
Un percorso con Mount Rushmore, Crazy Horse Memorial e Devils Tower. Attraverso le magiche terre dei Sioux: le Black Hills.
Avete deciso di andare a Yellowstone, il famoso parco dei geyser, ma non come arrivarci? Questo è l’itinerario che vi propongo, per i motivi spiegati nell’articolo Come organizzare la visita del parco di Yellowstone. Vi suggerisco un itinerario che parte dall’aeroporto di Denver e offre tre tappe di tutto rilievo: Mount Rushmore, Crazy Horse Memorial e Devils Tower.
Cominciamo.
Ritirata l’auto, dirigetevi verso nord sulla scorrevole “25”. Passate il confine con il Wyoming e proseguite fino a dove vi è possibile, a seconda dell’ora di arrivo del vostro volo. Considerando che negli aeroporti si perde sempre un bel po’ di tempo, probabilmente vi andrà bene un punto intorno a Wheatland.
Per il pernottamento vanno bene i classici motel americani delle serie Super 8, Days Inn e altri. Semplici, con dotazioni base standardizzate e costi contenuti. Di solito si paga poco più per una camera più grande, come quando si viaggia con i figli. Spesso hanno la macchina del caffè e a volte anche il microonde.
Il mattino dopo proseguite fino a Orin e deviate a destra sulla 18-20. All’incrocio con la 85, girate verso nord su questa fino a Mule Creek Junction. Svoltate a destra sulla 18 ed entrate in Sud Dakota. Se preferite, potete proseguire fino a Newcastle e deviare verso est sulla 16.
Andare a Yellowstone: il Crazy Horse Memorial .
In entrambi i casi arriverete a Custer. Proseguite verso nord e, dopo poche miglia, arriverete al bivio per il Crazy Horse Memorial. Il monumento è in fase di realizzazione e richiederà un po’ di anni per il suo completamento. Troverete però esposto un modello che riproduce il risultato finale.


Nel centro troverete un negozio di souvenir di produzione locale, dove potrete acquistare un po’ di tutto, dai soliti oggetti tipici indiani, ai gioielli. Più interessante è il museo della cultura indiana. Aggiungerei che non si può venire in un luogo così significativo senza conoscere cosa ha portato a tutto questo.
Crazy Horse e la battaglia di Little Bighorn.
Le Black Hills sono le montagne considerate sacre dai nativi Sioux o (Lakota). Quando l’espansione dei bianche europei arrivò da queste parti, i territori dove i nativi erano soliti muoversi liberamente cominciarono a ridursi. Fra accordi più o meno chiari e violazioni di questi, si creò una situazione troppo precaria per durare a lungo.
Quando nel 1874 vi fu scoperto l’oro, la pressione dei bianchi non fu più controllabile. Dove c’è l’oro c’è il denaro e dove c’è questo diritti e valori umani vengono calpestati. Il governo americano di allora cercò di mantenere un certo rispetto delle regole, ma chi doveva rinunciare veramente e sottostare al volere altrui erano sempre loro: i nativi.
Alcuni di questi come Toro Seduto si rifiutavano di cedere le loro terre, anche se in cambio di denaro, che per loro significava ben poco. Cominciarono i contrasti, che presto si trasformarono in scontri. Fu la scusa per i federali per fare guerra ai nativi.
Ai Sioux e Cheyenne furono dati ultimatum impossibili da rispettare, proprio per avere la scusa per cacciarli con la forza. Ovviamente le preponderanti e meglio armate forze regolari non avrebbero potuto che avere la meglio. Ma il 25 giugno 1876, presso il torrente Little Bighorn (nell’attuale stato del Montana), una parte del famoso 7° Cavalleria comandata dal Tenete Colonnello Custer, trovatosi separato dal resto del reggimento, fu circondato e annientato dai guerrieri sioux di Cavallo Pazzo.
Pare che sia sopravvissuto solo il trombettiere Giovanni Martini, perché incaricato di portare ordini e pertanto assente al culmine della battaglia. Martini era un ex garibaldino che aveva combattuto anche in Italia e poi era stato naturalizzato americano.
Le conseguenze.
Come sempre il potente non può accettare che il più debole vinca e quindi i fatti che seguirono portarono alla totale sottomisione e umiliazione dei nativi americani, colpevoli di aver difeso le terre dove sono sempre stati. Chi si oppose venne massacrato senza tanti scrupoli. Lo stesso Cavallo Pazzo fu ucciso in circostanze mai chiarite, pur essendosi arreso, per salvare la propria gente, stremata dalla fame.
I film di Holywood per decenni hanno raccontato la favola dei bianchi buoni e dei pellerossa cattivi. Solo negli ultimi decenni si è cominciato a rimettere ciascuno nel ruolo che gli spetta. In questa direzione va il famoso film Balla coi Lupi. Dal mio punto di vista, sempre e comunque troppo tardi.
Andare a Yellowstone: Mount Rushmore National Memorial.
Nella prima metà del secolo scorso, a ribadire l’umiliazione dei nativi americani, venne decisa la realizzazione di quello che oggi è l’elemento principale del Mount Rushmore National Memorial. I volti dei presidenti George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln vennero scolpiti su un massicio roccioso proprio delle Black Hills, sacre per i Lakota.

