Per contro le fotocamere compatte hanno molti dei limiti degli smatphone, primo fra tutti la mancanza di un sistema di puntamento. Certo non tutti, ma le differenze non giustificano l’acquisto. Quindi il mio parere è che questo confronto non vada fatto. In effetti le compatte, dopo un ottimo successo, ormai non si vedono più.
Anche mettersi a confrontare le reflex con le milc, ritengo sia fuori luogo. Quest’ultime sono delle quasi reflex. Se decido di avere un apprecchio apposito per fare foto, allora tanto vale che sia una reflex. I piccoli risparmi di peso, ingombro e denaro che posso ottenere con le milc non valgono quello che perdo. In ogni caso, fra queste due, la scelta è del tutto soggettiva.
Quindi io sono dell’avviso che la scelta sia fra il semplice uso dello smartphone o l’acquisto di una reflex. In proposito vale la pena ricordare che se si opta per la seconda opzione, si potrà risparmiare sul primo apparecchio, riducendo il maggior onere.
Reflex si o no.
La domanda in effetti è: “volete solo fare foto ricordo, da mostrare a parenti e amici e magari inviare sui social, o volete fare foto VERE, potendo curare la composizione, farne ingrandimenti e presentazioni ecc?”
In definitiva è tutto qui. Questa è la domanda alla quale dovete rispondere. Vorrei aggiungere che la maggiore spesa per uno smartphone di maggiore qualità si perde entro qualche anno. Giusto il tempo che la rapidissima obsolescenza di questi apparecchi renda “vecchio” il vostro gioiello. Per contro una reflex costituirà un investimento di durata assai maggiore. Questo anche perché i telefoni si rompono presto e facilmente, mentre le fotocamere molto meno.
Naturalmente non parlo di situazioni come i safari. Non credo ci sia bisogno di dire che, senza una buona reflex e una altrettanto buona attrezzatura a corredo, non è nemmeno il caso che ci pensiate.
Quindi se le foto “vere” non vi interessano, potete fermarvi qui. In caso contrario vi darò alcuni consigli per l’acquisto di una reflex.
Scelta della reflex.
La mia prima considerazione è che sotto una certa cifra non sia conveniente scendere. Quello che si perde non è compensato dal minor prezzo. Le soluzioni più economiche sono fatte per chi “vuole” ma “non può. Non fatevi fregare, o comprate quello che vi serve o ci rinunciate. Ritengo che una buona reflex non possa scendere sotto i 500 euro.
Al contrario, sopra una certa cifra vale la pena di spingersi se volete veramente il massimo o avete esigenze specifiche. Io per esempio ho acquistato una Nikon D7000 per poter continuare a usare i miei vecchi obbiettivi Nikkor non motorizzati, che sarebbero rimasti solo manuali sugli altri modelli, ormai fatti per ottiche motorizzate.
Quindi se non avete esigenze particolari restate entro i 1000 / 1100 euro. Anche perché quello che conta veramente sono le ottiche, almeno per fotocamere sopra un certo livello. Ottiche di qualità e focali estreme, possono costare facilmente molto più della fotocamera. Inoltre risparmiando sulla fotocamera, potrete spendere di più sulle ottiche.
Anche le marche hanno la loro importanza, sia perché nella fotografia l’esperienza conta ancora molto, sia perché alla fine la luce entra dall’obiettivo e se questo non è buono, è inutile fare una buona parte elettronica. Le ottiche buone le fanno ancora in pochi.
Le marche di qualità sono sempre più o meno le stesse. Solo Pentax si vede un po’ meno, ma può essere solo una politica commerciale, dopo l’acquisto della storica marca da parte di Ricoh. Il mio consiglio è di stare su Nikon o Canon. Non voglio dire che non vi siano altre marche di pari livello. Intendo che con queste andate sul sicuro, le trovate facilmente, hanno molte ottiche disponibili e potete stare entro il budget.
Io sono un nikonista da quando ho cominciato a pensare al primo acquisto, ma ritengo Canon un’ottima scelta. Come fotocamera quindi consiglio di stare su modelli di queste due marche con prezzo fra 500 e 1100 euro. Mi riferisco a prezzi di prodotti nuovi.
Scelta delle ottiche.
