
L’inizio.
Come ho scritto nella pagina “Chi sono“, la mia vita si è sbloccata con il servizio militare. Una mattina sono uscito dalle aule della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa, ho sceso lo scalone della sede storica in via Diotisalvi (si chiama proprio così), sono andato al distretto militare e ho preso i moduli per iscrivermi al primo corso disponibile per Ufficiali di Complemento dell’Esercito. Era il n° 109 (ciao a tutti i miei compagni di allora).
Nei giorni successivi mi sono procurato i pochi documenti che mi servivano, mentre mio padre nemmeno prendeva in considerazione quello che stavo facendo. Così mi sono iscritto. Quando è arrivata la cartolina gialla, ricordo bene la sua faccia, perché solo in quel momento si è reso conto che facevo sul serio.
Passate le visite mediche, sono andato a Bologna per le vere selezioni. Non posso dimenticare l’inizio dei due giorni di test che erano previsti. Il colonnello comandante del gruppo che se ne occupava salì in cattedra e con mia grande sorpresa, senza girarci intorno, disse: “Ragazzi, ci sono x domande (non mi ricordo il numero) e y posti (anche questo numero non lo ricordo, ma era circa un decimo di quello delle domande), inoltre la metà dei posti disponibili sono già assegnati per raccomandazione (disse esattamente così), per cui datevi da fare, fate del vostro meglio”. Così scoprii come funzionava il paese dove ero nato e cresciuto. Io raccomandazioni non ne chiesi (e non ne ho mai chieste), ma i test mi andarono bene e arrivò un’altra cartolina gialla.
Il primo viaggio.
Il mio primo “viaggio” da solo fu a Roma, dove ho frequentato la Scuola del Genio. Ho cominciato a conoscere ragazzi provenienti da tutta Italia e la città mi consentì i primi contatti anche con culture estere. La mattina di capodanno, mente facevo la guardia d’onore alla porta principale del Palazzo del Quirinale, alle 9 in punto arrivò un pullman di turisti giapponesi. Credo che mi abbiano fotografato anche i lacci delle scarpe. In quelle due ore completamente immobile decisi che avrei fatto il possibile per viaggiare.
In Giappone non ci sono stato, ma lo stipendio da Sotto Tenente mi consentì di cominciare a muovermi. Il Friuli allora era una destinazione “castigo”. Io me ne innamorai. C’è un’area intorno al comune di Claut dove, quando cammino sui sentieri, mi sembra di essere nato lì.
I viaggi importanti.
Con i primi guadagni alternavo l’acquisto di un congelatore alla prenotazione di un viaggio. Le mie prime destinazioni giravano intorno alla mia passione: l’Africa meridionale. La prima volta che ci andai fu in Botswana e Zimbabwe. Ci spostavamo ogni giorno in un luogo diverso, montando e smontando ognuno la sua tenda. Per contenere il peso, la mia era così piccola che ne toccavo le estremità con la testa e con i piedi, mentre la notte gli elefanti ci giravano intorno. Avvertivo la loro vicinanza dalle vibrazioni del terreno e sentivo il loro respiro.
Questo può essere la sintesi di come mi piaceva viaggiare.
L’incontro con quella che poi è diventata mia moglie mi portò a imparare a sciare a quarant’anni. Chi se lo dimentica il gruppo di quarantenni, tutti perfetti principianti a scuola di sci, sulle piste di San Martino di Castrozza. Una ginecologa, un commercialista e così via, tutti più o meno incapaci di stare in equilibrio su pendenze ridicole, mentre i ragazzini ci sfrecciavano accanto ridendo.
Questo basterebbe per una donna normale, ma non per lei. Ho dovuto imparare anche a usare i ramponi su ghiacciaio e a salire sopra le quote appenniniche a cui ero abituato, mentre andavo in cerca di funghi.
Un anno dopo avevamo scalato insieme la Tofana di Rozes, le Pale di San Martino di Castrozza (mitico il mio arrivo ai 3000 m del rifugio Fiamme Gialle con la mia felpa da soggiorno), il Piz Boè, nel gruppo del Sella, la Marmolada, l’Antelao, il Civetta (chi se lo dimentica lo stramaledetto) e il Cevedale. Tutti sopra i 3000 m.