Ancora una volta con inaccettabile ritardo, le autorità hanno deciso di cercare di compensare l’onta di quell’opera con la realizzione del Crazy Horse Memorial.
Per arrivare al Mount Rushmore National Memorial riprendete la strada precedente e proseguite per una quindicina di miglia. Non temete di saltarlo. Tutto è realizzato con tale imponenza che non c’è distrazione che tenga.
Il percorso pedonale che porta sotto al monumento è una glorificazione dell’Unione. Si superano in successione una serie di colonne che riportano il nome dei 50 stati, con l’indicazione dell’anno di adesione e le loro bandiere. Alla fine ci si trova nella grande terrazza dalla quale si può vedere bene il monumento.
Consiglio il percorso pedonale che si porta fino sotto le sculture e che consente di rendersi bene conto di come è realizzato. Per la cronaca, anche se l’opera è dello scultore americano Gutzon Borglum (terminata dal figlio), il principale scultore materiale pare sia stato l’italiano, naturalizzato americano, Luigi Del Bianco.
Seconda curiosità è il fatto che l’opera doveva proseguire verso la destra di George Washington, ma la eccessiva friabilità delle rocce obbligò a proseguire dalla parte opposta. In questa maniera i volti non si trovano all’estremità del massiccio, ma in posizione più arretrata.
Ovviamente nelle strutture adiacenti non manca nulla dei soliti ristoranti, fast food, negozi di souvenir ecc.
Andare a Yellowstone: Deadwood.
A questo punto potrete proseguire verso nord e fermarvi a dormire fra Spearfish e Sturgis. Io vi consiglio Deadwood, perché è una cittadina che potremmo definire una piccola Las Vegas. Infatti è conosciuta come la città del poker.
Inizialmente popolata dai cercatori d’oro, ha trovato slancio proprio dalla liberalizzazione del gioco d’azzardo. La strada principale mantiene un po’ l’aspetto da vecchio West e rende gradevole il soggiorno.
Per il pernottamento inutile spendere, per chi deve solo dormire e ripartire. Il Super 8 Deadwood è semplice e in centro. In camera c’è la solita macchinetta per il caffè. Personale disponibile.
Anche se avete poco tempo, fate comunque un giro almeno lungo la via principale, molto caratteristica. Potrete fermarvi a mangiare nei locali stile saloon, magari carne alla griglia, che mi è sembrata la preferita del luogo. Se invece volete risparmiare qualcosa o siete stanchi, entrate comunque, ordinate quello che vi interessa da portare in camera e nell’attesa fatevi una birra.
Ricordate che non potrete acquistare alcolici se non per consumarli nel locale. Se volete portarvi qualche birra in camera, fatevi indicare il negozio di liquori più vicino.
Andare a Yellowstone: Devils Tower.
Il giorno dopo dovrete percorrere le quasi 400 miglia che vi separano da Cody. Conviene fermarsi lì perché i pernottamenti all’interno del parco di Yellowstone costano di più, a parità di trattamento. Inutile quindi entrarci per dormire. Meglio entrare nel parco al mattino per sfruttare la giornata.
Inoltre durante il trasferimento c’è l’importante deviazione per la Devils Tower. Per andarci potete in alternativa, deviare subito sulla 24, oppure proseguire sulla 90 fino al bivio con la 14 e poi girare sulla 24 per un breve tratto. Non cambia molto. Io ho scelto la prima soluzione e ho trovato un ambiente molto tranquillo, in mezzo a boschi e montagne.
Riguardo a questa “torre”, direi che non ha senso non vederla, per chi transita da queste parti. Unica e spettacolare, mitizzata dal film Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, di Spielberg. Vista da vicino mantiene tutto il suo fascino.

Non dimenticatevi di percorrere il percorso pedonale che gira intorno alla formazione rocciosa. Oltre che, istruttivo, perché vi sono diversi cartelli che spiegano le cause geologiche che l’hanno creata, è anche gradevole. Vedrete sicuramente diversi animali, anche di grossa taglia, come i cervi.
A proposito di come si sia formata, vi sono diverse teorie, ma tutte ruotano intorno al fatto che si tratti di una colata simile a quelle che formano le classiche “canne d’organo”. In questo caso però potrebbe essere avvenuta nel sottosuolo, per risalita dal basso delle rocce fuse dal calore vulcanico. Successivamente l’erosione ha eliminato il friabile terreno circostante, lasciando la formazione in bella mostra di se.
Andare a Yellowstone: Cody.
Ripreso il percorso per Yellostone, conviene fermarsi una notte a Cody, per quanto detto sopra. Qui vi consiglio di fermarvi all’AmericInn Cody. Semplice, ma pulito, ordinato, confortevole, ampio parcheggio sulla strada principale, staff disponibile. Se viaggiate in gruppo, ci sono anche camere con tre letti doppi.
Per una rapida cena, mezzo miglio verso il centro di Cody, c’è Pizza Hut. Di solito le pizze sono decenti, si spende poco e non si perde tempo. Ricordatevi che la pizza in America non si prende scegliendone una a testa, ma una grande da dividere. Al solito la “Pepperoni” non è “ai peperoni“, ma con uno strato di salame piccante.
La mattina dopo sarete vicini all’ingresso di Yellowstone.
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