Elementi base di tecnica.
Intanto perché perdere tempo per la tecnica, seppur a livello elementare?
Perché diversamente sarebbe come scegliere un capo di abbigliamento senza sapere la differenza fra cotone e acrilico, fra seta e ryon. Quindi chiariamo con parole semplici (quindi anche non proprio corrette dal punto di vista tecnico) gli aspetti principali. Ovviamente chi già conosce questi concetti potrà saltare questa parte.
La lunghezza focale.
La potremmo definire la distanza in millimetri fra il centro ottico dell’obbiettivo e il piano di messa a fuoco. In altre parole, la distanza dall’obbiettivo del piano dove l’immagine “va a fuoco”. Questo deve avvenire sul sensore e quindi le ottiche con maggiore focale sono più lunghe (i teleobiettivi).
Come è facile verificare, con focali lunghe si hanno “visuali” più strette e viceversa. Quindi un’ottica si dice “normale” se presente un angolo di campo simile a quello dell’occhio umano, che è di circa 45°. L’angolo di campo è l’angolo (con vertice sull’occhio) che comprende ciò che si vede, mentre quello che è più laterale di tale angolo non lo si vede. Un occhio umano sappiamo infatti che non può vedere quello che si trova troppo di lato rispetto alla direzione verso la quale è puntato. Per la verità con la cosiddetta “coda dell’occhio” percepiamo anche oltre i suddetti 45°, ma non è una vera visione, ma solo un rilevare delle sagome.
Il problema è che l’angolo di campo dipende anche dalle dimensioni del sensore. Una volta questo era costituito dalla pellicola, che era di 35 mm per fotogramma. Con questa dimensione del sensore, la focale che presentava un angolo di campo normale era circa 50 mm. Focali maggiori erano teleobiettivi e focali minori erano grandangoli.
Oggi solo reflex di fascia alta, tipicamente professionali, hanno un sensore di 35 mm. Di solito infatti vengono chiamate “full frame“. Sono macchine che costano migliaia di euro e garantiscono prestazioni eccellenti. Quelle di fascia più “umana”, per ridurre i costi, hanno il sensore più piccolo. Questo fa si che la stessa focale sembri maggiore.
Il Crop Factor.
Quanto maggiore ce lo dice il Crop Factor, ovvero il rapporto fra le dimensioni del formato tradizionale, cioè 35 mm e quelle del sensore in questione. Una fotocamera full frame ha un crop factor pari a 1. Una generica buona reflex ha un crop factor intorno a 1,5.
Quindi se per un sensore di 35 mm la focale normale è 50 mm, per una fotocamera con crop factor di 1,5 con lo stesso obbiettivo otterrò una focale apparente di 50 x 1,5 = 75 mm.
Vi siete persi? Resistete non ho finito. C’è un’altro aspetto importante. La luce.
La luminosità dell’ottica.
Parto con un esempio che chiarisce subito il concetto. Immaginate di essere vicini a una finestra in pieno giorno. Percepirete la luminosità presente all’esterno. Immaginate ora di allontanarvi dalla finestra, in un ambiente molto grande e senza altre aperture. Più sarete lontani e meno luce arriverà ai vostri occhi. Al limite, a grande distanza, la finestra vi sembrerà solo un puntolino luminoso. Eppure la finestra è sempre quella. La stessa situazione si avrebbe con le gallerie.
Ebbene nell’esempio la distanza dalla finestra rappresenta la lunghezza focale e l’angolo entro il quale il vostro occhio “vede” la finestra, rappresenta l’angolo di campo. Capite che per mantenere la medesima luminosità percepita, allontanandosi dalla finestra occorrerebbe ingrandirla sempre di più. Sia chiaro che questo è solo un esempio per far comprendere il concetto. Niente di rigoroso.
Fateci caso, negli eventi sportivi, i fotografi a bordo campo hanno obbiettivi con ottiche frontali enormi. Perché? Il motivo è che dovendo stare a distanza, ma volendo cogliere dettagli, devono usare teleobiettivi molto spinti (focali lunghe). Ma devono anche usare tempi di scatto brevi, perché i giocatori non stanno in posa. Allora hanno bisogno di molta luce e quindi grandi lenti frontali.