Poi il Gran Paradiso (4000 m) e soprattutto il grande sogno di Grazy: i 5895 m del Kilimanjaro. Chi è interessato, può leggere il racconto del viaggio, con i dettagli del percorso: Scalare il Kilimangiaro. Descrizione del percorso (Marangu road).
Sopra … ma anche sotto.

Durante un viaggio alle Maldive abbiamo conosciuto Michela e Roberto, due persone semplicemente fantastiche, il meglio che si possa avere come amici. Entrambi istruttori sub (e non solo quello), ci hanno fatto venire voglia di questa ulteriore esperienza. Già durante il viaggio ci fecero provare l’attrezzatura e la prima esperienza sott’acqua, seppur per pochi metri.
L’anno successivo abbiamo fatto il corso e oggi abbiamo il tesserino PADI con la firma di Roberto. Non abbiamo molte immersioni all’attivo, ma alcune di quelle fatte sono da favola: Polinesia e Hawaii in testa.
Viaggiare per conoscere.
Con il tempo ho imparato ad apprezzare molte altre cose, ma mi è rimasta la voglia di conoscenza. Trovo che il solo vedere sia troppo limitativo.

Penso che viaggiare sia una delle massime forme di arricchimento della conoscenza, nel senso più ampio del termine. Fateci caso, le popolazioni che sono rimaste isolate per lunghi periodi di tempo, sono inesorabilmente rimaste indietro sotto quasi tutti i punti di vista. Il problema è che l’umanità si è da tempo abbandonata alla gara per il profitto, sostituendo la conoscenza con l’ignoranza, il rispetto con la prevaricazione.
Ci tengo a sottolineare che non ho nulla, ma proprio nulla, contro il viaggio per puro divertimento, per un po’ di relax, per staccare dalla routine e dai ritmi dell’attività lavorativa e dai litigi con il vicino di casa. Viaggi così ne ho fatti e spero che possiamo farne voi e io.
Ma in ogni caso, finché non si esce dal proprio paese si è come i pesci nell’acquario: per quanto sia bello, che ne sanno di quello che c’è fuori, cioè “il tutto”.
La mia filosofia.
Anni fa, su una guida di viaggi, trovai una frase che è un po’ forte, ma contiene del vero: “non si tratta solo di vivere, bisogna anche partire“. Io la penso così.
Lo so, viaggiare costa e andare lontano costa ancora di più. A volte si devono fare rinunce, magari alla casa dei propri sogni. Ma come dico sempre, quando tirerò le somme della mia vita, mi ricorderò dei luoghi dove sono stato e non di quanto è grande il mio soggiorno.
So bene che per molti è già una fatica soddisfare le esigenze primarie. Ma la verità è che spesso si può viaggiare anche con pochi soldi, basta accontentarsi, magari rinunciando all’ultimo modello di smartphone o a quel tipo di scarpe che se non ce l’hai come fai a presentarti in pubblico.
Il mio blog Vexplo segue questa filosofia. Per saperne di più sul target a cui si rivolge potete andare sulla pagina Blog.
Conclusione.
Se mi avete letto fino qui, senza mandarmi a quel paese, forse siete viaggiatori veri (reali o potenziali) e allora vi do il colpo di grazia.
Steve Jobs nel suo famoso “speech at Stanford” disse:
“Your time is limited, so don’t waste it living someone else’s life. Don’t be trapped by dogma — which is living with the results of other people’s thinking. Don’t let the noise of others’ opinions drown out your own inner voice. And most important, have the courage to follow your heart and intuition. They somehow already know what you truly want to become. Everything else is secondary.”
.. e concluse:
“ Stay Hungry. Stay Foolish.“
Per cui, seguendo un principio che vale in generale nella vita, se sentite il desiderio di viaggiare, allora semplicemente fate quello che potete per farlo e non fatevi condizionare dalle opinioni degli altri. L’opinione degli altri è solo il dogma della pubblicità e dei media, ovvero l’interesse dei pochi che ci guadagnano.