Dovreste aver capito perché uno smatphone, con il suo obbiettivo di dimensioni ridicole, non potrà mai far entrare molta luce. Per compensare questo si sfrutta la tecnologia per aumentare la sensibilità dei sensori. Ma nulla al mondo potrà fornire la stessa qualità di un obbiettivo luminoso. Altrimenti i fotografi perché dovrebbero spendere capitali per avere ottiche così pesanti e ingombranti? Userebbero i loro smartphone, o piccoli apparecchi compatti.
Nei grandangoli succede il contrario dei teleobiettivi. La luminosità è aumentata dalla corta focale. Tornando all’esempio precedente, è come se andassimo vicini alla finestra. Quindi i grandangoli sono facilmente e a basso costo, luminosi e compatti, mentre i teleobbiettivi sono ingombranti e poco luminosi, a meno che non siano molto grandi e quindi costosi.
La profondità di campo.
Resistete ci siamo quasi.
Tutti gli obbiettivi hanno un diaframma, ovvero una sorta di valvola che apre in diversa misura il passaggio della luce. Uno si chiederà: ma se la quantità di luce è così importante, perché dovrei strozzare il passaggio libero. La risposta è: per aumentare la profondità di campo.
Questa può essere definita come lo spazio, la distanza, nella direzione verso cui stiamo puntando l’obbiettivo, di ciò che rimane nitido, ovvero a fuoco. Bassa profondità di campo vuol dire vedere nitido un soggetto, mentre tutto ciò che è appena più vicino o più lontano è sfocato. Viceversa per la alta profondità di campo.
Per motivi di ottica che, pur semplici, non è il caso di affrontare, per non complicare troppo le cose, più il diaframma è chiuso e più aumenta la profondità di campo e viceversa.
Il problema è che se chiudo il diaframma, riduco la luminosità e quindi devo aumentare il tempo di scatto, oppure aumentare la sensibilità. Nel primo caso però rischierò di avere foto mosse. Nel secondo, come detto, si abbasserà la qualità. L’abilità nel fotografare sta anche nel saper giostrare tutti questi aspetti, a seconda di ciò che si vuole ottenere.
Spero abbiate compreso come avere un teleobiettivo con lunga focale e piccola lente frontale, serva a poco. La scarsa luce disponibile obbligherà ad allungare i tempi di scatto o forzare la sensibilità. In entrambi i casi la qualità della foto ne risentirà.
Le sigle che troviamo sule ottiche.
Un’ottica viene indicata con una sigla tipo: 50 (mm) f/4,5. Il primo numero è appunto la lunghezza focale. Il termine f/4,5 indica il rapporto fra la suddetta lunghezza e il diametro del diaframma. Più è alto il valore dopo la “f”, meno l’obbiettivo è luminoso. Ogni obbiettivo ha un diaframma massimo, che ne determina la luminosità e che incide molto sul prezzo. Chiudendo il diaframma si potrà aumentare la profondità di campo.
Negli zoom vengono ovviamente indicati dei valori doppi, che sono gli estremi a cui arriva l’ottica. 18-105 f/3,5-5,6, significa lunghezza focale da 18 a 105 mm, con rapporto focale da 3,5 a 5,6. Come avrete capito, se spostiamo lo zoom sui 18 mm (grandangolo) avremo un rapporto focale f/3,5. All’altro estremo (teleobiettivo) otterremo f/5,6, cioè meno luminoso, come era logico aspettarsi.
Quindi come scelgo?
Per decidere quali ottiche acquistare va innanzitutto considerato cosa vogliamo farci.
Se dobbiamo fotografare in ambienti ristretti, allora sceglieremo un grandangolo, ovvero focali basse (15-30 mm). Se dobbiamo immortalare le scene di un safari, ci orienteremo su teleobiettivi (da 100 mm in su) e siccome gli animali non sempre stanno in posa, sarà bene che siano anche abbastanza luminosi. In questo caso avrete capito che la spesa farà un bel salto all’insù.
Per un uso generico la soluzione ottimale sarà un classico zoom con focali a cavallo dei valori normali (per esempio 18-55 o 18-105 mm). Ovviamente ci sono anche teleobiettivi zoom e grandangoli zoom .
Il viaggiatore appassionato di fotografia avrà almeno due ottiche: per esempio, uno zoom medio e uno zoom teleobiettivo. Per le marche, diciamo che in generale saranno le stesse della fotocamera, perché l’attacco dovrà essere quello specifico. Questo riporta il discorso sul produttore. Nikon è da sempre considerato un produttore di ottime ottiche. Anche Canon produce comunque obbiettivi di buona qualità.
Vi sono anche le marche compatibili, ma il livello spesso non è lo stesso e inoltre, con le fotocamere moderne, piene di automatismi, si rischia di perdere qualche funzione. Di solito si pensa all’acquisto di obbiettivi compatibile per qualche tele spinto, che costerebbe troppo, se originale.
In definitiva tenete montato un obbiettivo zoom per l’uso generico e, solo se vi dedicate anche a safari o altre attività che richiedono un tele, comprate un teleobiettivo, magari zoom.
Questo mi basta?
No. Per fotografare occorrono altri accessori. Vediamo quelli basilari, dei quali non si può fare a meno.
Indispensabili.
Un filtro di protezione frontale degli obbiettivi. Si usa come protezione contro urti e graffi. Danneggiare un oggetto costoso come un obbiettivo sarebbe infatti una bella scocciatura. Senza protezione, basta poco. Ricordo che la lente frontale ha un trattamento antiriflesso che si può lesionare facilmente.
Il filtro potrà essere un UV, o uno skylight. Il primo non altera i colori, ma riduce la componente UV della luce. L’effetto è pressoché nullo, anzi riduce componenti che non sono visibili, ma che stimolano il sensore, riducendo la saturazione dei colori. Il secondo invece ha un leggero effetto di aumento della nitidezza, o per scaldare un po’ i toni troppo freddi, come quando il cielo è coperto dalle nubi.
Di quest’ultimo ve ne sono di diversa intensità, ma in ogni caso li ritengo inutili, se non per proteggere l’obbiettivo. Questo perché l’effetto è blando e si può facilmente ottenere con software di ritocco. Io uso quello a UV, sia perché il leggero effetto che presenta è sempre positivo, sia perché comunque sono contrario alle alterazioni delle immagini con sistemi artificiali. Purtroppo ormai ovunque si vedono foto dai colori innaturali, ma di notevole effetto. No, non sono d’accordo. Questa non è fotografia, è pittura.
Importantissimo è montare i filtri frontali subito, prima di usare l’ottica la prima volta. Attenzione a comprarli del diametro giusto per il vostro obbiettivo.
Una ottima soluzione è il Hoya Pro 1. Ve ne sono di costo inferiore, alcuni anche abbastanza validi, ma non eccedete nel risparmio. Ricordate che “l’immagine” passa attraverso il filtro.

Un filtro polarizzatore. Serve ad eliminare il riflesso da una superficie come l’acqua di un laghetto o metalli lucidi. Con questo accessorio si possono per esempio fotografare i pesci dentro l’acqua, oppure le parti sommerse. Per esempio, mi è stato utile a Yellowstone per fotografare il Mornig Glory Pool. Rende anche un po’ più satuti i colori, ma riduce la luminosità.
Al solito, occhio al diametro giusto per il vostro obbiettivo.
Anche per questo vi propongo un Hoya e vi ripeto quanto detto per quelli a UV, se volete risparmiare.
Borsa per attrezzatura fotografica. Ve ne sono di ogni forma e dimensione. Ognuno vi indirizzerà verso un modello diverso. Dipende dall’uso che ne dovete fare, da dove dovete utilizzarla e dal tipo e quantità di attrezzatura che deve contenere. Mi limiterò a darvi un paio di spunti.
Il primo è per un uso in ambienti “tranquilli”, come quello cittadino o escursione dove ci si muove su superfici regolari e si cammina normalmente. In questo caso io preferisco una borsa a tracolla che mi consenta di accedere ad ogni componente dall’alto, senza dover aprire vani laterali, se non eccezionalmente.
Per esempio questa ha scomparti interni regolabili, tessuto impermeabile, dimensioni per qualche accessorio, attacchi per cavalletto e ottime recensioni.
Il secondo riguarda un modello del quale, da quando l’ho provato, non posso più fare a meno. Si tratta della soluzione a marsupio. Ideale se si deve camminare su terreni accidentati, perché non sballonzola, non si impiglia e si ha sempre tutto a portata di mano.
Purtroppo la ditta spagnola che ha prodotto la mia, non vende più in Italia e comunque non produce più questi accessori. In commercio non ho più trovato niente di uguale, ma non escludo che ci sia. La forma è ottimale, con la parte inferiore più stretta, per non ostacolare la camminata. Una media reflex, con zoom ci sta perfettamente ed sempre a portata di mano. Lateralmente ci sono due vani sufficienti per un’altro zoom non troppo grande e degli accessori. La cintura è molto robusta e non ha problemi nemmeno nei percorsi più accidentati. L’esterno è leggermente imbottito per ridurre l’effeto di un urto.
La indosso nella foto che trovate nella pagina “Chi sono“. Se ne vedete una simile in commercio, fatemi sapere. Per me è perfetta.
Opzionali.
Cavalletto. Sarebbe un accessorio importante, ma purtroppo è ingombrante, pesante, assolutamente scomodo da portarsi dietro. A meno che non siate fotografi professionisti, finirete per usarlo poco.
Un appassionato di fotografia prima o poi lo acquista, ma negli altri casi ne prevedo uno scarso utilizzo. A me da molto fastidio e per anni l’ho portato dietro solo quando viaggiavo in auto. Più recentemente ho cominciato a portarlo anche in volo e anche nei lunghi trekking in montagna. Lo avevo nello zaino durante il lunghissimo sentiero Fimmvðuhàls, in Islanda, ma ne valeva la pena.
Proprio perché non sono un grande utilizzatore, non ritengo si debba spendere molto per il cavalletto, ma non scendete sotto un minimo di qualità.
Se prevedete di fare molte foto, come nei safari, indossate un gilet o una camicia con molte tasche. Capita continuamente di avere qualcosa da mettere via rapidamente e gli animali non aspettano. Molte tasche di vario tipo risolvono il problema ed evitano che qualche componente importante cada nel posto sbagliato, magari nella sabbia. Se l’ambiente è molto caldo, usate i gilet forati in tessuti naturali.
Videocamere.
Su queste la farò più breve, sia perché le conosco meno, sia perché l’esperienza mi ha insegnato che i veri ricordi di viaggio vengono dalle foto. I video documentano anche meglio quello che si visto, ma sono più “freddi”, non si vanno mai a rivedere e si fa più fatica a ritrovare una certa scena.
La foto coglie l’attimo, la magia del momento e si possono organizzare nell’hard disk del computer in maniera ottimale. Ho fatto qualche viaggio con videocamera e senza fotocamera. In un caso forzosamente, in Australia, a causa di un guasto tecnico. Beh … questo fatto mi crea disagio anche solo a pensarci.
Ricordiamoci poi che le moderne fotocamere digitali possono fare anche dei video che non sono inferiori a quelli di videocamere amatoriali.
Il mio consiglio è pertanto di pensare all’acquisto di una videocamera solo se si è al completo in campo foto. Inoltre, come primo acquisto, io comprerei una Action Camera perché è adatta a tutta una serie di situazioni alle quali la fotocamera non è idonea.
Io l’ho scoperta quasi per caso. Da anni accumulavo punti del supermercato e mi sono accorto di averne proprio tanti. Prima li accumulavo per ottenere Miglia per volare, ma ormai non conveniva più. Mi accorsi che potevo prendere questo giocattolino. Devo dire che fra sci, parchi acquatici e piscina, è perfetta per riprese ad effetto. L’obbiettivo con forte grandangolo la rende facilmente luminosa e le riprese sono ottime.
Binocoli.
Non sono strumenti che si usano molto. La maggior parte delle persone non lo possiede. Ma se fate un viaggio che prevede l’osservazione degli animali, non potete farne a meno. Io sono un birdwatcher di vecchia data e il mio binocolo ha due terzi della mia età.
Mi dovete perdonare, ma non si può parlare di binocoli, senza prima dire due cosette sulla tecnica che ci sta dietro.
L’ottica del binocolo.
Non credeo sia il caso di dilungarsi su questioni tecniche, ma distinguamo i binocoli in due teciche costruttive: a Prismi di Porro e a Tetto. I primi sono la soluzione classica, meno costosa, ma più ingombrante e più soggetta a danni da urti. I secondi sono più moderni, compatti e leggeri, meno vulnerabili agli urti. Le due soluzioni non implicano un differente livello di qualità.
Entrambi sono soggetti alle leggi dell’ottica, che prevede un semplice legame fra il numero di ingrandimenti e il diametro della lente frontale. Dividendo il secondo, espresso in millimetri per il primo si ottiene un elemento fondamentale del binocolo: la pupilla d’uscita.
Perché importante? Come sempre la prendo larga. Sapete tutti che un gatto al buio ci vede meglio degli uomini. Se gli guardate la pupilla, vedrete che si dilata e si restringe al variare della luce. In ogni caso il diametro massimo che può vedersi in un gatto è assai superiore a quello di un essere umano.
La capacità o meno di vederci in condizioni di scarsa luminosità deriva proprio dal diametro della pupilla. Un uomo ha un diametro massimo della pupilla di circa 7 mm. Questo significa che un binocolo con una pupilla d’uscita maggiore di questo valore non servirà a nulla. La luce in più sarebbe utile a un gatto, ma non a un uomo.
Viceversa una pupilla d’uscita inferiore non farà passare la quantità di luce che l’occhio umano potrebbe percepire. Insomma avrete capito che è un po’ come mettere una valvola su un tubo. Se questa ha un diametro superiore a quello del tubo, la portata sarà sempre la stessa, ovvero quella consentita dal dimetro del tubo. Se però metto un diametro minore, la portata del tubo sarà ridotta dalla strozzatura.
Tutto chiaro?
Quindi quale devo comprare?
Come sempre la risposta a questa domanda è “dipende da cosa devi farne”. In Botswana, durante un safari, un compagno di viaggio mi fece notare che il suo binocolo “tirava” più del mio, nonostante fosse più piccolo. In effetti era un 10 x 32, ovvero 10 ingrandimenti e 32 mm di lente frontale. Il mio era il mio vecchio Pentax 7 x 50. Con la luce del sole africano la luminosità contava poco e i suoi ingrandimenti erano molti di più dei miei.
Poi venne il safari notturno, alla luce di un faro e a volte al chiar di luna. Il suo binocolo si sedette per terra, dichiarando la totale inidoneità per quelle condizioni. Il mio mi consentiva la visione di tutto ciò che non era del tutto al buio. In effetti, per quanto detto sopra, 50 / 7 vale circa 7, cioè il massimo valore di una pupilla umana.
Quindi, per l’utilizzo su mezzi meccanici, come succede nei safari, dove peso e ingombro non sono un problema, meglio un binocolo luminoso con pupilla di uscita pari a 6 o 7. Per portarlo al seguito durante un’escursione, con molta altra attrezzatura, in condizioni disagiate, in salita e magari in pieno giorno, meglio uno più compatto, magari del tipo a tetto e meglio se dotato di protezioni esterne da urti e acqua. Per esempio un 10 x 32.
Ovviamente la soluzione ottimale è prevedere con il tempo di acquistarli entrambi, per avere sempre il più adatto nelle diverse situazioni. Qualunque tipo scegliate, valutate anche la custodia.
Attenzione a …
Per chi porta occhiali o ha problemi di vista, va fatta attenzione anche a un’altra cosa. Il binocolo ha una distanza alla quale va posto l’occhio per sfruttare pienamente tutto il campo fornito. Si chiama Estrazione Pupillare. Se è piccola e non regolabile, chi porta occhiali potrebbe non riuscire a vedere bene.
Altro elemento è la possibilità di regolare un oculare rispetto all’altro. Serve per chi, come me, ha una leggera miopia su un occhio, ma non sull’altro, o comunque in misura differente. In questo caso se si ottimizza la messa a fuoco su un occhio, si perde quella sull’altro. La correzione elimina il problema.
Vi sarebbero altri aspetti, come il trattamento antiriflesso, ma per gli obbiettivi del presente articolo, direi che può bastare. Vi consiglio comunque di non acquistarlo senza averlo provato, perché ognuno ha la sua anatomia e la cosa risulta molto soggettiva.
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